Di giorno riuscivo a controllare le mie paure, ma di notte prendevano il sopravvento.
Urlavo nel sonno, mi dibattevo.
A volte Tere scendeva dal letto per svegliarmi, a volte Mercedes, la tizia nuova, si metteva a urlare che così non si poteva continuare, che lei doveva dormire 8 ore al giorno.
A volte era Alicia a calmarmi, entrava dentro la cella e mi accarezzava piano il viso finché non mi calmavo.
Delle volte era rimasta a parlare con me fino all'alba, mi aveva raccontato che da piccola soffriva di balbuzie e il padre l'aveva obbligata a leggere libri ad alta voce per anni, a lei e sua sorella , e se non lo faceva, le prendeva.
Per paura, non aveva più smesso di leggere.
Io le raccontai che per anni avevo portato l'apparecchio, rise di gusto.
Più stava con me, più desideravo che non andasse da nessun'altra parte.
Spesso mi addormentavo con il libro di Zulema tra le mani, lo stringevo al petto e mi rimaneva vicino fino al risveglio.
Quando la luce del mattino attraversava la piccola finestra, io spesso ero sveglia a rigirarmi nel letto. Le notti sono lunghe, in carcere.
Non so se qualcuna delle mie compagne riusciva a dormire tutta la notte, ma a me era sempre risultato difficile ed ora lo era ancora di più.
A volte sentivo il mio cuore rimbombare nel silenzio sinistro dei corridoi.
Spesso mi svegliavo così tante volte che decidevo di alzarmi e arrampicarmi sulla scrivania, pur essendo consapevole che bastava guardarla per capire che non avrebbe retto a lungo il mio peso prima di rompersi gettandomi a terra.
Mi arrampicavo incurante della possibile caduta e guardavo dalla piccola finestra la notte diventare giorno. Non potevo vedere l'alba, questo no, ma potevo vedere il cielo perdere il suo colore lentamente, fino a diventare di un rassicurante azzurro.
Poi tornavo a letto, non volevo che Alicia mi trovasse sveglia e si preoccupasse per me.
Un'altra notte insonne era passata.
Dopo essermi lavata andai in mensa per la colazione. Saray e Riccia litigarono su quale film proporre per quella settimana in sala cinema e io finsi di appoggiare la Riccia, anche se non stavo ascoltando nessuna delle due.
MI guardavo intorno e l'unica cosa che pensavo era che avrei voluto essere in un posto più silenzioso. Più silenzioso e con un odore migliore.
Così, quando le altre andarono in cortile, io decisi di tornare in cella per riposare.
Riccia cercò di convincermi ad andare con loro, ma avevo bisogno di stare sola.
Mi sdraiai sul letto, presi il libro e iniziai a leggerlo. Per un attimo fui in pace, finchè non sentii dei passi avvicinarsi alla cella. Mi alzai di scatto, spaventata, ma mi calmai subito quando vidi che ad entrare fu Alicia.
Aveva il volto stanco, come se non avesse dormito neanche lei.
«Perchè sei qui?» Sapevo che la mattina tornava a casa a dormire.
«Un paio di ragazze di Akame sono uscite dall'isolamento»
Era preoccupata per me, perciò era tornata indietro. La guardai sorpresa.
Akame ora aveva riunito il suo gruppo di aspiranti omicide ed era più forte che mai.
Questo pensiero mi fece rabbrividire.
Vidi Alicia avvicinarsi a me. Si guardò intorno, controllando che non ci fosse nessuno, poi si sedette al mio fianco. Avvicinò la sua mano al mio viso, poi mi accarezzò la guancia.
Aveva un tocco leggero, come se avesse paura di rompermi in mille pezzi.
Mi guardava negli occhi e riusciva a leggere il terrore che stavo provando.
Non parlò, ma io capivo.
Le dispiaceva, ma lei era lì per proteggermi, non avrebbe lasciato che qualcuno mi facesse del male, ci avrebbe provato con le unghie e con i denti.
La guardai bene, da vicino, e mi resi conto di quanto fosse bella. Aveva gli occhi più belli che avessi mai visto, mi ci perdevo.
Accennò un sorriso, poi si morse le labbra.
Mi prese la mano e la baciò, nel farlo mi guardò dritta negli occhi e il suo sguardo mi fece sentire come se stessi ardendo tra le fiamme del più bell'inferno.
Cominciai a tremare e un brivido mi percorse la schiena.
Volevo essere sua. Cercai di scacciare via quel pensiero, ma aveva preso possesso di ogni angolo della mia mente, da tanto tempo ormai.
Avvicinai il mio viso al suo, così vicino da confondere i respiri.
«Non dovremmo farlo» sussurrò, poi mi baciò.
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Amabili resti
FanfictionDue sorelle, separate dal loro passato, s'innamorano della stessa ragazza, di nuovo. Se Alicia è un dono, Zulema è la condanna. Macarena si ritroverà contesa fra Luce e Buio. Dal testo: «Smettila di fare la signorina del cazzo e smettila con questi...