Parte 3

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   I corridoi di pietra si susseguivano sempre più rapidamente, la luce spirava abbracciando l'oscurità. E finalmente eccola, la stanza più isolata del palazzo. La stanza di Nico. Entrai senza esitare, sapevo cosa mi aspettava dietro quella porta. La camera era letteralmente inghiottita dall'oscurità. Al centro si ergeva un buco nero di dimensioni anormali. Non che avessi mai visto un buco nero, ma quello sembrava espandersi e restringersi in continuazione. Mi addentrai ancora, senza far caso ai vetri e alle schegge che creavano una sorta di tappeto. Probabilmente in quel momento osai troppo, lo sentii, ma la forza che mi portava a continuare sovrastava la ragione. Al centro della scura massa notai una figura. Un ragazzo alto e magro, la pelle quasi invisibile per quanto chiara, occhi sprigionanti morte, capelli neri come una rosa intinta nell'inchiostro. La stessa sensazione che mi aveva costretto ad avanzare fino a pochi secondi prima, ora mi impediva di muovermi. La sagoma si avvicinò verso di me, quasi gattonando. I vestiti strappati gli lasciavano scoperta la schiena, dove la spina dorsale sembrava voler aprire il sottile strato di pelle che rimaneva e scaraventarsi verso di me. I lunghi e unti capelli gli coprivano quasi completamente il viso, compresi gli zigomi talmente marcati da farlo sembrare uno scheletro. <<Non tocca a te. Non può toccare a te>> disse, con voce soffocata. Poi continuò <<Vattene!>>. Quell'urlo si espanse per tutto il castello. Non mi mossi, non tremai, per qualche strano motivo non ebbi paura. Mi accorsi solo allora che il buco nero si ingrandiva più velocemente, se avesse continuato così avrebbe presto ingoiato tutte le mura. Ma rimasi lì. Il ragazzo mi guardò negli occhi <<Ti prego, non è ancora giunta la tua ora. Lascia le cose come stanno e tutto andrà bene...tutto andrà bene>>. Avrei riconosciuto quei diamanti morenti tra un'infinità di copie. Per questo negli ultimi anni lo avevo soprannominato Il Diamante Nero. Perché era così, una pietra preziosa colma di bellezza ma che cela milioni di segreti, silenziosa ma può comunicare le frasi migliori. È così che lo vedevo. Non un mostro al quale sparare a vista, non un emarginato della società con problemi sociali, ma un gioiello da ammirare e custodire. <<Ti prego! Ti scongiuro, Will!>> urlava come un dannato, quel suo fare possessivo mi spaventava a morte. <<Via!>>. Fui investito da un'ondata improvvisa di oscurità. Mi sentii annegare, una mano mi prese per il collo. Sentii il mio ultimo respiro scappare tra le mie labbra. Davanti a me comparve uno strano specchio. Quando lo vidi non credetti ai miei occhi. Vi era riflessa una copia di me. Mi vidi crescere, fin dai miei primi anni di vita. Il susseguirsi di scene si fermò mostrando il mio riflesso attuale. La pelle si schiarì fino a diventare come un blocco di ghiaccio coperto di neve. I riccioli dorati appassirono come girasoli in inverno. Gli occhi azzurri si spensero diventando grigi come cenere. In pochi secondi mi vidi diventare uno scheletro senza vita. Dalla bocca uscì una sfera di luce, che si spense velocemente appena lasciò il corpo del suo ospite. Non ricordo molto altro di quel momento, solo che sentii il mio cuore fermarsi e che svenni.

<<Will, ti prego, non lasciarmi proprio ora!>> la voce straziata di un ragazzo mi riportò alla realtà. Era ben vestito, i ricci capelli neri tagliati corti, gli occhi luccicanti per la paura. <<Ciao, Raggio di Sole>> lo tranquillizzai con un sorriso ebete stampato sul viso. Il mio Diamante Nero, il mio Raggio di Sole era arrivato appena i tempo per soccorrermi. <<Will, tutto bene? Ma che domande, certo che non stai bene! Cosa diavolo è successo?>> la voce che mi aveva accompagnato per tutta la vita attirò la mia attenzione. Con i lunghi capelli castani le incorniciavano il viso segnato dalle lacrime, gli occhi verdi come smeraldi sovrastati da quei dolci spiragli di paura liquida, le labbra ancora tremanti per lo spavento. I fratelli Di Angelo finalmente riuniti. <<Che bello vedervi finalmente insieme, ragazzi>> dissi con la poca voce che riuscii a trovare. <<Ma cosa dici? Siamo inseparabili. Noi tre contro il mondo, ricordi?>> Nico sembrò non riconoscermi, come se avessimo passato insieme ogni attimo della nostra vita. <<Noi...tre?>> una fitta mi prese lo stomaco, facendomi piegare in avanti per il dolore. Loro sembrarono quasi non farci caso. <<Sì, noi tre. Quanti dovremmo essere secondo te?>> continuò Lou, guardandomi preoccupata. <<Stavo scherzando, ovvio che siamo solo noi tre>> conclusi io chiedendogli di uscire dalla stanza. Possibile che non ricordassero Bianca? Possibile che fosse stata tutta opera della mi immaginazione? D'altronde avevo sempre voluto una sorella. Ma allora perché pensare che fosse morta? Pensai che la testa mi esplodesse da un momento all'altro, riversando tutti quei pensieri in una pozza di un denso liquido rosso. Ero in una stanza bianca, su uno strano letto-barella. Avevo un tubo conficcato nel braccio, nel quale scorreva uno strano liquido. Non era il mio castello. Al posto dei miei soliti vestiti indossavo uno strano completo bianco a piccoli pois azzurri. Sperai che fosse solo un brutto incubo e mi ricacciai sotto le coperte. Mi addormentai appena chiusi gli occhi.

Il Diamante NeroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora