Speciale 20k letture

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"...e quindi mi ha dato uno schiaffo."
Il racconto di Will era così avvincente che decise di concluderlo con una lunghissima serie di piccoli e teneri baci per enfatizzare il dramma (o sdrammatizzarlo, a seconda dei punti di vista).
Quel pomeriggio si era presentato alla porta della cabina del suo ragazzo in condizioni pietose: maglietta sgualcita, jeans sporchi, capelli scompigliati...
Quello che sicuramente era saltato di più all'occhio vigile del moro era la guancia arrossata e leggermente gonfia che gli sfigurava il volto raggiante.
Si era guadagnato uno schiaffone, sì, e non solo quello da quanto poteva vedere.
"L'hai provocata. Sei stato stupido. Ti avrei preso a schiaffi anch'io."
A quanto pare il motivo fu un semplice battibecco con una figlia di Efesto.
Nulla di eclatante, doveva ammetterlo, ma come si poteva sfuggire alla furia di un'entità del genere?
Era noto come le semidee figlie di quel dio avessero un carattere simile in tutto e per tutto a quello del padre.
Farle innervosire non era mai la scelta migliore da prendere, specialmente se in prossimità di uno dei loro aggeggi potenzialmente letali e dalla dubbia funzionalità.
La ragazza in questione, fortunatamente, non ne aveva uno a portata di mano in quel momento, per questo il biondo se l'era cavata con una sberla e qualche spintone.
"Traditore."
Lo ammonì questo, aspettandosi ironicamente che il minore fosse d'accordo con lui.
Aveva raccontato la novella con così tanto entusiasmo che non si era accorto di aver sovrastato Nico con il suo corpo -in parte preso dall'enfasi del momento, in parte imitando la "furiosa" lotta con la semidea, vittimizzandosi forse in cerca di un minimo di attenzioni in più-.
Essendo entrambi sdraiati sul letto scuro del moro, non fu difficile per Will intrecciare le gambe con le sue in un groviglio scomposto, e infilare furtivamente una mano sotto la sua schiena, nonostante la distrazione del racconto.
Il tutto, come detto, accompagnato da un'infinità di piccoli baci a stampo sulle labbra, quasi a non voler farlo parlare.

Nonostante il caratterino del figlio di Ade, non si poteva di certo dire che a quei due mancassero interazioni affettuose del genere.
Al contrario: contro ogni previsione, Nico aveva iniziato quasi subito a lasciarsi andare, accogliendo di buon grado ogni forma di attenzione che il suo ragazzo gli dedicava.
Non lo ammetteva spesso, ma adorava quando gli prendeva la mano gelida per riscaldarla in una delle sue tasche; quando gli faceva l'occhiolino da lontano durante gli addestramenti, come a voler flirtare con qualcuno già totalmente pazzo di lui; o quando decideva di rapirlo in pieno giorno, per portarlo in un posto appartato e riempirlo di baci.
Amava perfino alla follia quando il biondo lo abbracciava così intensamente da sollevarlo da terra.
Gli ripeteva sempre di metterlo giù, ma il suo tono scocciato non era mai coerente con i suoi gesti, per questo Will fingeva di non ascoltarlo.
"Te lo ripeto un'ultima volta: rimettimi a terra. E non sollevarmi più." intimava con tono minaccioso e le braccia attorno al suo collo, mentre piegava inconsciamente le gambe, quasi a volersi arrampicare.
Era come se entrambi bramassero continuamente il contatto dell'altro, con la piccola differenza che a Nico non piaceva particolarmente esplicitare questo suo bisogno.

Will, come detto, quel pomeriggio si era recato alla cabina 13 con una storiella avvincente da raccontare.
Non era complicato inquadrare chi fosse il più loquace della coppia, ed era sempre lui a tirar fuori argomenti interessanti.
Era anche vero però che stranamente era anche sempre il primo ad interrompere le conversazioni.
Una volta conclusi i suoi infiniti monologhi, aspettava che il moro incominciasse a parlare prima di appropriarsi del suo corpo e riempirlo di dolci effusioni.
In quell'occasione aveva deciso di tempestarlo di brevi baci sulle labbra, azione che non rendeva affatto la vita facile al ragazzo sotto di lui che tentava solo di ribattere alle sue lamentele.
Ma altri giorni, spesso, mentre fissava la bocca di Nico aprirsi e far uscire le parole, si intratteneva con i suoi bellissimi capelli -passandoseli tra le dita o inventando delle nuove acconciature, che era puntualmente costretto a distruggere prima che l'altro se ne accorgesse-.
Gli piaceva terribilmente.
In maniera esagerata.
E in egual modo gli piaceva il privilegio di essere l'unico a poterlo toccare in quel modo.
C'era voluto un po', non troppo, ma finalmente poteva notare con piacere che il figlio degli Inferi non trasaliva più sotto le sue labbra, o che non provava più a respingerlo se si avvicinava esageratamente.
Al contrario, era lì con lui.
Sul suo letto.
Avvinghiati come un gomitolo di lana.
Che parlava come se il biondo non lo stesse importunando con del contatto fisico decisamente superfluo.
"Anch'io oggi ho litigato con qualcuno. Quel Kevin figlio di Ermes, non so se ricordi..." provava a dire tra uno schiocco e l'altro, guadagnandosi un 'mh-mh' interessato in risposta.
Gli avrebbe voluto dimostrare che lo stava ascoltando (non si sarebbe mai permesso di ignorarlo), ma le sue labbra non erano screpolate come al solito, al contrario: erano così morbide che sembrava quasi stesse coccolando un'altra persona.
Eppure il sapore era il suo, ne era certo.
E quello che aveva intrappolato sotto il suo corpo e che parlava animatamente della sua giornata, con lo sguardo puntato verso il soffitto per ricordare i dettagli e le braccia strette sulle sue spalle, era Nico di Angelo.
Il figlio del Dio dei morti, che di "morto" ormai aveva solo il colore della stanza da letto.
Il ragazzo che aveva ripreso a mangiare normalmente -perché glie l'aveva detto lui- e che aveva preso l'abitudine di andare a dormire presto per recuperare le ore di sonno perse (con non pochi sforzi).
Quel suo compagno semidio che era capitato in un ospedale psichiatrico per colpa di un terribile malinteso, e che l'aveva fatto innamorare perdutamente.

Era sempre lui, ma più vecchio di qualche mese.
Più forte.
Se possibile anche più bello.

"Nico..." lo interruppe poco dopo "Ti amo."
Il minore abbassò gli occhi sulla sua chioma bionda, che una volta finito di sbaciucchiarlo si era posata pigramente sul suo petto.
"Anch'io ti amo." mormorò con l'accenno di un sogghigno, sentendo qualcosa scaldarsi a livello del cuore, proprio sotto al viso di Will.
"Comunque, stavo dicendo..."

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Domanda: se dipingo Will e Nico come due incurabili sottoni, vuol dire che lo sono anch'io?

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𝐍𝐨 𝐖𝐚𝐲 𝐎𝐮𝐭 ||𝐒𝐨𝐥𝐚𝐧𝐠𝐞𝐥𝐨||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora