Speciale 10k letture

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Certo, Nico sapeva bene di non aver dormito abbastanza quella notte.
Era anche pienamente consapevole di aver a malapena la forza di alzare le braccia.
Ma mai si sarebbe aspettato di cadere a terra come un sacco di patate proprio durante l'addestramento con la spada.
Sta di fatto che probabilmente chi gli stava intorno era ancora parecchio allertato da quello che accadde circa un mese prima all'ospedale psichiatrico, perchè nessuno sembrò particolarmente sorpreso da quel calo di forze improvviso.
Infatti non appena il moro toccò terra, oltre ad uno strano ed insistente dolore alla schiena, percepì due mani calde posarsi una sulle sue spalle e una sotto le sue ginocchia, sollevandolo e incamminandosi verso quella che da lì sopra sembrava una meta ben studiata.

Non sapeva precisamente quanto tempo era rimasto incosciente, quando si svegliò.
Aprì gli occhi con una lentezza disarmante, richiudendoli immediatamente dopo, spalancando la bocca in un silenzioso sbadiglio.
Si guardò intorno.
Riconobbe il luogo.
Ovviamente, l'odore era inconfondibile.
I raggi del sole battevano tra le mura in legno dell'edificio come se esso fosse proprio al suo interno.
Entrava così tanta luce da quelle enormi finestre che Nico si meravigliò perfino di essere riuscito a dormire.
"Buongiorno, Di Angelo." pronunciò una voce conosciuta accanto al lettino, con un tono che non prometteva niente di buono.
"Sì, 'giorno. Ehm... Che è successo?" chiese il moro, fingendo di non ricordare nulla, forse sperando di ricevere un trattamento migliore.
Ma sfortunatamente il figlio d'Apollo in questione lo aveva osservato fin troppo a lungo nei mesi precedenti per cascarci.
Oramai era come se lo conoscesse da anni.
Ed effettivamente, dal canto suo, Nico Di Angelo fu una presenza nota fin dal suo arrivo al Campo.
"Questo dovrei chiedertelo io, tu che dici?"
Incrociò le braccia al petto, cosa che mise al minore non meno angoscia di un eventuale combattimento corpo a corpo con un gigante.

Perché ho l'impressione di essere l'unico in pericolo di vita qui dentro?

"Io non-"
"Quante ore hai dormito questa notte?" lo bloccò il biondo, interrompendo la sua risposta.
L'altro deglutì, iniziando a fare mentalmente il conto.

Due ore... Ma non posso assolutamente farglielo capire.

"Che importanza ha? Non può di certo essere questo il problema!" esclamò, distogliendo lo sguardo.
Will allungò un braccio verso di lui, puntandogli l'indice contro la tempia.
"Te lo dico io quante: poche. Troppo poche. Tre o quattro ore al massimo, e sto esagerando. E lo sai perché? Perché sei un cretino, ecco perché!"
Finì di parlare, facendo ricadere entrambe le braccia lungo i fianchi e alzandosi dalla sedia dove era rimasto seduto fino al risveglio del suo ragazzo.
Nico lo guardò voltarsi e prendere tra le mani un vassoio, un piatto e un bicchiere, ordinatamente disposti su uno degli scaffali della credenza lì di fianco.
Glieli adagiò sulle gambe lentamente, facendo in modo che non cadessero per una folata di vento o altro.
"Almeno mangia qualcosa..." disse, guardando comparire in silenzio cibo tutt'altro che salutare.
Ma per lo meno era sicuro lo avrebbe mangiato.

Il figlio di Ade iniziò il suo pasto e l'altro ne approfittò per rimettersi a sedere.
Guardò il ragazzo per tutto il tempo nascondendo leggeri sorrisetti, troppo arrabbiato per fargli capire che sotto sotto era felice si fosse svegliato, "rubandogli" di tanto in tanto pezzi di panino o sorsi di bibita.
Una volta finito ripose il vassoio sulla mensola, leggermente distante dagli altri, e si girò verso il moro.
Lui lo guardò a sua volta, titubante.
Non riusciva a capire se fosse arrabbiato o no.
Il suo sguardo lo confondeva.
Ma non ne fece un dramma (sapeva che non avrebbe resistito a lungo) e con un cenno del capo lo incitò ad avvicinarsi di nuovo.
Un leggero sospiro e il figlio d'Apollo si decise a sedersi sul lettino, abbassando lo sguardo.
Non riusciva a non essere preoccupato, ma preferiva non darlo a vedere: non aveva intenzione di passare per il ragazzo apprensivo.
Non voleva mettergli la minima fretta, ma tanto meno lasciarlo in quelle condizioni.
La sua salute era ormai diventato un chiodo fisso per lui.

Alzò lo sguardo per un attimo, incontrando gli occhi scuri e profondi di Nico scrutarlo attentamente.
"Hey, Will..." chiamò, chinando la testa di lato.
Spostò le iridi chiare su quelle del moro temendo avesse bisogno di qualcosa, ma non fece in tempo a domandarglielo che il minore lo avvolse con le braccia e lo trascinò con se, facendolo ricadere sul materasso.
I loro sguardi si incrociarono di nuovo, fondendosi come ad ogni occhiata.
"...Will, sto bene. Smettila di preoccuparti, ok?"
"Come posso sme-" lo baciò.
Le sue paranoie lo stavano innervosendo.
Nico aveva paura si potesse ammalare anche lui.
E poi come avrebbero fatto?
Non era lui il medico dei due, non avrebbe potuto aiutarlo in nessun modo.
E lui odiava sentirsi impotente.
"Sta' zitto e fidati di me." disse dopo essersi staccato dalle labbra dell'altro.
Il biondo sorrise, mentre la sua mano andò lentamente a posarsi sulla sua testa, come attratta dai suoi capelli morbidi.
"Ci proverò." rispose, passandogli un braccio intorno alla vita.
"Ma non ti prometto niente." aggiunse a bassa voce chiudendo immediatamente gli occhi, sperando di scampare ai lamenti del ragazzo tra le sue braccia, che per la vicinanza aveva sentito ogni parola ed era pronto a ribattere.
Come suo solito.

Ciao bellissimi!
Sono arrivata (finalmente oserei dire) con lo speciale delle 10.000 letture.
Questo mini capitolo è quindi per ringraziarvi di cuore per il traguardo che, nonostante tutti i dubbi e le insicurezze che avevo e che tutt'ora ho su questa storia, mi avete fatto raggiungere.
È veramente un grande e bellissimo regalo per me.
Grazie di tutto, davvero.
Questo però, non vuol dire assolutamente che abbandonerò questa Solangelo al suo triste destino.
In futuro arriveranno altri speciali (puntuali se il Fato me lo permette).
Vi amo.
Grazie.
Amen.

𝐍𝐨 𝐖𝐚𝐲 𝐎𝐮𝐭 ||𝐒𝐨𝐥𝐚𝐧𝐠𝐞𝐥𝐨||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora