-Buongiorno, Nico! Dormito bene oggi?-
Annuisco col capo, coprendo uno sbadiglio con la mano.
Mi stiracchio un po' le gambe e le braccia, ancora inutilizzabili, assumendo una posizione simile a quella dei gatti appena svegli e, ignorando completamente Caroline che mi aspetta sulla porta, mi guardo attorno, confuso.
Lei probabilmente lo nota, perchè prima che possa anche solo aprir bocca, risponde alla mia muta domanda.
-Ieri sera ti sei addormentato per terra, così ho chiamato Ben che mi ha aiutato ad appoggiarti sul letto. Non ho avuto il coraggio di svegliarti per la cena: mi sembravi così sereno che ho deciso di lasciarti dormire per una volta... ma... a proposito, perchè stavi dormendo sul pavimento?-
Le sue parole sono così veloci che mi ci vuole qualche secondo per elaborare tutto il discorso.
Osservo il punto dove mi sono lasciato andare ieri.
Ripenso a quella sensazione, ai ricordi che riaffioravano, al come le due cose possano essere collegate e non mi ci vuole molto a capirlo, ora che sono completamente lucido.
Le mani formicolanti...
Il dolore agli occhi...
I brividi...
I ricordi del campo...
Stavo per viaggiare nell'ombra, senza averne l'intenzione.
Il mio desiderio di fuggire era talmente forte in quel momento che è stato un miracolo che sia stato capace di trattenermi.
Volevo scappare, sì, e lo voglio anche ora, ma non così tanto da permettere al mio istinto di prendere il sopravvento sulla mia parte razionale.
Probabilmente ero troppo sconvolto per quello che mi ha detto il ragazzo.
I pezzi si sono mezzi insieme troppo velocemente.
Chi se lo sarebbe aspettato: quel biondo ossigenato dallo sguardo diffidente è un figlio d'Apollo.
Spero vivamente che quella testa bacata di Amalia non lo sia venuta a sapere, altrimenti tutti i miei sforzi di nascondere la mia identità sarebbero inutili.
Caroline mi sfiora la spalla, dandomi dei colpetti con la punta del dito, cercando di attirare la mia attenzione.
Cerco di ignorarla, assottigliando gli occhi a due fessure e continuando a pensare ai fatti miei, ma si sà, con Caroline Davis la pace non è mai duratura.
-Nico Di Angelo, sei tra noi?- mi chiede, agitandomi velocemente una mano aperta a pochi centimetri dagli occhi.
-Non mi hai risposto! Cosa ci facevi lì a terra?-
Mi giro verso di lei, alzando le iridi buie verso il regno di Zeus (il cielo, se non si era capito), senza farglielo notare.
-Pensavo, credo... ehm, sì, stavo solo pensando.-
Lei mi guarda storto, con un sopracciglio alzato e le braccia incrociate sotto al petto, mentre io riesco a scendere miracolosamente dal letto da solo, per poi cominciare una guerra sanguinosa contro quelle ciabatte di plastica bucherellata che mi danno tanto sui nervi.
Il problema è che sfortunatamente loro sono molto più svelte di me e riescono a sgattaiolare via senza problemi da sotto i miei piedi.
Stringo i denti, imprecando silenziosamente e dopo un paio di tentativi in più del previsto, riesco finalmente ad infilare la prima.
Sospiro, ricordandomi di non essere solo nella stanza.
Volto la testa verso l'intruso, continuando a tastare il pavimento col piede scalzo.
Caroline si porta una mano alla bocca, per coprire una risata e si avvicina a me, con un sorrisetto di scherno stampato sul viso.
Le lancio un'occhiataccia, ma il suo sguardo non intende spegnersi.
Sapendo che anche solo abbassarmi leggermente per me vuol dire "caduta certa", mi avvicina l'insulso pezzo di plastica, tenendomelo fermo col piede.
La ringrazio mentalmente, riuscendo con finta indifferenza nella mia impresa.
Chissà se Rachel l'aveva prevista con un'altra profezia...
Una cosa del tipo:
Il figlio della Morte
un'impresa compierà
E con l'aiuto di un'infermeria
la ciabatta infilerà
...se viene detta con la giusta intonazione non suona neanche troppo ridicola.
Ci incamminiamo verso la mensa.
Anche oggi, come gli altri giorni, tenterò di mandare giù qualcosa, anche se, dopo quello che sono venuto a scoprire ieri, non ne ho molta voglia.
Non ho idea del perchè, nonostante io mi sforzi di mangiare, le mie gambe si dimostrino sempre più tremolanti e la mia forza si dimezzi ad ogni passo.
Non mangiavo tanto neanche prima, infatti non ho fame e non credo sia questo il motivo scatenante della mia debolezza.
Forse contribuisce, sì, ma c'è sicuramente dell'altro.
Quando ci fermiamo alzo la testa di scatto, ritrovandomi davanti alla faccia, due occhi verde acceso, contornati da una chioma corta e scompigliata di capelli rosa.
-Nico?-
Alzo agli occhi al cielo, vedendo come ha gonfiato le guance al mio arrivo.
Di solito è un segnale chiaro: sta per arrivare la ramanzina.
-Nico, hai mangiato in questi giorni? Caroline, l'hai fatto mangiare? Sembra sempre più magro!-
Mi afferra un braccio, cominciando ad esaminarlo punzecchiandolo col dito.
Io cerco di ritirarmi, ma la sua presa sul polso diventa sempre più salda e il suo sguardo sempre più corrucciato.
Chissà quali spaventosi film mentali si sta facendo per avere quell'espressione...
L'infermiera le sorride dolcemente, scostando lentamente le Mani di Emily dal mio braccio, con ancora il segno delle dita ben evidente sulla pelle cadaverica.
-Bhe, ultimamente sta mangiando un po' di più, certo, ma hai ragione a dire che non è sufficiente, Amalia. Cercheremo di farlo rimettere in sesto, un passo alla volta. Però devi darmi una mano.-
Le fa l'occhiolino, che viene ricambiato dalla ragazza con un ghigno.
Un ghigno che mi sa tanto di guai.
Mi siedo al mio solito tavolo, con i due compagni depressi, attendendo la misera tazza di latte e cereali, che, naturalmente, non tarda ad arrivare.
Prendo il cucchiaio in mano.
Osservo la ciotola.
No, non ho proprio fame.
Comincio ad intingere la posata nel liquido bianco, scostando i cereali che galleggiano sulla superficie e facendoli girare, come in una disordinata danza, aspettando l'ispirazione.
Una voce femminile giunge alle mie orecchie, quasi in un sussurro, molto più gradevole di quella acuta e squillante della ragazza dalle due personalità.
-Non hai fame?-
Mi volto verso la fonte, ritrovandomi faccia a faccia con un ciuffo di capelli corvini, simili ai miei, ma molto più lunghi.
La ragazza osserva fisso il mio cucchiaio fare avanti e indietro col suo unico occhio scoperto, di un blu profondo, molto più scuro rispetto a quelli di Jason.
Ma nonostante la sua espressione risulti calma e rilassata, le sue iridi dimostrano l'esatto contrario.
-Si vede così tanto?- rispondo, rimanendo indifferente.
Lei alza le spalle.
-Bhe, un po'... ma è normale, credo.-
Annuisco, ritornando a guardare svogliato la tazza, ormai piena di brodaglia.
Dopo pochi secondi un'altra voce si unisce alla conversazione.
-Ci credo che è normale.-
Alzo lo sguardo.
Il ragazzo davanti a me ricambia l'occhiata, con un espressione infastidita, ma non nei miei confronti.
Non so come l'ho capito, ma il mio corpo ha agito d'istinto: non gli ho tirato un pugno, semplicemente perchè ho capito che. lui non ce l'ha con me.
-Qui mangiano solo quelli completamente andati.- continua.
-Le persone con un minimo di cervello non vivono in questo posto... Semplicemente non ci riescono!-
Mi volto verso il tavolo di Amalia e, vedendo con che velocità è riuscita a finire i suoi cereali, non posso far altro che annuire.
-Bhe, forse non tutti sono uguali...- si corregge, guardando nella mia stessa direzione.
Mi volto lentamente verso di lui, sconvolto.
Probabilmente ho assunto anche una strana espressione, ma lui non sembra badare molto a me... almeno non quanto la ragazza, che annuisce, quasi mi leggesse nel pensiero.
-T-ti piace Amalia?-
Lui abbassa lo sguardo, coprendosi completamente gli occhi con la frangia castana, rispondendo silenziosamente alla mia domanda.
Non è mai di molte parole, neanch'io in realtà, ma oggi stranamente mi sono svegliato di buon umore, quindi ho tutta l'intenzione di farlo parlare.
Decido di aspettare qualche secondo.
E decido anche che il suo cappello, in qualche modo, un giorno, riuscirà ad essere mio.
E si sa che quando un Di Angelo decide una cosa è legge.
-Mh... ho capito.- affermo con tono calmo.
Lui alza il capo allarmato.
-Cosa? Cosa hai capito?-
Tiro fuori tutta la secchionaggine che non ho e comincio a spiegare a paroloni tutto quello che la mia mente contorta ha elaborato in pochi decimi di secondo.
-Il tuo "abbassare la testa e stare in silenzio" è esattamente come se mi avessi risposto chiaro e tondo di amarla.-
-M-ma io n-non la amo!- risponde lui, totalmente in preda al panico, con le guance arrossate.
Io mi giro verso la ragazza e lei mi guarda con sguardo complice, con un sorrisetto quasi accennato e il sopracciglio scoperto alzato.
Ora che ci penso non li ho mai visti così energici.
Di solito sono apatici, hanno la vitalità sotto i calzini e la reattività di un bradipo, ma oggi sembrano del tutto diversi... quasi simpatici... quasi.
Probabilmente stanno per essere dimessi.
Che invidia.
-Bhe...- ricomincia lui -forse, un po' può piacermi. Leggermente.-
Leggo la sua espressione e i suoi occhi, di nuovo puntati verso la ragazza dai capelli rosa confetto.
Sembra essersi arreso senza neanche provarci, consapevole della loro diversità ed ignorando le similitudini ed è una cosa che veramente non sopporto.
Mi volto anch'io.
Emily ci sta osservando, le labbra increspate in un mezzo sorriso, che si allarga non appena nota che tutti e tre siamo girati verso di lei, per poi tornare seria.
Inarca le sopracciglia e mima con la bocca un "Che c'è?" scattando verso l'alto col capo.
Liquido la domanda con un gesto della mano e faccio per darle le spalle, ma un leggero suono questa volta riesce ad arrivare alle mie orecchie, in mezzo a tutto quel baccano.
-Stai mangiando, Nico Di Angelo?!?!-
Alzo gli occhi al cielo, annuendo svogliato e, finalmente, mi giro verso il tavolo, ignorando le sue raccomandazioni e i lamenti del suo alter-ego.
La mora lancia un'occhiata al compagno, per poi prendere la parola, appoggiando una guancia sul pugno chiuso.
-Anche tu sembri molto in sintonia con lei.- dice con tono piatto.
Io assumo una finta espressione pensierosa, appoggiando l'indice e il pollice della mano sotto al mento.
-Mmmh... No, sintonia non è la parola giusta. Diciamo che ho cominciato a parlare con lei solo perchè mi sembrava abbastanza normale, ma col passare dei giorni ho capito che anch'io faccio degli sbagli a volte.-
La vedo abbassare il capo ed accennare un minuscolo sorriso su un solo angolo delle labbra.
Io non ricambio.
Ripenso a quello che ho detto.
La giornata è appena iniziata ed io sono già riuscito a mutare radicalmente umore due volte.
Infatti non mi fa ridere, anzi.
Non che abbia la risata facile io, ma ora come ora, al contrario di qualche secondo fa, sento solo un peso di 50 chili che mi preme sul petto, bloccandomi i polmoni, aumentando la velocità del cuore e facendomi pulsare la testa.
Ed è male...
Molto male.
Per un Semidio questi sono segnali ben precisi: sta per succedere qualcosa di brutto.
Mi strofino le mani sulle palpebre chiuse, aspettando che questa sensazione angosciante sparisca, ma niente da fare.
Alzo un braccio a mezz'aria e schiocco le dita, attirando l'attenzione dell'infermiera dai capelli color sangue, che si precipita immediatamente al nostro tavolo, facendo un goffo slalom tra i tavoli, le sedie e le persone.
-Vuoi che te ne porti un'altra?-chiede non appena arriva, indicando la tazza di fronte a me ancora piena.
-No. Voglio tornare nella mia stanza.- rispondo distrattamente, concentrando tutta la mia attenzione sul mio battito cardiaco accelerato e sul respiro irregolare, ma a quanto pare lei sembra molto intenzionata a farmi morire di ansia, perché dopo due o tre secondi di sguardi incerti, esce dalle sue labbra la domanda meno opportuna che possa farmi in questo momento.
-Hai provato a mangiare almeno un po'?-
La guardo dritta negli occhi scuri, cercando di mentire il più velocemente e credibilmente possibile.
-Sì, sì. Ho dei testimoni.-
Indico i due depressi, puntando un pollice alle mie spalle e lanciando uno sguardo implorante al ragazzo dalla parte opposta del tavolo, sperando con tutto me stesso che capisca la mia disperata richiesta di stare al gioco.
Tiro un sospiro di sollievo quando lo intravedo alzare gli occhi al cielo ed annuire all'infermiera, subito seguito dalla ragazza dai singolari occhi blu.
Caroline dedica un sorriso soddisfatto ad entrambi, per poi afferrarmi un polso e portarselo, come suo solito sopra la spalla opposta a me.
Faccio leva con la mano libera spingendo sul tavolo per aiutarmi ad alzarmi.
Ma non appena mi ritrovo con le gambe distese e i piedi ben saldi a terra il senso di angoscia che mi opprime si fa ancora più forte.
Le tempie cominciano a pulsare, la testa a girare, le ginocchia tremano e, mentre cerco invano di regolarizzare il respiro, il battito accelerato del mio cuore mi rimbomba nella mente.
Chiudo gli occhi.
Delle voci indistinguibili chiamano il mio nome, prima lontane, ora più vicine e poi di nuovo a qualche kilometro di distanza da me.
Cerco di ignorarle.
Sento le unghie della mia mano conficcarsi involontariamente sulla superfice del tavolo, in cerca di un appiglio, di un ancora a cui aggrapparsi.
Perché è questo che si prova quando si è Semidei.
Ci si sente soli, costantemente in pericolo, senza nessuno, abbandonati, nonostante ce ne siano di persone come noi.
Nonostante le persone che ogni giorno tentano di salvarci riescano sono per un attimo a cancellare la tristezza.
Ed è già qualcosa.
Ma lei ritorna.
Sempre.
Socchiudo gli occhi.
Tutto quello che riesco a vedere sono delle macchie di diversi colori, sfocate e in continuo movimento.
Le voci si fanno sempre più forti, ma anche più ovattate, le parole incomprensibili.
Delle mani mi si posano sulle spalle, ma non ho la forza neanche per ritrarmi al contatto.
Tutto quello che riesco a fare è pronunciare due sole parole, prima di cadere a terra, incosciente: -Chiama Will.-MA CIAO!!!
COME STATE?
SENTITO IL TERREMOTO?
IO SÌ!
ANCHE FORTE!
INFATTI OGGI NON SONO ANDATA A SCUOLA!
BHUHAHAHAHAHAHA!
ADESSO CHE SONO SOPRAVVISSUTA, PERÒ NON MI UCCIDETE VOI, EH!
OK, SONO IN RITARDO CON L' AGGIORNAMENTO...
TERRIBILMENTE IN RITARDO...
SI, OK SONO PASSATI SECOLI DALL'ULTIMO CAPITOLO, MA LA SCUOLA MI STA SFINENDO.
PERDONATE QUESTA POVERA PAZZA!
NON CHIEDETEMI PERCHÈ STO SCRIVENDO TUTTO MAIUSCOLO.
VA BE', DAI...
TANTO LO SO CHE MI VOLETE BENE LO STESSO.
QUINDI MI RACCOMANDO: SHIPPATE SOLANGELO E MANGIATE BISCOTTI!
CIAO!!!
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𝐍𝐨 𝐖𝐚𝐲 𝐎𝐮𝐭 ||𝐒𝐨𝐥𝐚𝐧𝐠𝐞𝐥𝐨||
Fanfiction☻𝘴𝘰𝘭𝘢𝘯𝘨𝘦𝘭𝘰/𝘸𝘪𝘭𝘭𝘪𝘤𝘰 ☹𝘱𝘦𝘳𝘤𝘺 𝘫𝘢𝘤𝘬𝘴𝘰𝘯 ☻𝘧𝘭𝘶𝘧𝘧 ☹𝘣𝘰𝘺×𝘣𝘰𝘺 ☻𝘥𝘰𝘯'𝘵 𝘭𝘪𝘬𝘦, 𝘥𝘰𝘯'𝘵 𝘳𝘦𝘢𝘥 ☹𝘤𝘰𝘮𝘱𝘭𝘦𝘵𝘦