Capitolo 14

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=Premessina carina=
In questo capitolo ci saranno dei P.o.v. (vi lascio indovinare di chi) alternati... cioè il P.o.v. potrebbe cambiare da un momento all'altro :)
Anche se non mi garba molto suddividere i capitoli in questo modo... anzi, per niente. È stata una scelta drastica, capitemi. Ok, la cazzatina della giorno l'ho detta, vi lascio alla lettura.

-Che cosa!? Cosa dovrei fare io!?- urlo, fregandomene altamente di chiunque possa sentirmi al di fuori di questa stanza.
-Abbassa la voce, cretino!- sussurra di rimando il biondino seduto a gambe incrociate di fronte a me, dalla parte opposta del materasso.
-Cavolo... mi hai spaccato un timpano.- si lamenta, massaggiandosi l'orecchia col palmo della mano aperta e socchiudendo gli occhi, fingendo un'espressione dolorante.
-P-perchè dovrei fare una cosa del genere? O meglio, cosa avete intenzione di farmi fare precisamente?- chiedo, ad un tono di voce leggermente più basso.
Lui sposta il peso in avanti e si avvicina al mio orecchio, fino a fiorarlo quasi con le labbra.
Posiziona cauto le mani ai lati delle sue guance per non far vedere il movimento della bocca alle telecamere.
Non sia mai che chi ci sta dietro sappia leggere il labiale.
Quando finisce il suo discorso bisbigliato (a voce fin troppo bassa) si allontana con sguardo implorante, ritornando in posizione eretta.
Fisso i suoi occhi color cielo per una manciata di secondi, riflettendo su pro e contro di questo piano azzardato, ma nonostante i rischi e tutti i miliardi di imprevisti possibili, l'unica frase che mi rimbomba in testa è "Finalmente posso uscire...".

Will's p.o.v.

-Comunque, come va? Stai meglio ora?-
Comincio a parlare di un altro argomento, poggiando la schiena al muro.
-Non stavo male.- mi guarda male lui, aggrottando le sopracciglia.
Chissà cosa avrà capito.
-Sì, lo so. Intendevo... come ti senti adesso? Ti sono tornate le forze?-
Il moro addolcisce la sua espressione, scrollando le spalle.
-Non saprei... forse un po'.- risponde incerto.
Vorrei tanto dirgli che presto passerà tutto, che potrà tornare ad essere il Nico di un tempo, ma non ne sono del tutto sicuro neanche io.
-Sono contento.- cerco di sorridere, quanto basta per sembrare sincero.
-Già...- abbassa lo sguardo sulle sue mani, quasi a disagio.
Quando lo rifissa nel mio inizia a boccheggiare, aprendo e chiudendo le labbra più volte, forse per cercare le parole giuste da dirmi, fino a che una smorfia di dolore non prende posto sul suo viso e la sua mano pallida va a stringere la maglietta bianca al centro del petto.
-N-Nico?- allungo le braccia verso di lui, con la speranza di poterlo afferrare e magari calmarlo, ma il suo respiro diventa sempre più irregolare e difficile da placare.
-Nico! Che c'è!? Nico guardami!!!- chiedo nel panico, prendendogli il volto tra le mani e accarezzandogli le guance lisce con i polpastrelli.
Strabuzza gli occhi, tossendo più forte di quanto credessi possibile per un corpo minuto come il suo.
Lo prendo come un campanello d'allarme e corro ad aprire la porta, chiamando Caroline a pieni polmoni, per poi tornare dal ragazzo ormai piegato in due, col viso a pochi centimetri di distanza dal materasso.
-Nico... va tutto bene, ok!?- gli alzo il busto, prendendolo per le spalle e lo faccio appoggiare a me.
-Caroline!!!- urlo ancora, non vedendo miglioramenti.
Lui si tiene stretta la pancia con un braccio e continua a stringere la leggera stoffa chiara in prossimità del cuore.
Poggio una delle mie sul suo stomaco e lui sembra calmarsi per qualche secondo, chiudendo gli occhi, finchè la rossa non fa capolino dalla porta, coi capelli leggermente scompigliati per la corsa e ancora il fiatone.
-Oh Dio, Nico! Che ha!?-
-Io... io non ne ho idea! È successo tutto all'improvviso, s-stavamo parlando e... e...- rispondo io, continuando a stringerlo a me.
Il petto del moro continua ad alzarsi e ad abbassarsi freneticamente, scuotendo l'intero corpo in leggeri spasmi.
-Ok, ok! Fermi quà! Vado a prendere qualcosa per trasportarlo.- risponde lei, vedendo la situazione -Lo portiamo in ospedale.-
Si catapulta nella direzione da cui è arrivata, attraversando il corridoio al contrario.
Io abbasso lo sguardo sulla testa mora del ragazzo con la fronte poggiata sul mio petto.
Da questa posizione non riesco a vedere il suo volto completo, soltanto le sottili ciglia superiori e inferiori di un occhio posate le une sulle altre e le palpebre sigillate.
Muovo lentamente la mano, disegnando dei cerchi immaginari sul suo stomaco, lì dove l'avevo posizionata prima, un po' come si fa ai bambini quando hanno mal di pancia.
La sua schiena continua a fare su e giu per i respiri e per alcuni attacchi di tosse violenti di tanto in tanto.
Restiamo in questa posizione ancora un po', finchè non torna Caroline, affacciandosi dalla porta.
-Niente sedia a rotelle. Will, prendilo in braccio.- mi ordina, stendendo il braccio e indicandoci col dito.
-Come sarebbe a dire!?- io e Nico trasaliamo contemporaneamente, strizzando le palpebre.
Questa cosa non era prevista.
-Ci vorrebbe troppo a caricarlo in macchina. Ora muoviti, non vedi come sta? Non voglio un paziente sulla coscienza!-
Detto questo ci da le spalle e si incammina verso l'uscita principale.
-C-come in macchina!? Caroline!!!-
Sollevo velocemente il figlio di Ade, prendendolo a mo di sposa per sotto le ginocchia e la schiena e cerco di seguire l'infermiera.
-Non dovremo chiamare un'ambulanza piuttosto!?-
Gli spasmi di Nico continuano imperterriti e non accennano a diminuire, anzi, più che altro minacciano di aumentare.
-Non arriverà mai in tempo se la chiamiamo ora!!!- sbraita in risposta lei.
Mi ritrovo a serrare la bocca, annuendo silenziosamente all'affermazione della rossa, nonostante lei, girata di spalle, non possa vedermi.
Arriviamo al portone principale in tutta fretta e, proprio nel momento in cui l'infermiera sta per aprirmi la porta, una voce a me sconosciuta ci fa bloccare di scatto.
-Caroline... Dove state andando con quel paziente?-
Sposto lo sguardo sul soggetto alle nostre spalle, sentendo Nico emettere un leggero lamento tra gli ansimi.
Probabilmente lo conosce...
È un ragazzo non troppo alto, magrolino e più o meno dell'età di Caroline, con i capelli rossicci e riccioluti e gli occhi annoiati, di un grigio quasi inquietante.
-Lasciaci andare Rob, lo portiamo in ospedale.- risponde lei, senza lasciar trapelare alcuna emozione.
-Cosa ci andate a fare all'ospedale?-
Corruga le sopracciglia lui, confuso.
Davvero?
Cosa potremmo mai andare a fare in un ospedale?
A giocare a bocce con i feriti gravi?
-Oh, apri gli occhi! Non lo vedi come sta!?- urla lei, indicandolo con entrambe le mani.
L'infermiere abbassa lo sguardo, come un bambino che è appena stato sgridato dai genitori per aver rotto qualcosa, borbottando un lieve "dovreste chiamare l'ambulanza in questo caso".
Grazie Rob, tu si che sei una soddisfazione.
Mentre osservo in silenzio il vivace dibattito tra amorevoli colleghi, decido di prendere il figlio di Ade in una maniera più comoda, consapevole che ci voglia ancora un po' prima della fine dello spettacolo.
-Attaccati, Nico.- dico a bassa voce, per non interromperli.
Il ragazzo sposta faticosamente le braccia dal suo stomaco al mio collo, aggrappandosi tremando ad esso e poggiando la fronte sulla mia spalla.
Cavolo...
-E-ehm, scusate!?-
Si girano entrambi verso di me, smettendo di urlare.
-Qui ci sarebbe qualcuno che sta male. Non potremmo rimandare le discussioni a più tardi?-
Seguono secondi di silenzio.
Anche i respiri di Nico  sembrano essersi leggermente placati, fino a che un enorme colpo di tosse ci fa trasalire.
-Hai ragione Will. Andiamo, forza.- dice la donna, aprendo il portone dell'edificio e lanciando un occhiataccia al povero Rob.
-Se ricevi un richiamo non venire a lamentarti da me dopo...- borbotta lui con la testa bassa, sperando di non esser sentito.
La rossa si incammina a grandi passi verso la sua macchina, senza voltarsi
a guardarlo, rispondendo semplicemente con un: -Non lo farò, tranquillo!-
In qualche modo Caroline può essere anche spaventosa dunque.
La porta si chiude alle nostre spalle.
Il manicomio si allontana passo dopo passo, al contrario dell'automobile nera dell'infermiera dal camice azzurro, che si fa sempre più vicina e raggiungibile.
I lamenti e le risate che oramai facevano parte della nostra routine si affievoliscono, bloccati dalle bianche e monotone mura dell'edificio e i respiri del Semidio greco ancora aggrappato a me rallentano, tornando a malapena udibili.
Entriamo uno alla volta in macchina, ormai al sicuro.
Caroline al posto del guidatore e io dietro, lasciando spazio a Nico di sedersi di fianco a me.
Sento il moro fare un grande sospiro.
È finita...
Lo intravedo subito dopo mettersi una mano a coprire le labbra e gonfiare le guance con uno sbuffo.
Sembra stia trattenendo una risata, infatti quando mi volto del tutto verso di lui, dedicandogli uno sguardo perplesso lui sbotta, contagiando anche la sua -ormai ex- tutrice, seduta al posto del guidatore.
È veramente finita...
Un sorriso mi spunta spontaneo sul volto all'udire di quella risata.
La sua risata.
Credo di non averne mai sentita una più rara e sincera.
E credo, no, sono sicuro, di non aver mai visto viso più bello del suo: illuminato dalla forte luce pomeridiana proveniente dai finestrini, che fa risplendere le minuscole lacrime agli angoli dei suoi occhi color pece.
Ma forse sono rimasto troppo tempo a guardarlo, perché non appena smette di ridere si gira verso di me preoccupato.
-Solace? Qualcosa non va?-
Scuoto velocemente la testa in risposta.
-No. È tutto okay, tranquillo. Sono solo felice che siamo riusciti a farti uscire.- dico, forzando un sorriso alla fine -Hai recitato veramente bene. Eri così credibile che mi stavo seriamente preoccupando.-
Il suo sorriso luminoso si trasforma in un ghigno divertito.
-Ah sì? Eri preoccupato per me, Will?-
Ora... non so se rendo bene l'idea, ma avete presente i cartelli stradali di STOP?
Ecco... a giudicare dalla vampata calda derivante dalle mie guance suppongo di esser diventato della medesima tonalità di colore.
Probabilmente se lo mettessi al mio posto nessuno si accorgerebbe della mia mancanza.
-N-no. Ma che dici?-
Non mi sono mica preoccupato, io.
Sono stato soltanto logorato dall'ansia per tutto il tempo!
Voglio dire... almeno abbi la decenza di
avvertire quando cominci una sceneggiata del genere!
Distolgo lo sguardo, intravedendo una Caroline ridacchiante attraverso lo specchietto retrovisore.
-Ah no?-
Lo guardo con la coda dell'occhio, cercando di non farmi intimidire dalla sua occhiata provocatoria.
Scuoto la testa.
-No.-
Lui si limita a scrollare le spalle e a girarsi, rivolto verso il sedile anteriore di fronte a lui.
-Okay, Will.- risponde, con una calma sconcertante.
Ha la stessa bipolarità di un bambino.
-Ragazzi, ora dove svolto?-
Entrambi giriamo la testa verso la rossa che ha fatto la domanda e, dopo avere indicato la direzione giusta ed averle fornito un altro paio di indicazioni su che strada prendere arriviamo finalmente a destinazione.
A separarci dalla nostra casa, infatti, c'è soltanto il fatidico bosco di fronte all'entrata.
-Voi... siete proprio sicuri sia questo il posto?- domanda lei, stranita.
-Certo che siamo sicuri.- rispondo io -Grazie di tutto, Caroline. Senza di te non so proprio come avremmo fatto.-
Le sorrido per rassicurarla, vedendo i suoi occhi grandi ricolmi di lacrime che non si degnano di scendere.
Anche Nico non la guarda più col suo solito cipiglio.
-Non ho dubitato neanche un secondo della tua sanità mentale, pantera. Non dimenticarlo mai. E mi dispiace tu abbia dovuto vivere questa esperienza terribile...- dice con la voce spezzata, rivolta al ragazzo alla mia destra.
Lui si limita ad abbassare il capo ed annuire, senza aggiungere altro alla conversazione.
-Mi mancherete, ragazzi.-
Facciamo entrambi per uscire dall'auto, quando un pensiero tutt'altro che insignificante, improvvisamente si fa largo nella mia mente, facendomi fermare a metà strada, con una gamba fuori dal veicolo e una dentro.
-Ma Caroline... tu come farai? Insomma... un giorno dovranno pur venire a conoscenza della nostra fuga. In quel caso ci finiresti di mezzo tu. Sei stata l'ultima che ci ha visti e...-
-Will.- mi interrompe lei, alzando una mano al livello del viso -Ce la fai a stare tranquillo un secondo? Starò bene. Diciamo che ho le mie conoscenze.-
Mi fa l'occhiolino, sfoggiando uno dei suoi sorrisi più fieri ed orgogliosi.
Decido di crederle.
Dopotutto può essere chiamata in qualunque modo, ma di sicuro non è una sprovveduta.
-Ok.- sussurro, sorridendole a mia volta.
Ora, è veramente finita...

Nico's p.o.v.

-Ciao Caroline.-
Esco definitivamente dalla macchina, seguito a ruota da Will, che mi raggiunge dal lato opposto.
Osserviamo in silenzio il mezzo accendersi, emettendo il solito rombo della messa in moto, e partire, allontanandosi per sempre da noi.
-Allora... cel'hai fatta.-
Non lo guardo.
Non ancora.
Rispondo solamente con un semplice -Già-, mantenendo lo sguardo dritto di fronte a me, nella direzione da cui siamo venuti.
-Bentornato a casa, Nico.-
La sua voce mi risulta più vicina, come il calore del suo corpo.
Estremamente vicino.
Quasi soffocante.
Che a poco a poco si intensifica, fino ad arrivare a pochi centimetri da me.
Sono costretto a far incrociare i nostri sguardi, fissando le mie iridi scure nelle sue color cielo, così diverse dalle mie.
Rimango immobile, finchè qualcosa non mi fa trasalire: forse le sue mani ormai poggiate sulle mie guance, o forse il mio muscolo cardiaco che non la smette più di pompare sangue ad una velocità allucinante.
E in una manciata di secondi le sue labbra sono sulle mie, morbide e dolci come la scorsa volta...

Ed eccomi quà con un nuovo capitolo di questa meravigliosa e famosissima Solangelo, addirittura con largo anticipo.

*prende gli auricolari e comincia a dondolarli davanti agli occhi dei lettori*

Ipnotizzazione completa.

Perfetto.

Però dai, il capitolo è abbastanza lunghetto, quindi potete anche perdonarmi per il ritardo.

Sì che potete :)

Comunque il prossimo capitolo sarà l'epilogo e sarà in terza persona e al passato, perchè sì.

Poi potrete farmi tutte le domande che volete, io risponderò a tutti i vostri dubbi. ;)

Alla prossimaaaaaah♡

𝐍𝐨 𝐖𝐚𝐲 𝐎𝐮𝐭 ||𝐒𝐨𝐥𝐚𝐧𝐠𝐞𝐥𝐨||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora