Quel lunedì mattina mi alzai abbastanza presto, preparai di corsa lo zaino senza dimenticarmi di portare la felpa di Thomas.
Non potevo certo tenerla.
Scesi in fretta le scale mentre chiudevo la zip del mio giubbotto di pelle rosso.
Quella mattina sembrava far davvero freddo nonostante l'inizio dell'autunno.
«Esci già? Ci vorrà un po' prima che passi l'autobus» affermò mio padre vedendomi versare in fretta una tazza di caffè.
«Ho voglia di camminare, penso che andrò a piedi» ammisi.
Mio padre era rientrato tardi la sera precedente e per la stanchezza non aveva fatto caso al macello in camera mia e al fatto che non avevo fame dato che avevo cenato non appena mi ero svegliata dal mio coma dopo la notte vissuta.
Dopo una bella camminata arrivai a scuola, le foglie delle grandi querce che costeggiavano l'istituto iniziavano già a perdere alcune foglie e il vento le trasportava sul marciapiede umido.
Alcuni studenti erano divisi in gruppi e parlavano tra loro fumando e bevendo caffè qua e là.
Mi strinsi il giubbotto e mi sistemai lo zaino in spalla.
Vidi Ian parlare con alcuni ragazzi della squadra di basket, alzò lo sguardo e mi salutò. Ricambiai alzando la mano, cercando di non mostrarmi sorpresa.
«Lydia! Sei già qui? Non ti ho visto sull'autobus» K.C. mi corse incontro.
Quella mattina non portava i soliti occhiali, probabilmente aveva indossato le lenti a contatto. Notai solo allora la spruzzata di lentiggini che le incorniciava gli occhi da cerbiatta.
«Ho fatto una passeggiata, hai visto Camille?» domandai e lei di rimando scosse il capo.
«Ti va una cioccolata calda? Stavo giusto andando a prenderla ai distributori»
«Certo» dissi.
Raggiungemmo la hall della scuola e poco dopo avevo già la mia cioccolata fumante tra le mani.
«Hai saputo del falò di venerdì? Finalmente hanno deciso una data!» mi informò la mia amica.
Strano, Camille non mi aveva detto ancora nulla.
«Ci vai con Ethan Davis?» mi chiese
«in realtà non sapevo avessero deciso di farlo, credevo fosse saltato e basta» ammisi.
«Vedrai che tra poco lo sapranno tutti!» esclamò.
Mi guardai intorno cercando con lo sguardo Thomas. Dove sei? Pensai. Volevo parlargli, in fondo al mio cuore sapevo che un frammento della mia preoccupazione di quella mattina era per lui. Non mi aveva richiamata il giorno prima ed io non ci pensavo nemmeno a chiamarlo dopo il modo in cui mi aveva trattato.
Inoltre speravo non avesse raccontato a nessuno della mia scenata nel cortile di casa sua.
I vicini sembravano dei fantasmi o forse in quel quartiere erano abituati a sentire spari durante la notte.
«Chi cerchi?» K.C. notò che avevo smesso di ascoltarla da un pezzo. Era una brava ragazza, ma al momento avevo altri problemi per la testa.
«Ehm... cosa? No, nessuno...»
«Ah davvero?»
«In realtà cerco Thomas» ammisi «ho una cosa sua e vorrei restituirgliela»
«E cosa hai?» chiese curiosa buttando il bicchierino di plastica della cioccolata in un bidone lì vicino.
«Un quaderno» mentii «me lo ha prestato perché sono indietro con il corso».
«Capisco. Comunque è lì con Stephanie, li vedo molto affiatati»
mi girai vedendo che K.C. guardava nella direzione alle mie spalle.
Thomas era seduto all'esterno della scuola ma riuscivo a vederlo attraverso la porta d'entrata.
Baciava Stephanie mentre lei gli accarezzava i capelli.
Nessun professore si era accorto di quella disgustosa situazione?
Cercai di non mostrarmi disgustata. Avevo davvero pensato che quella mattina Thomas mi avrebbe cercato perché lo avevo salvato da una lite violenta?
Ero davvero tanto stupida.
«Lydia!» Camille ci raggiunse«tutto bene? Hai una brutta cera»
«ha visto lo spettacolo di Steph e Thomas» ammise K.C.
In quel momento suonò la campanella.
«Fanno davvero venire la nausea, mi stavi cercando? Ian ha detto che sei venuta presto stamattina»
«Si, volevo risolvere una questione»
«E l'hai risolta?»
«Si, è tutto okay» spiegai avviandomi verso l'aula di matematica.«Ti supplico Lydia! Ho già avvisato Ian, non puoi appendermi proprio ora!» la voce di Camille era diventata peggio di uno struzzo.
Quella settimana era trascorsa molto velocemente e anche in modo abbastanza tranquillo.
Non mi ero scontrata con Stephanie, Cass non mi aveva fotografato con nessuno e Thomas non mi aveva rivolto la parola in nessun contesto.
Vivevo la mia vita calma e tranquilla, fino a quando Camille non aveva deciso di comunicarmi una grande notizia nel bel mezzo della nostra serata.
Quel giovedì avevamo deciso di andare a comprare un vestito per il falò del giorno dopo, e di cenare insieme a casa mia dato che mio padre avrebbe lavorato fino a tardi.
Era andato tutto bene fino a quando non mi aveva informato di essersi organizzata di andare a Malibù con Ian e Thomas.
«Non mi va di andare con Thomas, Ian é il tuo ragazzo, non siamo due coppie che escono insieme, e poi lui non deve andarci con la sua ragazza?» domandai cercando disperatamente un appiglio.
«Ti ripeto per l'ennesima volta Thomas non ha nessuna ragazza! E poi la macchina di Ian e KO, dobbiamo andare per forza con lui!»
«Ottimo! Andateci insieme! Io resterò a casa» dichiarai buttando gli avanzi della pizza nel bidone dell'immondizia sotto la cucina.
«Hai appena preso un vestito da paura e vuoi nasconderlo nel tuo armadio? Sei davvero una non-ragazza»
«la tua affermazione è davvero sessista Camy, mi meraviglio di te» la guardai di sottecchi.
«Lo so! Ma voglio davvero che tu ci sia alla festa! Non so più cos'altro inventarmi. E poi avevi detto che al prossimo party saresti venuta, sei già mancata a quello di sabato scorso!»
«Ma il destino ha voluto che ci fossi lo stesso! O sbaglio? Vuoi davvero che il fato si arrabbi di nuovo e che ti obblighi ad andare a Malibu per salvare la tua amica in pericolo?» mi domandò Camy alzandosi dalla sua sedia.
«Certo che no» sbuffai.
«Allora vieni!» mi pregò.
A quel punto mi convinsi solo perché io la strada per Malibu non la conoscevo e quindi non ci sarei mai potuta andare con la Jeep di mio padre e poi perché in fondo non mi andava di escludermi ancora una volta.
«E va bene. Ci sarò» sbuffai e poco dopo Camille mi abbracciò.Ventiquattro ore dopo ero nella mia stanza a prepararmi. Fu proprio in quel momento che mi pentii di non aver accettato di andare al falò con Ethan.
In quei giorni mi aveva fermato nei corridoi chiedendomi di andarci insieme, ma io imbarazzata avevo detto che ci sarei andata con Camille, e che magari ci saremmo incontrati lì. Non mi andava di dargli occasione di pensare che fossi già la sua ragazza, dopotutto eravamo usciti solo una volta.
Lui non si era offeso, anzi. Aveva accettato pienamente l'accordo è per tutta la settimana ci eravamo incontrati a mensa e nel cortile della scuola chiacchierando del più e del meno con altri ragazzi e ragazze.
Ma quel venerdì sera, davanti allo specchio con addosso il mio vestito per la serata, più mi guardavo e più pensavo a quanto fossi stata stupida ad accettare di andare in macchina con Thomas e gli altri.
Camille era per certo l'amica più gentile che potessi ricevere ma era con il suo ragazzo e ciò comportava che avrei dovuto sorbirmi gli sguardi e gli attacchi da parte di Thomas.
«Sei pronta? C'è un auto qui fuori» disse mio padre aprendo la porta della mia stanza.
«Si, scendo subito» affermai sorridendo.
Controllai per l'ultima volta di aver preso soldi e telefono che misi in una borsetta e scesi le scale.
Il mio vestito azzurro corto era leggerissimo e quando un colpo di aria fresca mi colpì in pieno viso nel momento in cui aprii la porta di casa mi maledissi per aver scelto un capo così leggero.
Thomas era in auto, fermo davanti casa mia.
Era con il capo chino sul cellulare, da solo. Pensai che forse aveva deciso di passare a prendere prima me dato che le nostre abitazioni erano più vicine rispetto quelle di Ian e Camy.
Mi diressi verso la parte posteriore dell'auto, pensando che davanti volesse sedersi Ian, ma non arrivai neanche ad un metro dall'auto che Thomas si sporse verso sinistra e aprì la portiera del passeggero davanti.
«Salta su!» esclamò.
Salii e poco dopo mise in moto.
«Buonasera anche a te» dissi sarcasticamente.
Lui sorrise. Aveva i suoi soliti capelli in disordine, ma questa volta non indossava una felpa slavata. Aveva invece una camicia nera, sbottonata sul collo, abbinata a dei semplici pantaloni neri. Tipico da parte sua.
«Per Malibu ci vorrà un po', quindi mettiti comoda e accendi anche l'aria calda. Ti stai congelando» disse svoltando a sinistra e prendendo la tangenziale.
«Camille ed Ian dove sono? Li passiamo a prendere a casa di lei?» domandai cercando di capire dove si accendesse il riscaldamento.
Thomas vide che ero in difficoltà e sfiorando la mia mano, che ritrassi di scatto, attivò la manopola. L'aria calda iniziò a riscaldarmi facendo scomparire così, anche la mia pelle d'oca.
«Camille non te lo ha detto? Ian ha riparato la sua auto. Ci incontreremo direttamente lì.»

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NOI. |Ti svelo un segreto, non so farmi amare.|
RomanceLydia Dodge è da sempre abituata a trasferirsi a causa del lavoro del padre: Matthew Dodge, un ex Marines e vicedirettore dell'NSB. Per l'ennesima volta Lydia è costretta a cambiare casa, scuola e vita. Non sa però che questa nuova vita a Los Angele...