2. "Principessina"

58 18 10
                                    

Aprii gli occhi all'improvviso, la sera prima avevo dimenticato di chiudere le tende e ormai da non so quanto tempo il sole delle prime ore del mattino continuava a premermi sugli occhi.
Mi alzai, ormai stanca di girarmi e rigirarmi tra le coperte e decisi di iniziarmi a preparare per il mio nuovo primo giorno di scuola.
Controllai l'ora: 6:37 a.m.
Andai a farmi la doccia e indossai la divisa della scuola. Una gonna blu con una camicetta bianca. Una cravatta bianca e blu e una giacca dello stesso colore della gonna. Per scarpe optai per un paio di converse bianche.
Misi un po' di mascara e lasciai i miei capelli lisci sciolti.
Scesi le scale e l'odore di waffle mi inondò le narici.
"Sei sveglia!" esclamò mio padre sorpreso, "hai dormito poco?"
"Non molto, le prime notti in un letto nuovo sono sempre un po' turbolente" affermai sedendomi al tavolo mentre guardavo mio papà cucinare.
Era ormai una tradizione, ad ogni mio primo giorno di scuola mio padre mi preparava la colazione.
"Sei preoccupata?" mi chiese sedendosi dinnanzi a me e iniziando a mangiare.
"Una volta mangiato mi sentirò meglio" lo tranquillizzai nonostante la paura di dover intraprendere una nuova vita.
Non solo quest'anno dovevo affrontare il diploma, ma mi ritrovavo per l'ennesima volta in una classe piena di compagni più grandi di me. Ero andata a scuola un anno prima e questo mi aveva sempre preoccupato un po'.
Una volta finita la colazione salutai mio padre, che avrei rivisto direttamente la sera. Uscii e mi fermai alla fermata dell'autobus.
Molti ragazzi scherzavano e ridevano, altri erano isolati e ascoltavano la musica. Altri ancora si abbracciavano dopo una lunga estate felici di rivedersi. Raramente avevo rivisto persone che avevo incontrato durante i miei soggiorni momentanei nelle varie città. E ancor meno erano le persone che mi avevano contattato una volta partita, ero sempre stata una persona incapace di lasciare il segno.
Salii sull'autobus e cercai di sedermi davanti per dare meno nell'occhio e per evitare di attirare l'attenzione su di me. Fortunatamente nessuno mi notò e fu quasi un sollievo scendere da quell'infernale macchina piena di ragazzi che si spingevano di qui e di lì.
Beh quasi... perché una volta scesa dall'autobus mi ritrovai davanti ad una folla infinita di ragazzi.
Attraversai l'enorme entrata a testa bassa, cercando di raggiungere in fretta la segreteria. La scuola era in mattoni rossi e bianchi e grandi finestroni si affacciavano sul grande cortile. Salii i pochi gradini davanti all'entrata e cercai di arrivare alla segreteria senza scontrarmi con nessuno dei ragazzi.
Provai a cercarla ma non vi era nessuna indicazione.
"Ehi ciao, ti serve aiuto?" una ragazza minuta, poco più bassa di me mi si avvicinò. Aveva gli occhi azzurri, capelli biondi legati in una treccia di lato e degli orecchini a piume.
"Ehm... si, sto cercando la segreteria" dissi nel modo più disinvolto possibile.
"Vieni con me ti accompagno, mancano ancora dieci minuti alla lezione della prima ora. Sei nuova? Non ti ho mai vista!" Parlava alla velocità della luce tanto da farmi dubitare di non aver compreso davvero tutte le parole.
"Si, sono nuova" mi limitai a dire.
Dopo vari corridoi arrivammo alla segreteria, ritirai il mio orario e uscii.
La ragazza dagli occhi azzurri era ancora lì ad aspettarmi.
"Ho pensato avessi bisogno di aiuto per trovare la classe della prima lezione. Che materia hai?"
Guardai il foglio che avevo in mano "professor Martin... Matematica" dissi poi.
"Fantastico! Cioè no, la matematica non è fantastica, però abbiamo lo stesso orario quindi  per oggi sei a posto".
Ci incamminammo ancora una volta. Solo allora notai sul foglio anche il numero del mio armadietto e le spiegazioni per mettere i numeri sul lucchetto.
"Come ti chiami??" Mi chiese la ragazza mentre entravamo in una classe: aula 12.
"Lydia, mi chiamo Lydia Dodge" dissi mentre la seguivo.
Si sedette al secondo banco e mi fece cenno di sedermi accanto a lei.
"Io sono Camille Mill" mi sorrise e poco dopo entrò il professore.
Era un signore abbastanza anzianotto, con i capelli grigi tirati indietro con il gel.
"Bene bene, credo che quest'anno abbiamo una nuova ragazza in classe, signorina Dodge giusto? Perché non si presenta?" il professore mi colse alla sprovvista, non avevo mai dovuto fare una vera e propria presentazione tranne quando andavo alle elementari.
Alzai lentamente la mano per farmi riconoscere e piano piano mi alzai.
"Ciao a tutti. Sono Lydia. Non mi aspettavo di dover fare un discorso da nuova arrivata..." mi interruppi per prendere fiato "vengo da San Francisco, sono stata lì per due anni, ma in realtà sono stata anche a Seattle, a Portland, Tucson e Toronto..." alcuni iniziarono a bisbigliare e mi resi conto di star facendo la figura della ragazza vanitosa dei propri viaggi e dei propri soldi. Ma il problema era che la mia vita non era stata molto interessante fino a quel momento.
D'improvviso la porta della classe si aprì e io mi sentii sollevata al pensiero di avere un paio di minuti per poter pensare a cos'altro dire.
"Signor Walker, in ritardo il primo giorno?" si lamentò il professore vedendo entrare un ragazzo in classe.
Aveva la cravatta allentata e non portava la giacca. Le scarpe sembravano aver vissuto ben troppi anni e lo zaino aveva una sola bretella.
Si girò verso la classe e lì lo riconobbi: era lo stesso ragazzo del minimarket, in classe con me.
Mi guardò anche lui e sembrò riconoscermi.
Il professore intanto aspettava una risposta da parte sua. "Ho avuto problemi con il traffico" disse grattandosi la nuca e sorridendo.
"Ha sempre problemi lui. Ha intenzione di studiare quest'anno? Oppure vuole giocarsi il diploma?" il professore non lo guardò neanche in faccia mentre scribacchiava qualcosa sulla sua agenda.
"Studierò." sbuffò il ragazzo, poi rise "ma posso sapere perché la principessina di turno è lì in piedi come un'idiota?" chiese poi indicandomi.
Avvampai e le mie ginocchia divennero di marmo, con una forte resistenza riuscii a sedermi di colpo, cercando di non dar peso alle risatine che ancheggiavano nella classe.
Il professore lo richiamò ancora una volta facendogli poi cenno di sedersi e di non disturbare la lezione.
"Cavolo ma che gli è preso?!" Esclamò Camille guardandolo fisso mentre il ragazzo andava a sedersi.
"Giuro che lo ammazzo" riuscii a dire a denti stretti mentre il professore iniziava la lezione.
"Ma vi conoscete?" mi chiese curiosa, "No, l'ho incontrato ieri per sbaglio in un negozio di alimentari" spiegai cercando di dimenticare di essere stata messa al centro dell'attenzione da un perfetto sconosciuto, "non so neanche il suo nome, ma a quanto pare questo gli dà il diritto di mettermi in imbarazzo." aggiunsi.
"Si chiama Thomas Walker. È il capitano della squadra di basket. Fa sempre un po' come gli pare, lo scorso anno ha rischiato la bocciatura. È il migliore amico del mio ragazzo." mi spiegò la mia compagna di banco mentre iniziavo ad aprire un quaderno per prendere appunti.
Fantastico. L'unica ragazza che si era offerta di aiutarmi e che ritenevo amica era anche amica di quell'idiota.
Mi voltai per vedere dove Thomas si era seduto: era all'ultimo banco, dietro di me.
Lo sorpresi a fissarmi ma ciò non lo imbarazzò per nulla. Sorrise in modo strafottente, distolse poi lo sguardo e scosse la testa.
Mi voltai di scatto evitando di incrociare altri sguardi e mi concentrai sulla lezione di matematica.

***
All'ora di pranzo Camille mi raggiunse mentre chiudevo il mio armadietto per la seconda volta in quella mattinata.
"So che sembro una stalker ma pensavo avessi bisogno di una compagna di pranzo" disse mentre mi si affiancava per mostrarmi dove era la mensa.
"Effettivamente si, ma sinceramente inizio a sentirmi in colpa. Probabilmente vorresti stare con i tuoi amici e non con la nuova arrivata" ammisi.
"In realtà starò con i miei amici, e tu verrai con me" affermò mentre entravamo in mensa.
Era enorme. Moltissimi tavoli rotondi erano sparsi qui e lì. Vi erano due file: una per il cibo, un'altra per le bibite.
"Tu che sei nuova devi ritirare la scheda, vieni con me". Seguii Camille che entrò in una stanza simile ad un ufficio. Una donna con i capelli rossi legati in uno chignon ci accolse sorridendo.
Una volta elencati i miei dati personali, la donna, che scoprii si chiamasse Amelia, mi diede una scheda con sopra i punti della mensa.
Era un metodo per tener sotto controllo le portate e per garantire l'ordine.
Mentre firmavo per ritirare la tessera notai un ragazzo biondo al mio fianco.
Mi girai per guardarlo e lui mi sorrise.
Lo guardai incognita.
"La penna"
"Cosa?" chiesi sulla difensiva.
"Potresti prestarmi la penna?" chiese lui di rimando.
"Oh... certo, scusa" bisbigliai imbarazzata.
Era un bel ragazzo, alto un palmo più di me.
Firmò anche lui un foglio.
"Ethan! Cosa ci fai qui?" Chiese Camille che avevo dimenticato mi stesse aspettando.
"Ehi Camy. Mia sorella è al primo anno però è malata, non è potuta venire a scuola oggi. È triste perché sarebbe stato il primo giorno qui alla High Los Angeles" rise imbarazzato.
"Ho ritirato la sua scheda, sono maggiorenne e ho potuto firmare al posto suo" aggiunse poi guardandomi "tu sei nuova? Camy non mi presenti la tua amica?"
"Ah giusto! Ethan lei é Lydia Dodge, Lydia lui è Ethan Davis. È nella squadra di basket e forse uno dei migliori allievi di questa scuola" Camille ci presentò.
"Uno dei migliori no, diciamo che me la cavo abbastanza bene" si giustificò posando la penna e facendomi l'occhiolino.
"Ormai inizio a pensare che tutti i ragazzi qui a scuola giochino a basket" dissi guardando prima Camille e poi Ethan.
Quest'ultimo rise "non tutti, ci sono anche altri club come ad esempio quello di storia o di filosofia, persino quello di scacchi" mi informò Ethan, "ora scappo, muoio di fame. Oggi ci sono gli allenamenti per prepararci alle selezioni" spiegò poi.
"Le selezioni?" chiesi curiosa.
"Si decide il capitano, la difesa, l'attacco, le tecniche e le strategie." mi spiegò.
"Il capitano è Thomas" affermò decisa Camille incrociando le braccia.
"Beh per ora. Walker lo scorso anno ha rischiato sia l'anno e sia il posto da capitano. Quest'anno ho intenzione di mirare più in alto" Ethan si accarezzò il labbro inferiore e sorrise sicuro di sé.
"Lo vedremo" Camille non aveva intenzione di cedere. Evidentemente la sua amicizia con Thomas era fondata.
"Tranquilla lascerò il posto da vice a Ray" concluse sghignazzando il ragazzo per poi uscire dall'ufficio.
"Chi è Ray?" Domandai una volta che fummo da sole.
"Si riferiva a Ian, il mio ragazzo. È il vice capitano della squadra.
Ethan ultimamente ha manie di grandezza, lo scorso anno non era così messo bene fisicamente" ammise quasi come a voler intendere che vi erano buone possibilità che i ruoli in squadra potessero ribaltarsi da un momento all'altro.
Dopodiché io e Camille ci mettemmo in fila.
"Ehi KC!" Camille salutò una ragazza, alta e magra, con i capelli castano chiaro e un paio di occhiali da vista che nascondevano un paio di occhi da cerbiatta.
"Camy! Ci raggiungi al tavolo?" Gridó la ragazza che si era girata verso di noi mentre andava a sedersi.
"Certamente!" Rispose Camille afferrando poi un vassoio blu.
"Lei è KC. È al nostro solito tavolo. Presto conoscerai gran parte della squadra di Basket." Affermò la mia amica sorridendo mentre ci servivano il primo piatto.

NOI. |Ti svelo un segreto, non so farmi amare.|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora