6. Spari

28 8 5
                                    

Il mio sabato passò tranquillo, tra studio e pulizie di casa. Alle otto di sera mio padre mi aveva già telefonato quattro volte. Posai i libri e decisi di prepararmi qualcosa da mangiare.
Stavo tostando dei toast proprio quando il mio telefono iniziò a squillare e lessi sullo schermo: Camille. Posai ciò che avevo in mano e la risposi.
"Pronto? Camy?"
"Lydia! Ian sta per venirmi a prendere, se hai cambiato idea mandami l'indirizzo così passo da te!" esclamò.
Sentivo i rumori della strada e pensai che stesse fuori casa sua ad aspettare il suo ragazzo.
"No Camy... davvero io-" mi bloccò urlando
"Mhhhh e daiiii!"
Lì scoppiai a ridere, stava davvero gridando pur di farmi andare ad una stupida festa?
"Ti prometto che la prossima volta verrò, questa volta passo. Mio padre è anche fuori città" la informai. Dall'altro capo del telefono sentii silenzio e poi "non sapevo fossi sola a casa, tutto okay? Quando torna tua padre?"
"Domani sera, tranquilla Camy sto bene" dissi senza mentire.
"Va bene, oh! Ian è arrivato... chiamami se ti annoi a morte! Io lo farò nel caso dovessi litigare di nuovo con il mio ragazzo"
Risi "va bene! Divertiti!" esclamai e poco dopo Camille attaccò.
Sbuffai, mi sentivo già come una vecchia signora che guardava i propri figli andare ai party.
Dopo aver cenato decisi di farmi una doccia e di chiamare mia zia Annie.
Presi il mio pc e iniziai a chiamarla con Skype.
Dopo pochi squilli mia zia rispose dal cellulare.
"Lydia!!!! Come stai??" mia zia apparve dallo schermo. "Stavo proprio pensando a te, qui non ci capisco più nulla!"
Risi vedendola in pigiama con una crocchia di capelli sulla testa. Di solito a San Francisco la aiutavo a sistemare i fascicoli di lavoro.
"Lavori?" chiesi.
"Beh si... sai già come funziona. Beh? Tu? Che ci fai a casa? Tuo papá mi aveva detto che doveva andare a San Francisco ma tu?"
"Non potevo certo andare con lui... e nonostante sia sabato ho preferito restare a casa" ammisi "c'era una festa ma ho scelto di non andarci"
"E perché?" sgranò gli occhi "devi andarci! Scricciolo ti vedo giù, non sei felice lì?"
"Oh si! Certo! La città è bella, la scuola pure. Ho una nuova amica si chiama Camille, però questa festa è organizzata da una ragazza che beh... non ci sopportiamo molto." risposi.
"Se fai così però gliela dai vinta, ricordi cosa ti ho insegnato?" mi domandò mostrando il suo orecchio destro, simbolo che stava a significare che voleva sentirmelo dire.
"Mai abbassare la testa di fronte al nemico, piuttosto spara" dissi a cantilena. Era una frase che mi ripeteva sempre.
Parlammo per una mezz'oretta e senza farci caso notai che si era fatta mezzanotte.
"Da te piove?" mi chiese zia Annie.
"Si, da ore ormai... il tempo qui è strano."
Improvvisamente il mio cellulare iniziò a squillare e il nome di Camille apparve sul mio schermo per la seconda volta quella sera.
Sapendo come era fatta capii che probabilmente si sentiva in colpa a sapermi da sola a casa, ma in quel momento ero in videochat con mia zia così staccai la chiamata di Camille.
"Chi era?" mia zia doveva aver sentito la vibrazione del mio iPhone.
"La mia amica, sapeva stessi a casa da sola, credo si senta in colpa"
"Richiamala, magari aiuti il suo senso di colpa a reprimersi."
"Ma sono a telefono con te!" Esclamai
"Abbiamo parlato abbastanza, inoltre devo andare a letto, sai già che non sempre per me esiste la domenica" dichiarò e in quel momento il mio cellulare riprese a squillare.
"Rispondile! Buonanotte"
"Va bene! Buonanotte zia Annie"
Chiusi la telefonata e risposi a Camille.
"Pronto Camy" risposi piano.
Camille iniziò ad urlare e io saltai giù dal letto.
"Camille non capisco nulla! Che succede?!?!"
La mia amica era evidentemente nel panico.
"Lydia! Thomas, lo stanno uccidendo! Lo stanno ammazzando di botte!"
"Cosa?! Camille non capisco, spiegati"
"Chiama qualcuno, fà venire qualcuno ti prego! Ian è corso ad aiutarlo, stanno picchiando anche lui, due uomini hanno fatto andare tutti via. Io sto a casa di Thomas ma Ian mi ha fatto giurare di non chiamare la polizia!! Thomas potrebbe finire nei guai! Devi far venire qualcuno!"
"Camille ma qualcuno chi???" Ero in preda al panico, non solo perché la mia amica era rimasta da sola e due persone violente stavano massacrando di botte due miei compagni di scuola, ma perché non avevo la più pallida idea di cosa fare!
Respirai con calma e cercai di parlare senza che mi tremasse la voce.
"Va bene, mandami l'indirizzo."
Chiusi la telefonata senza aspettare risposta e Camille mi mandò subito un messaggio con l'indirizzo.
Avevo indosso solo un pantaloncino e una canotta, presi le converse e le indossai alla velocità della luce.
Entrai nello studio di papà e tirai fuori la Glock 17 che aveva per le emergenze.
Tolsi la sicura al percussore e della barra di scatto, lasciando quella del grilletto con la speranza di non dover tirar fuori la pistola. Presi le chiavi della jeep, quelle di casa e il mio cellulare buttando tutto in uno zaino, corsi poi nel vialetto di casa inzuppandomi di pioggia e una volta salita misi in moto l'auto.
Le mani mi tremavano e le gambe erano rigide.
Misi la prima e partii di scatto.
La casa di Thomas doveva essere a qualche isolato dal minimarket.
Meno di 10 minuti ero arrivata.
Scesi dall'auto e mi guardai intorno. Poco più avanti sentii dei gemiti.
Due ragazzi più grandi di noi stavano prendendo a pugni Thomas e Ian.
Thomas si stava scontrando con uno poco più basso di lui. Aveva un cappuccio nero tirato sul viso mentre l'altro un berretto.
Ian tirò fuori da non so dove una mazza per difendersi ma il suo nemico gli impedì di colpirlo.
Gli scagliò un pugno in pieno viso e Ian cadde a terra.
Thomas intanto aveva immobilizzato il suo nemico ma l'altro, liberatosi di Ian, lo bloccò per il collo.
Allora quello più basso che poco prima stava per avere la peggio tirò fuori un coltello.
Capii così che non avevano delle armi da fuoco, e capii anche che non avevano intenzione di fermarsi.
Mi avvicinai puntando la pistola.
"Fermatevi!" Gridai. Il ragazzo con il coltello si voltò di scatto e guardò la mia pistola.
Ma cosa diamine stavo facendo? Mi chiesi ma cercai di mantenere l'autocontrollo.
"Non ha il coraggio" affermò il ragazzo che stava tenendo Thomas per il collo.
Quest'ultimo mi guardò e cercò di liberarsi ma il braccio attorno al suo collo si stringeva sempre di più.
"Ho detto fermi, o sparo" avvisai togliendo la sicura del grilletto della Glock.
Il grilletto scattò e il mio dito iniziò a tremare leggermente.
La pioggia mi ricadeva sul viso e i miei capelli lunghi erano ormai attaccati alla mia schiena, come anche la mia canotta e i miei shorts.
"Conto fino a tre, se non lo lasciate andare giuro che sparo" aggiunsi vedendo che nessuno dei due aveva intenzione di andarsene.
"...uno..."
uno dei ragazzi rise e Thomas si divincolò ancora.
"...due..." e sparai nonostante non fossi arrivata al tre.
Sparai di fianco al ragazzo che teneva per il collo Thomas che lo lasciò andare.
"Figlia di puttana!" Gridò il ragazzo con il coltello mentre cercò di avvicinarsi a me.
Eravamo distanti vari metri e sapendo che un uomo con il coltello avrebbe impiegato poco a raggiungermi presi al mira al suo braccio.
Non avevo intenzione di colpirlo. Non avevo mai sparato ad un essere vivente, soprattutto in piena tempesta.
Sperai di prendere la mira giusta e sparai il secondo colpo.
Il proiettile sfiorò il suo braccio abbastanza da farlo sanguinare ma l'oggetto di metallo colpì il terreno.
Il ragazzo si coprì il braccio e gridò delle parole in giapponese. Allora l'altro lo affiancò e scapparono via montando su una moto parcheggiata alcune case più avanti.

NOI. |Ti svelo un segreto, non so farmi amare.|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora