Pov's Taehyung
Il viaggio in macchina era stato alquanto silenzioso, accompagnato dal sottofondo musicale che rilasciavano le casse dello stereo acceso, oppure da qualche parola scambiata dai tre ragazzi. Nessuno mi aveva rivolto la parola, o forse sì e neanche me ne ero reso conto. Stavo per andare da Jimin e dirgli cosa? Sapevo di averla combinata grossa, probabilmente avevo distrutto dei ricordi di sua madre; non c'era notte in cui non mi sentissi in colpa per quello che avevo fatto.
In altre situazioni, per eliminare lo stress, avrei chiamato Minhyuk nella mia stanza e me lo sarei scopato senza preoccuparmi neanche se gli facessi male o meno, ma avevo perso anche la voglia di fare quello. In realtà avevo perso la voglia di fare qualsiasi cosa, andavo semplicemente a lezione la mattina e poi mi chiudevo nella mia stanza per la maggior parte del tempo. Le lacrime di Jimin mi avevano distrutto e ancora non riuscivo a capirne il motivo. Mi sentivo male solo a ripensare a quella sera, ai suoi occhi liquidi e iniettati di dolore. Dolore che io gli avevo causato.
Ero con la fronte poggiata contro il vetro della vettura quando mi sentii scuotere piano dalla spalla. Sbattei le palpebre un paio di volte, per riprendermi dai miei pensieri, e voltai lo sguardo verso Jungkook.
-Siamo arrivati- mormorò, spostando poi lo sguardo verso il maggiore, seduto nei sedili anteriori, al posto del passeggero, che ci riservò un'occhiata prima di indicare l'abitazione al nostro fianco. Abbassai un poco la testa per poter guardare tramite il finestrino opposto, annuendo appena. Fuori si era fatta persino notte e io non me ne ero reso minimamente conto. Da quanto ero dentro quella macchina? Tre ore? Probabilmente c'era stato traffico, ma non sapevo se fosse realmente così, non avevo prestato minimamente attenzione alla strada.Presi un respiro profondo e mi passai le mani tra i capelli, sentendo subito dopo la mano del minore accarezzarmi la schiena. Lo guardai e un piccolo sorriso era posto sul suo viso.
-Andrà tutto bene, Hyung. Jimin tornerà a casa con noi- alzai lo sguardo verso mio fratello maggiore, che mi sorrideva a sua volta e annuì appena. Mi leccai il labbro inferiore, secco, a annuii a mia volta.
-Andrà bene- ripetei a me stesso, per poi uscire dalla macchina. Le mani tremavano, le gambe mi sorreggevano a malapena. "Taehyung, come ti sei ridotto?" pensai, volendo quasi ridere di me stesso, ma in quel momento non riuscivo neanche lontanamente a pensare di poter sorridere.La mia testa iniziò a riempirsi di parole e non riuscivo a metterle assieme per formare una frase di se so compiuto. Cammina quasi in modo meccanico verso l'ingresso di quell'abitazione. La casa che doveva far sentire Jimin al sicuro, ma che non faceva altro che fargli del male. Sentii il suono confuso di uno sportello chiudersi e dei passi avvicinarsi a me, probabilmente Jungkook.
Sentii la mia mano essere afferrata e fermai i miei passi, voltando lo sguardo sul ragazzo al mio fianco, che mi incitò a riprendere a camminare. Mi sentivo un completo idiota, un bambino che non era in grado di andare a comprare le caramelle da solo perché si vergognava di parlare con uno sconosciuto. Si, mi vergognavo. Mi vergognavo di presentarmi davanti a Jimin dopo quello che gli avevo fatto.
-NO, LASCIAMI! JIHYUN, LASCIAMI!- furono quelle grida a portarmi alla realtà, come se mi avessero dato un potente schiaffo per riprendermi dal mio pessimo stato. Alzai di scatto lo sguardo verso il punto in cui sentii quella grida. Jimin. Era Jimin. Subito il cuore prese a battermi velocemente per la paura. Che gli stava facendo? Perché sembrava così spaventato? Lasciai la mano di Jungkook e mi avvicinai di corsa alla porta a pochi metri di distanza e iniziai a suonare al campanello in modo compulsivo, iniziando a prendere a calci quella superficie lignea, che mi ostacolava dal raggiungere Jimin.
-APRITE QUESTA CAZZO DI PORTA!- improvvisamente l'adrenalina prese possesso del mio corpo, avrei anche potuto buttare giù quella porta se non l'avessero aperta in pochi secondi. Non davo minimamente retta a Jungkook che mi pregava di stare calmo, nonostante potevo sentire quanto anche lui fosse agitato.
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Light •VMin• (IN PAUSA)
FanfictionJimin, ventiquattro anni, rimane orfano di madre a soli dieci anni e, poco dopo, il padre si risposa con una donna, anche lei vedova e con un bambino poco più grande di Jimin. La donna inizia fin da subito a trattare Jimin con disprezzo, volendo che...