Capitolo 15

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-Oh mio dio, Jimin!- vidi la ragazza corrermi in contro e stringermi a se, con gli occhi lucidi. Ridacchiai appena e ricambiai la stretta, accarezzandole dolcemente la schiena.
-Ciao anche a te, Minso- restai stretto a lei fino a quando non si staccò da me, prendendo le mie guance tra le mani e mi scrutò per bene, vedendo i lividi che avevo sul viso.

-Cavolo, Jimin... Questi... - sorrisi appena per rassicurarla e presi le sue mani tra le mie, spostandole dal mio viso.
-Tranquilla, sto bene. Ora è passato. Sono tornato a casa- lei mi rivolse un sorriso triste e mi scompigliò i capelli.
-Dio, mi hai fatto preoccupare così tanto! Ogni tanto devo ammettere di aver origliato le conversazioni dei ragazzi e quando parlavano di quello che ti succedeva, i-io- i suoi occhi si riempirono di nuovo di lacrime e strinse le mie mani maggiormente.

-Minso, va tutto bene. Sono qui ora. Un po' ammaccato, ma sono qui. Ti ringrazio per esseri preoccupata per me, ma sono di nuovo qui. Non me ne andrò più, promesso- le porsi il mignolino, aspettando che lei lo intrecciasse con il suo. Con un sorriso, lo fece poco dopo. Mi guardai poi attorno, notando una presanza in meno.

-Cerchi Minhyuk? Si è licenziato qualche settimana fa- lasciò il mio mignolo e tornò alle sue faccende in cucina. Mi volta a guardarla, sorpreso da quelle parole.
-Cosa? Perché?- mi avvicinai a lei per aiutarla a mettere in ordine alcuni piatti puliti nei ripiani poco più alti.

-Il signorino Taehyung non chiedeva più di lui. E Minhyuk non è riuscito ad accettare il fatto che lui stesse male a causa tua e se n'è andato- sbuffò una risata, voltandomi a guardarlo.
-Era davvero dispiaciuto, Jimin. Taehyung, dico. Non l'ho mai visto in quello stato. Non è mai uscito di casa se non per andare in università. Penso non abbia scopato per tutto il tempo in cui sei stato via. E ti assicuro che è un evento più unico che raro, quello faceva uscite Minhyuk dalla sua stanza che zoppicava, almeno tre volte alla settimana- alzò un sopracciglio, divertita, per poi scuotere la testa e tornare a sistemare delle pentole.

Arrossii appena a quelle parole, non essendo minimamente abituato a quel tipo di linguaggio così esplicito. Anche perché non volevo minimamente immaginare ciò che succedeva in quella stanza con quei due dentro. Però mi fece riflettere; quindi Taehyung stava davvero male? Per i sensi di colpa o perché io non fossi a casa? Dovevo davvero credere alle sue parole?

La sera prima ci eravamo baciati, e per l'esattezza era anche il mio primo bacio. Avevo avuto modo di pensare a quanto potesse essere speciale, con la persona che amavo. E invece mi ero ritrovato a darlo a un demente nella mia stanza dopo che mi aveva chiesto di permettergli di mostrarmi chi era realmente. Quasi avrei voluto prendere a schiaffi me stesso la sera prima, per non averlo allontanato, essendo che potevo benissimo farlo, invece ero rimasto lì come uno stoccafisso a fare nulla. Fortunatamente era un semplice bacio, io non mi ero mosso di un millimetro, anche perché non sapevo cosa dovessi fare.

-Comunque penso che Minhyuk volesse chiederti scusa- furono le sue parole a svegliarmi dai miei pensieri e mi voltai a guardarla.
-Mh? Per cosa?-
-Andiamo, Jimin. Lo abbiamo visto tutto come ti trattava Minhyuk. Sembrava volesse ucciderti con il solo sguardo. Era geloso, perché lui non era mai riuscito ad avere nulla da Taehyung se non quello che aveva tra le gambe. Per quanto gli piacesse, non era quello che voleva davvero. Minhyuk era innamorato perso per lui, per non so quale motivo. Ti ha visto come una minaccia. Come se tu potessi mai provare qualcosa per quello quando sei palesemente cotto di Jungkook- sgranai gli occhi a quelle parole e sentii le guance andarmi a fuoco.

-C-cosa?! A-aspetta, come- lei scoppiò a ridere, andando prendere un po' di carta per asciugarsi le mani.
-Jimin, lo hanno capito pure i muri. E fidati, lo ha capito anche Jungkook- buttò la carta utilizzata nel secchio e si avvicinò a me, poggiando le mani sulle mie spalle.
-Sai, vi ci vedevo assieme. Eravate così carini quella sera, quando ti ha messo il ghiaccio sulla caviglia e ti ha preparato il ramen- sospirò, sognante, stringendo le sue stesse mani e le portò vicino a una guancia, guardando il soffitto con un sorriso da orecchio a orecchio.

Light •VMin• (IN PAUSA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora