Amelie imboccò una stradina di sassi secondaria e spense la macchina davanti ad un'enorme villa malmessa. Scese dall'auto senza dire nulla con un sorrisetto enigmatico stampato in volto. Ancora una volta non riuscivo a capire cosa avesse in mente quella donna. Io capivo e capisco tutt'ora cosa pensano le persone, cos'hanno intenzione di fare, i loro piani, le loro emozioni, ma con Amelie era diverso. Riusciva a mascherare perfettamente tutto quello che le passava per la testa ed io mi sentivo impotente con lei. Ricordo che si ravvivò i biondi capelli, prese un respiro e si avviò decisa verso la porta d'ingresso mentre io la seguivo a ruota. Suonò il campanello ed alla porta venne ad aprirci una donna di mezza età dall'aria parecchio stanca.
"Salve, io sono Amelie, la nipote della zia Yolanda e questo è mio marito John. Siamo venuti a trovare la zia e vedere come sta, visto che eravamo qui di passaggio"
"Ah si lei è la sorella di Aliah, entrate prego la signora è in soggiorno"La donna ci accompagnò attraverso alcune stanze della villa piene di oggetti di antiquariato accatastati in ogni angolo con mobili antichi pieni di polvere. Arrivammo in un soggiorno dall'alto soffitto nella quale troneggiava un vecchio e sporco camino ed un'anziana signora seduta su una poltrona a fiori che fissava il vuoto completamente immobile. Per qualche secondo pensai fosse morta ma poi quando vide Amelie si risvegliò dal suo sonno eterno abbozzando un mezzo sorriso che non aveva nulla di sincero.
"Aliah! Sei tornata!"
"Zia sono Amelie, ti ricordi di me?"Yolanda parve spaesata nel primo momento, ma poi si concentrò cercando di ripescare qualche ricordo nella sua lontana memoria. Dopo aver capito chi fosse, le sorrise sinceramente ed Amelie fece un respiro di sollievo. La donna di mezza età si avvicinò a me, probabilmente aveva notato la mia espressione confusa, e mi spiegò che la vecchia signora aveva l'alzheimer ormai da 5 anni. Non si ricordava di nessuno dei suoi parenti a parte delle gemelle Dillon che erano l'unico ricordo che le era rimasto.
"La mia nipotina preferita! Amelie dimmi tutto"
"Zietta ho bisogno che tu mi risponda a qualche domanda"
"Certo cara"
"Aliah è scomparsa da qualche mese e non la troviamo da nessuna parte. So che ogni tanto la lasciavano venire a trovarti, com'era lei?"L'anziana signora si rabbuiò e poi si aprì completamente ad Amelie dicendole che non le piaceva per niente quando sua sorella andava lì perché la trattava male e cercava sempre un modo per scappare. Una volta aveva provato a seminare due dottori per la villa ma non c'era riuscita così per qualche tempo non l'avevano più fatta uscire. La signora poi non disse altro, ci congedammo, e la donna di mezza età (credo fosse la badante) ci riaccompagnò all'ingresso. Prima di lasciarci, la signora, ci raccontò anche uno strano particolare sul conto di Amelie: uno dei giorni che era venuta a trovare la zia, aveva portato con sé una scatola a forma di pentagono finemente decorata ed ornata con degli strani segni. La donna aveva anche aggiunto che si era seduta davanti al camino ed aveva scritto su alcuni fogli per tutto il pomeriggio che infine aveva riposto con cura nella strana scatola. Amelie mi guardò di soppiatto ma io feci finta di nulla. Stavo cercando di imparare da lei a rimanere sempre impassibile e neutrale e la cosa si stava rivelando parecchio difficile anche per un tipo taciturno come me. Tante cose che ho imparato le devo a lei ed ancora oggi mi hanno salvato diverse volte da spiacevoli situazioni.
Ricordo che all'epoca ero curiosissimo di sapere come facesse a sapere tutte quelle cose preziose per avviare un'indagine indisturbata ed infatti, una volta tornati in macchina, le chiesi il perché di tutte quelle conoscenze. Senza distogliere lo sguardo dalla guida, mi disse che era un'appassionata di Dan Brown e dei suoi thriller. Sapevo che Robert Langdon aveva ispirato tante menti ed infatti anche lei aveva fatto quella ricerca sul linguaggio dei simboli ed aveva acquisito delle qualità dal famoso personaggio. A quei tempi conoscevo ben poco del famoso scrittore, mentre ora devo ringraziarla per avermi aperto la mente su questi appassionanti romanzi.
"Dobbiamo trovare un posto dove stare"
"Perché?"
"Beh dobbiamo recuperare la scatola non ti pare? Non possiamo mica farci vedere di nuovo al centro oggi. Ricordo che Aliah mi diceva che ogni giorno gli infermieri si turnavano a parte quelli personali dei pazienti. Aspetteremo domani che così non ci riconosceranno"
"Astuto. Conosci qualche posto?"
"Quando ero piccola in fondo alla strada c'era una piccola locanda. Il proprietario è un mio vecchio amico"Guidammo per qualche minuto per poi parcheggiare alla locanda dell'amico di Amelie. Era pressochè vuota con solo un tavolo occupato da degli anziani che giocavano a blackjack. Ci venne incontro un omone enorme con le spalle larghe come un armadio e la pancia ingombrante. Appena vide Amelie la abbracciò con slancio e lei parve quasi soffocare. Gli disse che era in viaggio con un suo amico e che eravamo passati di li per salutare, così l'omone le diede le chiavi di una delle due camere al piano superiore. Salimmo una vecchia scala in legno per poi arrivare in una camera un po' sporca che puzzava di chiuso. Aprii subito la finestra facendo entrare la luce e realizzando che vi era solo un letto matrimoniale. Amelie disse che avrebbe preso uno dei due materassi e che avrebbe dormito per terra, ma io ero un galantuomo e mi offrii di farlo al posto suo. Lei alzò le mani in segno di resa e quella notte mi addormentai sul pavimento. Il giorno dopo avevamo una missione importante da compiere.
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La ragazza di carta pesta
Mystère / ThrillerNessuno sa qual'è il suo vero nome eppure a Waterloo la vita stà voltando le spalle con la morte di suo padre ed il tradimento da parte della sua ricca ragazza londinese. Grazie all'aiuto della madre, vende il suo appartamento nell'omonimo quartiere...