VI- incubo

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~vorrei dargli tutto l'amore che il mio cuore può dare, vorrei non lasciarlo mai~

*Mikasa*

È un nuovo giorno nel corpo di ricerca e mi aspetta una giornata piena di allenamenti.

Decido finalmente di alzarmi, con gli occhi socchiusi tiro giù un lembo della coperta completamente sgualcita e mi dirigo al bagno.

La camera è un disastro, se la vedesse il capitano Levi probabilmente mi ucciderebbe con la sua amata scopa seduta stante .

Dell'acqua gelida aggredisce con foga la mia faccia rendendo probabilmente la mia espressione più cupa.
Di sfuggita colgo il mio riflesso sullo specchio e decido per una volta di dargli retta.

Il mio volto candido ospita un'espressione turbata, delle goccioline accarezzano frettolosamente le gote, le labbra ora sono più scure e leggermente incurvate all' ingiù.

Forse il freddo mi ha leggermente aiutato a rinvenire, ma l' abitudine impedisce un effetto migliore.

Allaccio le cinghie degli stivali ed esco dalla camera, penserò dopo a sistemarla.

Mi incammino per il lungo corridoio quando delle braccia cingono le mie spalle da dietro, il tutto accompagnato da una risata a me nota.

"Buon giornoo!"

"Buon giorno"

Abbozzo un sorriso per poi passare con Sasha lungo le camere di soldati a me probabilmente ignoti.

Arriviamo finalmente tra le panche dove noi soldati consumiamo il cibo, Sasha mi trasporta immediatamente verso del latte.

Ne prende per tutte e due ed allunga le mani di soppiatto su un po' di pane per poi incamminarsi sorridente col suo bottino verso una panca di legno che ospita dei nostri amici, io la seguo a ruota.

Mi siedo di fronte a Jean che mi rivolge un sorriso, potrei giurare di averlo visto arrossire.

È bizzarro vedere come un ragazzo testardo e sicuro di sé possa mostrarsi così vulnerabile.

Mi desta dai miei pensieri la voce tranquilla di Armin che saluta tutti, rivolgendomi un candido sorriso, dietro di lui sembra quasi nascondersi Eren.

"Ciao ragazzi scusate ma devo andare"

Quest'ultimo se ne va senza rivolgermi nemmeno uno sguardo.
Deve essere successo qualcosa al mio volto perché Jean mi guarda triste per poi spostare veloce come un lampo lo sguardo su un punto indefinito del tavolo.
I suoi occhi sembrano ora più rancorosi che tristi.

Ancora una volta Armin salva la situazione sedendosi al mio fianco per poi parlare del più e del meno.

Armin mi ha sempre fatto scoprire la serenità anche nei momenti più difficili.
Contrariamente al frenetismo che trasmettono gli occhi di Eren, i suoi, come di conseguenza, trasmettono tranquillità e sicurezza, facendomi ora bene al cuore.

Mattina e pomeriggio passano con fatica, più che allenarmi per combattere mi sono allenata a non pensare, ma non ho fatto molti progressi.

Colpa dei miei occhi che ricadevano talvolta su quelli di Eren per poi allontanarsi con forza come facevano i suoi.

Domani sarà il giorno fatidico, perciò decido di andare a dormire presto.

Ma il buono proposito viene infranto dai pensieri che non provano neanche ad andare a dormire e che mi tartassano la mente.

Mi sveglio per l'ennesima volta sudata, col cuore a mille ed il respiro irregolare a causa dell' ennesimo incubo.

Percorro per l'ennesima volta quel corridoio che di notte è diventato fin troppo familiare.

La notte illuminata dalla candida Luna mi rincuora, vi è solo una debole nuvola che la carezza.

Mi rivedo in questa notte, calma e tranquilla all' apparenza, ma dentro sto solo urlando.

Ora la mia mente è in balia dei ricordi.

Io ed Eren da bambini ci siamo sempre persi e ritrovati quando giocavamo a nascondino, ora io ho paura di non ritrovarlo, di non poterlo più abbracciare, di non poterlo più tenere con me.

Ma appena ho l'illusione di averlo quasi afferrato lui sfugge via da me svanendo.

Le lacrime bagnano impercettibilmente il mio volto illuminato solo dal chiaro di luna, mi concedo queste amare lacrime ancora per qualche secondo.

Sento un rumore non abbastanza debole da non essere udito.

Appena i miei occhi appannati mettono a fuoco mi volto e mi sembra di scorgere quegli occhi verdi a cui tanto ambisce il mio cuore. Immediatamente mi spingo avanti con i piedi, che se prima eran tremanti ora son ben piantati a terra, sempre più veloce verso la figura.

Ma quando mi sembra di averla finalmente raggiunta mi rendo conto che è sparita nel nulla.

Questo incubo non mi da tregua.

Ancora una volta mi sveglio tremante e sudata, è mattina e devo sbrigarmi.

Non ti farò mai più sentir freddo * eremika *Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora