Il castano si svegliò nel letto della propria cella. Sopra la fronte aveva una pezza inumidita dalla quale scendevano delle goccia d'acqua che percorrevano tutta la superficie delle sue guance come se fossero lacrime. Con la mano si toccò il viso, ma ritrasse subito le dita di riflesso a causa del dolore. Sopra l'addome aveva una sacca di ghiaccio che bruciava a contatto con la sua pelle calda.Il ricordo di quello successo in precedenza iniziò a vagare per la sua mente. Iniziò a ripercorrere tutto l'accaduto, quando si soffermò nel ricordo di due braccia possenti e allo stesso tempo delicate che gli cingevano la vita, del petto scolpito sul quale aveva poggiato la testa e del profumo sublime che quella figura emanava. Eren non aveva la minima idea di chi fosse stato a portarlo al sicuro, ma lo avrebbe scoperto, costi quel che costi.
[...]
L'ora di rientrare nelle proprie celle era ormai arrivata, anche se Eren non si era mosso dal suo letto neanche per mangiare a causa del forte dolore. Non riusciva a prendere sonno, così, con un enorme sforzo e sopportando il dolore, si alzò leggermente, appoggiando la schiena al muro.
Come al solito era buio ed Eren fece di tutto per non pensarci. La sua paura lo affiancava fin dalla nascita: odiava come l'oscurità inghiottisse l'ambiente in cui era, facendo sparire ogni oggetto che lo circondava e rendendolo ignaro di quello che aveva davanti e di cosa il buio celava.
Un piccolo rumore interruppe i suoi pensieri. Alzò lo sguardo, dirigendolo verso le inferriate che delimitavano il suo spazio, e riuscì a vedere l'ombra che l'altra sera lo aveva inquietato. Voleva avvicinarsi per scoprire chi fosse, ma il dolore glielo impedì e rimase seduto a guardare davanti a sé.
Anche se non poteva vederli, sentiva i suoi occhi addosso, scrutare ogni sua parte del corpo in vista. Il castano ricambiò quello sguardo, rimanendo paralizzato e sorpreso dalla situazione che si era creata. Sembrava essersi catapultato in un'altra dimensione, in un posto dove esistevano solo lui e quella figura, nessun altro. Riusciva a vedere solo la sua sagoma, ma sentiva i suoi occhi fissare i suoi. Eren non era un ragazzo timido, anzi tutt'altro, non aveva peli sulla lingua e se si sentiva di dire qualcosa la diceva senza neanche pensarci; così decise di dare fiato alla sua curiosità.
"Chi sei?"
Nessuna risposta.
"Oi, c'è nessuno? Eppure ti vedo."
Niente, nemmeno un rumore, sembrava essere un fantasma. Il castano stava per aprire di nuovo la bocca, quando l'ombra sparì nel nulla, lasciando Eren leggermente sorpreso e anche un po' deluso. Ma fu felice, perché in quel momento, mentre stava osservando l'oscurità, non aveva avuto paura. Quella fu la prima volta in cui Eren non ebbe paura di quello che il buio celava, anzi, ne fu attratto.
[...]
Era seduto nel tavolo della biblioteca, teneva il libro tra le mani: le parole e le frasi scritte in quel pezzo di carta stavano avendo tutta la sua attenzione. Il modo in cui lo scrittore creava dubbi al lettore era eccezionale, il castano era con il fiato sospeso, ormai aveva quasi scoperto la vera identità di Hanna, era una semplice paziente? O qualcosa di più? (il libro è la Casa delle voci) Aveva un legame con il dottore? Lo avrebbe scoperto solo leggendo.
Stava per girare pagina quando , una figura si sedette al suo fianco, Eren era talmente preso dalla lettura, che non si accorse nemmeno di avere compagnia in un primo momento. "Direttore Ackerman come mai da queste parti?"
Levi schioccò la lingua senza però rispondere. Anche lui stava leggendo un libro. Il castano allungò il collo per cercar di capire cosa stesse leggendo e quali fossero i gusti di quell'uomo misterioso, ma fu tutto invano, perché il corvino si alzò e si mise nel tavolo di fronte, dando le spalle ad Eren.
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DARE ME
FanfictionUn serial killer chiamato Eren Jaeger , verrà rinchiuso in un carcere ad alta protezione, chiamato wall Maria, di un uomo affascinate e misterioso, il direttore Levi Ackerman. Per eren diventerà un gioco , riuscire a sciogliere il carattere freddo...