cap 6

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Quella mattina Eren venne svegliato, prima del previsto da un suono ,metallico, proveniente dalle inferriate nere della sua cella, " Jeager, esci devi andare in un posto"
Il castano si alzò dal letto, e molto lentamente raggiunse l'agente.
Uscì ed iniziò a seguire l'uomo in uniforme. Mentre camminavano l'assassino si soffermò sul fondoschiena di quest'ultimo , il quale era ben fasciato dalla divisa blu, e le forme erano ben visibili, - Eh non male- pensò tra se e se, passandosi  la lingua tra le labbra, - ho l'imbarazzo della scelta -.

Attraversarono tutte le celle del suo piano, scesero le scale di ferro, e si fermarono davanti una porta. Quest'ultima venne aperta da l'agente , il quale fece cenno ad Eren di entrare. Appena entrò vide una scrivania non troppo grande, piena di fogli sparsi, le penne e matite dentro un'apposito contenitore ed un computer di ultima  generazione all'estremità del tavolo di legno. Prima che potesse fare domande , la porta dalla quale era appena entrato si chiuse lasciandolo solo in quella stanza, senza evidente proprietario. Iniziò a pensare , al corvino, magari gli era mancato e voleva continuare da dove si erano lasciati , ma quel pensiero venne subito smentito quando da un'altra porta, posta a sinistra della scrivania, entrò una donna.

" Ehiii, tu dovresti essere Eren giusto?" disse la donna con forse un po' troppo entusiasmo, il castano si limitò a fare un cenno di approvazione con il capo, per evitare di instaurare una conversazione, " Bene perfetto, io sono Hanji Zoe , non che psichiatra di questo edificio" Eren si allontanò di scatto e finì con la schiena appoggiata al muro, " Psichiatra? Io non ho bisogno di uno strizza cervelli, non sono pazzo" disse alterato e rosso dalla rabbia, odiava essere considerato tale " Tranquillo, qui nessuno ti considera pazzo, nemmeno io, fare queste sedute è obbligatorio per i detenuti di questo carcere , ordini del direttore Ackerman".

L'assassino non aveva alcuna intenzione di farsi fare il lavaggio del cervello,tantomeno di passare le sue mattinate con questa pazza, e raccontagli i suoi problemi. Fece per aprire la porta, ma venne bloccato da una mano di lei, che gli afferrò con forza il polso " Hai sentito quando ti ho detto che è obbligatorio? Non fare le bizze su, non ci vorrà molto" disse sussurrando al suo orecchio, il ragazzo si liberò dalla presa ferrea della donna, e rassegnato si mise a sedere sopra la piccola poltrona in pelle che era posta davanti alla scrivania, accavallò le gambe incrociò le braccia, e assunse un'espressione strafottente.
" Bene parlami di te, sono tutta orecchi" disse la donna con gli occhi lucidi dall'emozione, " Mi chiamo Eren , ho 23 anni, mi piace il caz-"
" Fermo! Basta così" si corpì il volto con le mani, per nascondere le sue guance paonazze, - ho detto qualcosa di sbagliato?- pensò il castano tra se e se.

" Va bene andiamo avanti, come ti trovi qui?" Riprese ,Hanji, era troppo entusiasta quella donna, considerando il fatto che stava parlando con un assassino che uccideva le persone a sangue freddo ,  " Mh bene, direi che i suoi colleghi non sono male"
" Ahh bene, chi ti sembra più alla mano?" questa ragazza non smetteva di fare domande,

" Allora vediamo.."

l'assassino poggiò il mento sopra il palmo della mano assumendo un'espressione pensierosa, e dopo qualche secondo riprese a parlare, " Le guardie hanno tutte un bel culo, soprattutto quella che mi ha accompagnato qui, ma sinceramente riconosco che il culo più bello della prigione, è quello del direttore Ackerman" disse tutto d'un fiato senza preoccuparsi , dell'espressione scioccata della psichiatra, infondo aveva risposto alla sua domanda, con estrema sincerità e non si spiegava la reazione di quest'ultima.

" Ah ok, non era propio questo quello che intendevo ma ok va bene lo stesso" disse curvando le labbra in un sorriso più finto del colore dei suoi capelli, " Bene Eren per oggi abbiamo finito , ci vediamo tra due giorni!" finalmente la tortura era finta, il castano si alzò spostando la poltrona all'indietro, non troppo delicatamente, si avviò verso la porta ed uscì.

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