Capitolo 36

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Uscito dal bagno, mi affretto a raggiungere la comitiva che si era già messa in coda alla cassa per pagare il conto.
-tutto bene?-mi chiede Steven, cercando di leggermi dentro.
-non grazie a te, mi spieghi che cazzo ti è preso?-
Fa spallucce-non mi sembra di aver fatto di niente di male, era solo un bacio innocente-
-si ma potevi evitartelo, visto che conosci bene i precedenti tra me e James. Tu l'hai provocato, non provare a negarlo e io voglio sapere il motivo-
Si avvicina a me, facendo quasi sfiorare i nostri nasi e sussurra-forse è perché mi sono stancato di essere la tua seconda scelta-
Volevo replicare per dirgli che si stava sbagliando, ma la voce allegra di Vanessa che si rivolge a noi due, me lo impedisce.
-Ragazzi adesso che programmi avete?-
-perché?-gli chiedo con aria interrogativa.
-perché alcuni colleghi vanno al White Moon, una discoteca a 500 metri da qui e ci hanno chiesto di unirci a loro, a voi andrebbe?-
-io ci sto, tanto mia moglie e mia figlia dormono a casa di mia suocera stasera, quindi non ci sono problemi-esclama Dylan.
-ci sto anche io, a te va bene Steven?-rispondo entusiasta.
-non è neanche da chiedere-mi sorride lui, facendomi ripensare alle parole che mi aveva detto prima, mentre adesso si comportava come se non fosse successo nulla. Chi lo capisce è bravo!
-quindi qual'e la destinazione?-si intromette Mark, rivolgendosi a Vanessa, mentre la figura mogia di James lo seguiva senza dire una parola.
-V.. vicedirettore-balbetta lei, non aspettandosi la sua domanda-ehm gli altri hanno proposto di andare al White Moon-
-mm è un ottima idea, ci stai Jam?-
-non mi va-risponde lui con voce fioca, non degnandoci di uno sguardo.
-dai per favore Jam, che ti costa? È venerdì sera, preferisci passarti la serata a casa a dormire come un nonnetto invece di divertirti?
Per favore, se non hai voglia, fallo almeno per me, non lasciarmi da solo! -lo guarda negli occhi, mettendo su la sua migliore espressione convincente.
Sbuffa-e va bene, ma quando ti dico che voglio tornare a casa, me ne torno a casa, intesi? -
-si signore-gli sorride, prendendolo a braccetto -ma ora andiamo-
Guardo con la coda dell'occhio James che appoggiato a Mark, accenna un sorriso e comincio a provare un dolore strano all'altezza del cuore.
Continuo a studiare ogni loro movimento per tutto il tragitto e oltre a non staccarsi per un solo secondo, vedo il sorriso del capo spuntare più di una volta.
Mark influenza James molto di più, ma soprattutto in modo diverso di quello che mi aspettassi.
Ho sempre pensato che quei due avessero una relazione, visto che sono perennemente insieme e soprattutto dopo averli visti baciarsi, ma adesso osservandoli attentamente è come se in loro rivedessi gli stessi atteggiamenti che avevamo io e Steven, prima di fare il passo successivo. Forse sono stato influenzato da quello che mi aveva detto proprio lui settimane fa ovvero che ci stava sfuggendo qualcosa che non riuscivamo a capire, ma in questo momento c'è una sensazione dentro al mio cuore che mi dice che potrei avere ragione. Ma in qualunque caso dopo la discussione che abbiamo avuto in bagno, dubito che James avrà voglia di parlare con me ed è meglio così. La cosa migliore da fare per entrambi è andare avanti.

Arrivati al locale lasciamo i giubbotti al guardaroba e prima di cominciare a ballare, decidiamo tutti di prenderci qualcosa da bere.
La sala è gremita di gente che balla e si diverte e le luci colorate che aleggiano nella pista quasi non mi permettono di vedere ad un palmo dal mio naso.
Io ordino il mio amato Blue Lagoon, seguito da Steven, che mi sorride, ricordandosi cosa era successo quella sera in discoteca a Los Angeles dopo che avevamo bevuto lo stesso cocktail.
Io ricambio, pensando che sembrava passata una vita da quel giorno, ma che in realtà era trascorso soltanto un mese.
Già un mese che ci frequentiamo e ancora mi sembra di vivere in una sorta di limbo da cui non è facile uscire, anche se sono consapevole che una buona parte di colpa sia mia.
Perché è così difficile capire cosa si vuole veramente?
L'animo umano è così complicato da comprendere che a volte l'unico modo per trovare la soluzione ai nostri problemi è proprio quello di sbatterci la testa contro. E quel momento sarebbe arrivato presto anche per me, ne ero certo.
Mentre sono ancora immerso nei miei pensieri, Steven mi prende per mano e mi trascina dall'altra parte della pista.
Mi guarda negli occhi, prima di dirmi-ora che siamo da soli, posso baciarti?-
A quelle parole mi addolcisco, annuendo e appoggiando le labbra sulle sue in risposta.
Lui mi sorride e comincia a baciarmi con lentezza e passione, facendomi assaporare ogni tocco della mia lingua con la sua che ormai era diventata così familiare e rassicurante.
Mi sento bene, mi sento al sicuro, mi sento come se al mondo non ci fossero più problemi e tutto ciò che esistesse fossero solo le nostre labbra che si confondono l'una con l'altra.
-hei piccioncini siete qui-ci saluta Vanessa, facendomi sobbalzare e allontanare immediatamente da Steven.
-è troppo tardi, ormai vi abbiamo beccato-mi rivolge un sorrisetto Dylan.
-mi dispiace se ti abbiamo disturbato-
-nessun disturbo-ridacchio io imbarazzato-ma gli altri dove sono?-
-laggiù, seduti su quel divanetto-mi indica Vanessa con il dito-per ora dovrai accontentarti di noi due. Allora cosa aspettiamo a buttarci in pista? Su muovete quei culi-
-noi possiamo farlo, ma qualcuno qui ha una certa età-ridacchio rivolgendomi a Dylan che mi rivolge una smorfia.
-mi sa che qualcuno qui non vuole tornare a casa stasera-ribatte, riferendosi al fatto che è stato lui a darmi un passaggio all'andata.
-tanto sarei comunque tornato con Steven-gli faccio la linguaccia, facendo ridere i miei amici-dai su è ora di scatenarci-
Le note di una canzone reggaeton rieccheggiano nella sala e tutti insieme cominciamo a muoverci a ritmo di musica, muovendo i fianchi.
Dopo aver ballato e sudato per circa 3 canzoni, Steven si avvicina di nuovo a me e si riappropria della mia bocca, fregandosene degli altri che ormai avevano capito l'entità del nostro rapporto.
Io ricambio il bacio, rivolgendo un ultima occhiata in giro per controllare se ci fossero James e Mark nei dintorni, ma per fortuna intravidi le loro figure sui divanetti.
Emisi un sospiro di sollievo e portai tutta la mia attenzione alle labbra di Steven che mi stavano divorando, non lasciandomi nemmeno il tempo di respirare.
Le nostre lingue si aggrovigliarono di nuovo, trasformando ben presto il tutto in una situazione fin troppo bollente.
Sento caldo in ogni parte del corpo, anche se una parte di me è ancora preoccupata che James possa assistere alla scena, anche se non dovrebbe importarmene.
Cerco di concentrarmi sul bacio e sulla sensazione di calore che mi sta facendo provare Steven, fino a quando non accade l'impensabile: un minuto prima stavo baciando il mio quasi ragazzo, mentre un minuto dopo mi ritrovo steso per terra, a causa della spinta e del pugno che qualcuno mi aveva appena tirato in faccia.
Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo fino a quando i miei occhi non misero a fuoco il volto di Mark che mi gridava-Brutto pezzo di merda, devi smetterla di far soffrire James-
Non ebbi neanche il tempo di replicare che un altro pugno mi colpì dritto allo stomaco, facendomi contorcere dal dolore.
Qualche secondo dopo che ebbi il tempo di metabolizzare il tutto, i miei occhi si riempirono di rabbia e mi alzai da terra con la voglia di spaccare il mondo, ma soprattutto una persona in particolare.
Steven non ebbe neanche il tempo di fermarmi e di correre in mio soccorso che io mi ero già fiondato su Mark, restituendogli il pugno che mi aveva dato.
-che cazzo stai dicendo? Io non sto facendo soffrire proprio nessuno-
Mi guarda un attimo negli occhi arrabbiato, prima di urlarmi- ah davvero? E cominciare ad uscire con lui per poi lasciarlo senza spiegazioni e metterti con un altro, come lo chiami?-
Mi tira un altro pugno, colpendomi sullo zigomo destro e spingendomi sul pavimento, mentre io lo tiro giù con me, facendoci ritrovare entrambi per terra.
I miei occhi lampeggiano di rabbia pura dopo aver sentito sta frase, tanto che non riesco più a darmi un freno e comincio a schiaffeggiare Mark ripetutamente, mentre lui cerca di ribellarsi e ci rotoliamo per terra, continuando a darcela di santa ragione.
Blocco un suo pugno, stringendogli il polso e urlo con tutto il fiato che ho in gola -è tutta colpa tua, è solamente colpa tua. Tu mi hai allontanato da James, tu lo hai baciato, mentre ci stavamo frequentando, tu mi hai portato a rinunciare a lui. Tu non hai fatto altro che cospirare contro di me e io non ti permetto di darmi la colpa brutto stronzo, non ti devi permettere-
Comincio ad avere gli occhi lucidi a causa della frustrazione e della rabbia, Mark cerca di colpirmi, ma viene fermato da James che urla-adesso basta, finitela-
Incrocio il suo sguardo che in pochi attimi mi fa capire che ha sentito tutto.
Anche Steven si mette in mezzo, spostando il corpo pesante di Mark da sopra di me e aiutandomi ad alzarmi.
James fa lo stesso con Mark e prima che io riesca a pronunciare una qualsiasi frase lui ci guarda tutti e tre e con aria solenne annuncia-è meglio che ce ne andiamo di qui prima che qualcuno chiami la polizia o ci sbattino fuori. Il posto più vicino è casa mia e che lo vogliate o no, abbiamo bisogno tutti di fare un bel discorsetto e non accetto obiezioni. Sono stufo di queste mezze verità, entro stasera voglio sapere tutto e per fare questo ho bisogno che ognuno di noi racconti la sua versione, persino tu-si rivolge a Steven con uno sguardo eloquente.
L'unico che gli risponde è proprio il biondo che esclama un-sono d'accordo con te-mentre io e Mark ci limitiamo ad annuire, essendo ancora provati e arrabbiati l'uno con l'altro.

Fortunatamente la casa di James si trova a neanche 15 minuti a piedi dalla discoteca e dopo aver salutato frettolosamente i miei amici preoccupati, ci ritroviamo tutti e 4 seduti intorno al tavolo.
James ci passa il kit di pronto soccorso e ci aiuta a medicarci entrambi con l'aiuto di Steven che non dice una parola, ma mi rivolge un sorriso rassicurante, anche se di rassicurante in sta situazione non c'è proprio niente.
Completata l'operazione il proprietario di casa, incrocia le braccia al petto e tuona-allora chi vuole cominciare a parlare?-
Rabbrividì, sapendo che il momento della verità ormai era arrivato.

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