Capitolo 23

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-adesso devo proprio andare-mi saluta James sorridendomi e scoccandomi un dolce bacio a stampo, dopo essersi rimesso i pantaloni.
-a dopo-lo saluto, continuando a seguire con uno sguardo sognante la sua figura fino a che non sparisce dalla mia vista.
Sospiro di felicità, ormai è da una settimana che andiamo avanti così, è una settimana che non riusciamo più a staccarci l'uno dall'altro, che passo più tempo a casa sua che a casa mia, che non facciamo altro che fare l'amore ovunque sia in casa che in ufficio, senza riuscire a trattenerci.
A volte mi sembra di vivere in un sogno, non mi sembra vero di poter stare affianco alla persona che amo e non mi sembra vero di poter essere finalmente così felice.
Per anni ho pensato che l'amore non facesse per me, ma ho capito che mi sbagliavo, non era l'amore a non fare per me, era il fatto che nessuno era e nessuno sarà mai  James. Il mio cuore è solo suo e io non posso fare niente, se non accettarlo.
Con il sorriso ancora stampato sulle labbra, decido di immergermi nel mio lavoro per le restanti ore che mi rimangono della giornata.
Alle 17:30 stacco finalmente gli occhi dal computer e lo spengo, concludendo la mia giornata di lavoro.
Mi infilo la giacca e mi dirigo verso l'ufficio di James con l'intento di chiedergli se volesse venire lui a casa mia per questa volta.
Questa proposta non era fatta a caso, la mia idea era di preparargli una bella cenetta per poi mettere in chiaro finalmente i nostri sentimenti.
È vero fare l' amore continuamente era divertente, ma non mi bastava più, non volevo piu solo il suo corpo, ma anche la sua anima, volevo tutto di lui e lo avrei ottenuto o almeno è quello che pensavo, fino a che non arrivai davanti alla porta mezza aperta del suo ufficio e in quel momento mi crollò il mondo addosso.
L'immagine delle labbra di Mark che si appoggiano a quelle di James, mi passa davanti a rallentatore, causandomi un dolore lancinante al petto.
Passano solo pochi secondi, prima che decido di voltarmi e di andarmene via in un evidente stato di shock, con il corpo che non vuole smettere di trememare.
Il tragitto dal lavoro fino a casa trascorre in un lampo, come se fossi in uno stato di incoscienza tale da non riuscire più a risvegliarmi, vedo le persone camminare, parlare tra loro, ascoltare la musica in metro, ma davanti a me non appare nulla, come se ci fosse un enorme muro che coprisse ogni singolo suono e immagine di questo mondo.
Arrivato a casa mia, mi butto letteralmente sul divano, poi mi guardo intorno e preso da un enorme scatto d'ira mi alzo all'improvviso e comincio a lanciare per terra tutto ciò che trovo in cucina: bicchieri di vetro, piatti, vasi, libri..poco importa quale oggetto sia se può servire a placare anche solo un minimo la tempesta che si ripercuote dentro di me.
-ti odio, ti oddiooo-urlo ogni volta che un oggetto si schianta al suolo-sei un bastardoo, sei solo un bastardo-
Urlo a pieni polmoni, buttandomi infine per terra dopo questa sfuriata, per cercare di non sentire il dolore atroce che si stava propagano al centro del mio petto.
Fa così male che non riesco a respirare, fa così male essere stati illusi e traditi ancora una volta.
Non ce la faccio più! Non ce la faccio più a sopportarlo!
Sollevo lo sguardo, notando che mi sono tagliato con dei cocci di vetro e che dalla mia mano destra sta uscendo un enorme quantità di sangue, ma non ho la forza di pulirla e di andarla a disinfettare, vorrei solo che continuasse a fare male, cosicché quel dolore possa distrarmi da quelle  sensazioni orribili che sto provando dentro.
In un piccolo momento di lucidità, capisco di non poter farcela da solo e chiamo l'unica persona che possa capire veramente come mi sento.
-ti prego vieni a casa mia, ho bisogno di te-riesco solo a comunicargli con la voce distrutta prima di chiudere la telefonata.

Non sono passati nemmeno 10 minuti che suonano alla porta e uno Steven tutto affannato e preoccupato si presenta davanti a me.
-Ryan, mio dio cosa ti è successo?-
-Steven sei qui-incrocio il suo sguardo carico di preoccupazione e crollo, buttandomi letteralmente addosso a lui e cominciando a piangere tutte le lacrime che avevo trattenuto fino a quel momento.
Lui delicatamente ricambia il mio abbraccio e mi solleva per portarmi sul divano, senza staccarsi un attimo da me.
-lo odio, lo odio-comincio a singhiozzare sulla sua spalla-lo odio con tutto il cuore-
Lui non dice nulla, si limita solamente ad accarezzarmi i capelli e a continuare a stringermi dolcemente, fino a che non mi calmo e le lacrime non cessano finalmente di scendere dalle mie guance.
Solo a quel punto si stacca da me e mi guarda dritto negli occhi chiedendomi-mi spieghi cosa è successo?-
-lui..James.. noi ci eravamo riavvicinati, passavamo le giornate a baciarci e a fare sesso proprio come due fidanzati, io pensavo ci stessimo riprovando davvero, invece sono stato solo uno stupido per l'ennesima volta-gli comunico con la voce rotta- oggi volevo mettere in chiaro i miei sentimenti, invece l'ho trovato a baciarsi con quello stronzo nel suo ufficio. E sai qual'é la cosa che odio di più? È che per lui ho distrutto tutti i muri che avevo eretto in questi anni, per lui ho fatto uscire tutte le mie debolezze, tutte le mie emozioni, per lui ho fatto crollare la facciata da duro che mi ero costruito con il tempo, perché volevo donargli ogni parte di me, sia quella brutta che quella bella, ma alla fine cosa ho ottenuto da lui? Un altro tradimento, un'altra presa per il culo, un altro enorme dolore che mi impedirà di amare di nuovo.
E io lo odio per questo, lo odio con tutto me stesso-
-quel pezzo di merda, come cazzo ha potuto fare una cosa del genere?? Io lo ammazzo, è la volta buona che lo ammazzo-urla, stringendo forte i pugni.
-calmati-sospiro-andarlo a picchiare non servirebbe a nulla comunque-
-e allora cosa hai intenzione di fare?-mi chiede, addolcendo il tono di voce e stringendo la sua mano con la mia.
-non voglio più avere niente a che fare con lui, per troppo tempo sono rimasto bloccato in questo baratro di tristezza e infelicità per colpa sua, è ora di darci un taglio, anche se so che non sarà per niente facile- gli rispondo in modo deciso.
-dimenticare qualcuno non è mai facile, guarda me per esempio? Dopo tutti sti mesi sono ancora qui a pensare al mio ex, sono davvero patetico, però penso che con un po'di forza di volontà possiamo farcela entrambi, ma solo se combattiamo insieme, ci stai?-sporge il mignolo per stringere una vera promessa.
-ci sto-incrocio il mio mignolo al suo.
-ma cosa diamine hai fatto? - urla quando si accorge della mia mano sanguinante.
-ora te ne accorgi-faccio spallucce.
-scusa se ero un po'occupato a consolarti per accorgermi del resto,dai andiamo a disinfettarti subito-mi ordina.
Annuisco e gli indico il kit medico che lui prontamente usa abilmente per tamponarmi la ferita e poi per chiuderla con un ceretto.
-va un' po meglio? - mi chiede, studiando la mia mano.
-molto meglio, grazie mille-
-mm e sto casino? - mi domanda, rivolgendo il suo sguardo al pavimento ricoperto di cocci di vetro, piatti, vasi e bicchieri distrutti.
-ero un po'incazzato-
-ricordami di non farti mai arrabbiare allora-mi prende in giro-dai ti aiuto a mettere a posto sto casino, dov'è la scopa?-
-è nello sgabuzzino-
Dopo esserci dati da fare per non lasciare per terra oggetti pericolanti e aver buttato ogni cosa, ci ributtiamo sul divano.
-sicuro di sentirti meglio?-mi guarda con la coda dell'occhio, mettendo una mano intorno alla mia spalla.
-sto meglio, non ti preoccupare, però puoi restare qui con me per stanotte?-gli chiedo con uno sguardo speranzoso e titubante.
-non è neanche da chiedere- mi sorride.
Ricambio il sorriso e mi accoccolo contro di lui sul divano, mentre lui comincia ad accarezzarmi la testa.
-mi dispiace di essere scomparso sta settimana e soprattutto di non averti raccontato nulla di quello che è successo -gli sussurro con rammarico.
-non ci pensare-mi rassicura continuando ad accarezzarmi-capisco che eri nella tua bolla di felicità e so che sicuramente più avanti me ne avresti parlato-
-certo che lo avrei fatto- lo guardo negli occhi, cercando di fargli capire la mia sincerità.
-e allora non hai niente di cui scusarti-abbozza un sorriso.
-grazie, grazie davvero di tutto- chiudo gli occhi, cullato dalle sue carezze, dimenticandomi del mondo circostante e del dolore che provo in fondo al cuore, mentre il mio telefono impostato in modalità silenziosa comincia a squillare insistentemente, senza che nessuno se ne accorga.

Ciao a tutti, so che di solito non scrivo molto, ma oggi vorrei davvero chiedervi come state per tutta questa situazione?
Io personalmente mi sento un po'come Ryan in questo capitolo: intrappolato in un baratro senza fine.
E voi come la state vivendo? Io che abito in Piemonte, sinceramente non so come farò ad affrontare un mese rinchiusa in casa😢
Per il resto spero che vi stia piacendo la mia storia e che continuerete a seguirla. Grazie di tutto!
Baci, pamela❤️

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