Cap.6

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Era passata un'altra settimana infernale e Jason kiliman,l'ispettore che già da quattro anni si stava occupando del caso di Jackline,riuscì finalmente a ritrovare il dannato furgoncino bianco latte con cui la ragazza era stata rapita. Si diresse immediatamente all'indirizzo dove esso era stato localizzato,bussò alla porta di quella casa violentemente e infuriato,avrebbe voluto prenderla a pugni tanto forte da romperla ma non lo fece. Pur non sapendo per certo che li si trovasse davvero il rapitore,era comunque sicuro di ciò che stava facendo e continuò a bussare. Bussò finché la porta non venne spalancata frettolosamente da un uomo alto e apparentemente freddo. Kiliman si rivolse all'uomo con aria professionale:"Buongiorno,lei è il signor Mark giusto? Sono della polizia,abbiamo un mandato per controllare il suo appartamento e il suo furgoncino!" Mark,sudò freddo per un attimo,ma subito dopo li fece entrare in casa quasi con aria di sfida. Se la sarebbe aspettata prima o poi una visita da parte della polizia,e anche dopo quattro anni era restato comunque fermamente pronto ad accoglierla.

Kiliman entrò con sfacciataggine in casa,rimanendo stupefatto alla vista di tutto quell'ordine,quasi fastidioso alla vista. Si sarebbe aspettato una casa disordinata e per niente curata,ma prese tutto quello splendore come un aiuto per la sua ricerca. Iniziò a catapultare tutto in cerca di indizi. Scaffali,armadi,comodini,ma nulla. Gli sarebbe bastato solo un capello,un indumento,un piccolo particolare,ma era chiaro che Mark era stato attento a non lasciare traccia di Jackline.

Kiliman ormai rassegnato uscì fuori dalla casa per dirigersi verso il furgoncino,almeno quello era il furgoncino che stava cercando,ma non gli avrebbe comunque risolto nulla per il momento. Decise lo stesso di sequestrarlo e si diresse verso Brenton street per ritornare al lavoro." Arrivederci signor Mark,arrivederci."

Lanciò uno sguardo fulminante e abbandonò la villa.

***

Era un'altra delle solite giornate da strapparsi i capelli per Jackline,stava notando giusto appunto che essi le stavano iniziando a crescere nuovamente e accennò un sorriso.

Era venerdi mattina,ed oggi era la giornata della cura del giardino,o come la chiamava Jackline, il "Green day". Sapeva che Mark,che finalmente si era deciso di presentarsi a Jackline, ogni venerdì potava l'erba del giardino,e lo capiva dal fatto che quando lei risaliva su in casa per dare una spolverata trovava impronte di terra su tutto il pavimento del salone.

Di nascosto da Mark le annusava intensamente prima di ripulirle, le davano un senso di felicità e di libertà ,che era ciò che non riusciva piu a provare da tempo. Le sarebbe bastato anche solo guardare il giardino da lontano,perfettamente tagliato con cura,ma Mark abbassava le serrande ogni volta che Jackline doveva salire in salone.

Ma oggi sarebbe stato diverso.

Salì per l'ennesima volta in casa,ma notò che a terra non si presentavano tracce di terra o un filo d'erba. Questo la rattristava ma capì subito che qualcosa non andava,sarebbe stato strano che Mark saltasse il giorno del 'Green day' senza un motivo valido.

I suoi pensieri vennero subito interrotti.  Si sentì strattonare il braccio da Mark e si girò di scatto.

"Ascolta ragazzina,voglio che sia tu a a curare il mio giardino da oggi in poi."

Jackline ne rimase meravigliata.

Avrebbe finalmente potuto respirare all'aria aperta e giacere per qualche minuto sul verde del prato come faceva da piccola,sentire il profumo della terra,guardare il sole,dare una forma alle nuvole o semplicemente sorridere.

Era felice,dio se era felice.

Claustrophobia.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora