Capitolo 12.

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«L'amore è composto da
un'unica anima che ha
due corpi».
Aristotele

Scarlett

Dopo aver giocato allo sciocco gioco della verità, ci stuzzichiamo strappandoci i vestiti che rimangono fra un bacio e l'altro e carezze avide che ci fanno prendere fuoco. Adoro questo lato scherzoso di Justin. È divertente, dolce e dannatamente sexy. Quando ha detto che voleva controllare quanto fossi bagnata, mi sono sentita sciogliere. E quando mi ha tolto i pantaloni della tuta facendomi scivolare le dita fra le gambe, sono quasi venuta all'istante.
Non ho mai provato nulla di simile. Non mi sono mai sentita così vicina a un altro essere umano prima d'ora.
Sono bloccata sotto di lui, in trappola, ma non vorrei essere da nessun'altra parte. I suoi capelli morbidi mi sfiorano il petto mentre scivola piano verso il basso, facendomi venire la pelle d'oca. La sua bocca è ovunque, mi perlustra, e mi sento come se volassi sopra le nuvole, persa.
«Guardami, piccola». Spalanco gli occhi, sorpresa per l'appellativo. Di solito mi chiama sempre Scarlett. «Guardami», sussurra.
Obbedisco, senza fiato quando lascia cadere baci leggeri fra i seni, sulla pancia, senza mai distogliere gli occhi. Gli passo le dita fra i capelli, e lui mi copre un seno con la bocca, stringendo un capezzolo fra le labbra e succhiandolo. Chiudo gli occhi, sopraffatta dalla sensazione deliziosa della sua bocca che esplora intimamente la mia pelle. Allargo le gambe per lasciare che il suo corpo si incastri perfettamente al mio.
Ecco cosa immaginavo fra noi. Nessun muro, nessuna barriera. Finalmente sembra essersi arreso a me.
Si solleva appoggiando le mani da un lato e dall'altro della mia testa. Ci guardiamo, e quando vedo la sua espressione il cuore mi batte così forte che penso mi stia per schizzare fuori dal petto. È come se stesse combattendo contro se stesso, incerto su che mossa fare. «Che c'è che non va?», chiedo, rimorda che possa dire qualcosa che rovini il momento magico fra noi.
«Devo confessarti una cosa». Appoggia la testa a una mano, come se fosse in imbarazzo. «Non l'ho mai fatto prima».
Eh? «Uhm, odio rivelartelo, ma io l'ho già fatto prima, eccome. Insieme a te. Più di una volta».
Ridacchia. «Voglio dire... merda, non so come fare».
«Ancora il gioco della verità, Justin?». Con una mano gli sfioro la guancia, indugiando sulla barba corta che si sfuma sulla mascella. Mi piace la sensazione ispida della sua pelle quando mi bacia. È sexy. «Non essere timido. Dillo e basta».
Si avvicina all'orecchio, il respiro caldo contro la guancia. «Non sono mai sceso là sotto, prima», sussurra.
Okay, ora sono scioccata. Lo allontano per poterlo guardare in faccia. «Sul serio?»
«Sul serio». È tutto rosso e mi fa tenerezza.
Dio, è supercarino ed è solo mio. Mio, mio, mio. Stiamo fingendo di essere normali e non lo siamo. Siamo due persone incasinate.
Ma non mi interessa che sia un tipo problematico e che sia afflitto da una marea di stronzate causate da quella donnaccia così disgustosa che nemmeno riesco a pensare al suo nome. Lo desidero comunque. Sempre. Disperatamente. So che sta facendo del suo meglio per affrontare i danni e rimettere insieme i pezzi.
Più di tutto, so che ha bisogno di me. E io di lui. Lo amo. E anche se non ce lo siamo ancora detti, nel profondo del mio cuore so che anche lui mi ama.
«Se non vuoi farlo, non sei obbligato». Lo incoraggio a fare marcia indietro perché non voglio che senta nessuna pressione. Ha già abbastanza pressioni nella vita. Il gioco della verità è stato duro per lui: sapevo che la proposta lo avrebbe messo a disagio. Ma credo che ci abbia aiutati ad avvicinarci.
Un sorriso sexy gli incurva le labbra e per un attimo rimango senza fiato. «Oh, lo voglio, Scarlett, più di quanto immagini».
Ora è il mio turno per essere in imbarazzo, e mi sento avvampare le guance. «Allora cosa stai aspettando?»
«Volevo solo avvisarti. In caso rovini le cose». Si appoggia di nuovo a me, le labbra contro il mio collo. Mi bacia e mi stuzzica, e io mi perdo perché mi fa impazzire.
Mi perdo e mi ritrovo. Con lui.
È preoccupato che qualcosa andrà male, ma non sa che non può rovinare proprio niente.
Ogni cosa che fa, che dice, il modo in cui mi tocca... tutto è perfetto e spaventoso. È ciò che ho sempre desiderato.
Justin percorre il mio corpo con le mani, la bocca, la lingua... Dio, la lingua! Mi lecca ovunque, assaporandomi, finché non mi contorco sotto di lui, infuocata. Fa scorrere le dita all'interno delle cosce e mi viene la pelle d'oca. Fremo dall'eccitazione al pensiero dei suoi baci sulla pelle sensibile della mia pancia, dei fianchi.
E quando finalmente assesta una timida leccata fra le gambe, gemo così forte che quasi mi vergogno.
Ma come posso vergognarmi quando l'uomo che amo alla follia mi schiaccia con un'ondata di piacevoli sensazioni dopo l'altra? Mi esplora con la lingua, facendo scivolare un dito dentro di me.
È troppo. Eppure non è abbastanza. Voglio venire, ma voglio anche che duri e quando aumenta la velocità so che sono pericolosamente vicina a lasciarmi andare.
«Dimmi dove, piccola», sussurra mentre io fremo e ansimo, tirandogli i capelli con le dita. «Dimmi cosa ti piace».
«Più su», mugugno, e lui ubbidisce, agitando la lingua sul clitoride, le dita profonde dentro di me. Oh... così... è perfetto, dove mi tocca, dove mi lecca. Perfetto. Sì, lì...
Con un sospiro soffocato sussurro il suo nome mentre vengo. L'onda di piacere mi sommerge ancora e ancora, allontanando i miei pensieri per farmi soltanto godere.
Justin ora incombe su di me, le sue mani grandi che mi afferrano i fianchi posizionandomi, e senza aspettare mi scivola dentro. Ansimo al primo contatto, contraendosi quando mi riempie. Si abbassa su di me e mi bacia, e nel giro di un attimo i nostri corpi si muovono frenetici l'uno contro l'altro, dentro l'altro, spingendoci sempre di più verso il limite finché non siamo quasi senza fiato, sudati, una massa di corpi intrecciati.
Appoggia la fronte sulla mia, il respiro caldo sul mio viso. «Scarlett». Chiude gli occhi, ansimando così forte che il suo petto sfrega contro il mio. «Stare con te è fantastico».
Sto per scoppiare, e anche lui. Moriremo se non veniamo all'istante. Insieme. L'orgasmo numero uno è ormai un ricordo lontano. Il due minaccia di arrivare presto, e con le gambe gli cingo la vita, permettendogli di entrare più a fondo.
Spinge più forte, e io mi muovo con lui. Lo incoraggio con parole sussurrate, graffiandogli la schiena con le unghie e dandogli il ritmo con le mani. I nostri corpi sono così legati da essere diventati uno solo.
L'ho già sentito dire prima. Due persone che diventano una, tanto da non riuscire a distinguere dove inizia una e finisce l'altra. E ho sempre pensato che fosse sdolcinato.
Ma è così che mi sento con Justin. I nostri corpi sono uniti, così legati che non si separeranno mai. Il suo cuore è mio.
E il mio è suo.
Mentre inizio a tremare sussurro il suo nome. Questo orgasmo è diverso dal primo. Parte da un punto profondo dentro di me e si irradia nei muscoli, nel sangue, finché il mio intero corpo non freme. Lui continua a muoversi, spinge sempre più forte, guidando il mio piacere finché anche lui non è scosso dal suo.
Sono incantata dalla potenza dei suoi muscoli tesi mentre gli accarezzo la schiena, il petto. Ha la pelle calda, e sono così piena di emozioni che ho le lacrime agli occhi.
Il bisogno di esprimergli quello che provo per lui è travolgente. Non voglio essere io a dirlo per prima. Lui può anche averlo scritto in un messaggio, però non mi ha mai detto quelle parole a voce. Le voglio sentire.
Voglio che le dica.
Chiudo gli occhi e respiro cercando di calmare il battito del mio cuore. Justin mi dà un lungo bacio sulla fronte e salta fuori dal letto. Deduco che vada a buttare il profilattico che non mi sono nemmeno accorta che si era infilato e mi sdraio sul fianco abbracciandomi le ginocchia.
Mi gira la testa. Cos'è appena successo? Abbiamo fatto sesso un sacco di volte negli ultimi giorni, ma stavolta mi sembra di essere stata investita da un camion.
«Ehi». Appoggia una mano sulla mia spalla nuda. «Stai bene?»
«Sì». Rimango voltata mentre lui scivola nel letto con me, abbracciandomi da dietro. Ha il respiro accelerato, e mi rannicchio ancora di più con la testa sul cuscino, chiudendo gli occhi mentre lui mi accarezza i capelli.
Adoro quando lo fa.
«Ti dà fastidio? Ehm, quello che mi è successo?».
La domanda nasce dal nulla. Mi giro per guardarlo negli occhi. «Di che parli?»
«Quello che hai scoperto quando eravamo a casa di mio padre. Ti dà fastidio?»
«Certo che sì, ma non nel modo che credi tu», dico sfiorandogli la guancia. «Odio ciò che hai dovuto sopportare. Odio quello che ti ha fatto e come ti sei sentito in colpa. Più che altro sto male per te. Il tuo dolore è ancora così vivo... vorrei lavarlo via».
«Ma lo stai già facendo. Mi fai sentire una persona vera, con il diritto di vivere liberamente la mia vita sessuale». Sospira e chiude gli occhi. «Mi fai sentire normale».
E io che da egoista volevo sentirmi dire che mi ama, quando sta ancora cercando di affrontare queste emozioni turbolente e si preoccupa che io abbia una cattiva opinione di lui perché è stato abusato. Già, abusato. Potrà anche chiamarla relazione, ma Adele lo ha molestato.
Magari se ne rendesse conto.
«Justin, qualunque cosa accada, siamo una coppia. Non scapperò. Rimarrò al tuo fianco, anche se scopriremo altro».
Apre gli occhi di scarto. «Non ho più segreti con te. Niente che io sappia, almeno. Ti ho aperto l'anima, non ho nulla da nascondere».
«Nemmeno io», gli confesso. «E ora siamo qui, insieme».
«Insieme». Fa un debole sorriso. «Posso dirti una cosa? Mi secca che tu non lo sappia, voglio liberarmene».
Una strana sensazione mi assale. «Cosa?»
«Il giorno in cui Jazmyn è morta, so che pensi che io fossi dentro con Adele, ma le cose non stanno così. Stavamo litigando».
«E?». Cerco di rimanere calma, ma la rabbia mi cresce dentro come una pentola in ebollizione che minaccia di scoppiare da un momento all'altro.
«Le stavo dicendo di lasciarmi in pace. Ha cercato di convincermi a, uhm, lo sai, ma io mi sono rifiutato». Chiude ancora gli occhi, il dolore dipinto sul viso. «Non volevo che lo pensassi. Che io me la stessi facendo con la mia matrigna quando Jazmyn è affogata. Non è andata così».
Mi si stringe il cuore dalla pena. Il suo dolore è tangibile, e vorrei caricarmelo sulle spalle. Lo abbraccio forte, e mi sposto sul materasso in modo che mi appoggi la testa sul petto.
Premo le labbra sulla fronte e lo bacio, le lacrime che mi scendono libere sul viso. «Mi dispiace che ti abbia fatto questo. La odio».
Mi stringe anche lui, il viso contro il mio seno nudo, e giuro che sento la pelle bagnata, come se stesse piangendo. Il che mi fa piangere ancora di più. «Ti amo», sussurra. «Ti amo tantissimo, Scarlett».
Il cuore mi si spezza in due, per il suo dolore è per la sua bellissima e aperta dichiarazione. «Anch'io ti amo».
Non mi sono mai sentita più completa in vita mia.

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