Capitolo 8.

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«Farei il possibile per essere
tutto per te».
Justin.. o Scarlett?

Scarlett

Finalmente penso di essere entrata in quella favola che ho sempre voluto vivere sin da quando ero una bambina. La sto vivendo proprio in questo momento, vestendomi e preparandomi per una domenica rilassante insieme a Justin.
Mi sveglia baciandomi dolcemente il viso. Baci leggeri che mi fanno ridacchiare per il solletico. Quando inizia a farmi solletico alla pancia rido più forte, le gambe attorcigliate alle sue, i corpi nudi che sfregano l'uno contro l'altro. Il che ci conduce al tranquillo sesso mattutino.
Ma prima del sesso mattutino ho esplorato il suo corpo come promesso. Mappandolo con le labbra, con la lingua, con le mani, con le dita, ovunque. Sorprendendomi di scoprire un tatuaggio sul polso sinistro che prima non c'era. Sembra un angelo.
«Chi è?», gli chiedo, scorrendo piano la figura con l'indice, ogni lineamento.
Sembra sorpreso dalla mia domanda. «Osservala bene», risponde. «Con attenzione».
Lo faccio, e mi rendo conto che ogni lineamento di quella figura sembra somigliare a me. Sono così commossa che mi vengono le lacrime agli occhi, e lui me le asciuga con un bacio. «L'ho fatto per te», mormora sulle mie labbra prima di baciarmi. «Volevo averti sempre con me».
È così romantico che vorrei perdermi in lui per sempre.
Facciamo la doccia insieme e facciamo sesso di nuovo, e alla fine sono così esausta che quando usciamo dalla vasca mi tremano le gambe. Mi asciuga con la salvietta, scorrendo le dita fra le mie gambe ancora bagnate e portandomi all'ennesimo orgasmo devastante.
Siamo ridicoli. Non riusciamo a toglierci le mani di dosso.
Infilo i pantaloncini della divisa da lavoro, ma fa troppo freddo per il top di pizzo, e Justin mi
presta una vecchia felpa. Rido quando me la metto, perché mi arriva alle ginocchia. So che sono comica, ma lui dice che sto bene, poi mi abbraccia e mi bacia. Ancora. Profondamente.
Così profondamente che gli do uno spintone al petto e gli dico che devo tornare a casa a dare un'occhiata a mio fratello, prima che ci lasciamo trasportare di nuovo dalla passione.
È deluso, ma rispetta la mia decisione e mi accompagna con la macchina al mio orribile appartamento. Più ci avviciniamo poi divento nervosa. E se mia madre fosse a casa? Non voglio che incontri Justin. Non ancora, comunque, ma se fra noi funzionasse allora dovranno incontrarsi per forza. È una realtà che non sono ancora pronta ad affrontare.
Mia madre è imbarazzante, con i suoi modi rozzi da ubriacona, è così maleducata che non le interessa niente di nessuno se non di se stessa. Justin pensa che la sua famiglia sia un disastro -be', in effetti lo è- ma nemmeno mia mamma è una santa.
Ho paura di diventare come lei. Sarebbe così facile. Ci somigliamo parecchio, e detesto ammetterlo.
Quando entriamo nel parcheggio, noto che la macchina di mia madre non c'è, grazie a dio. Subito mi sento sollevata, leggera. Justin mi accompagna all'appartamento, anche se gli dico che potrebbe andare via, dato che oggi pomeriggio devo lavorare. Ma lui insiste per accompagnarmi alla porta come un gentiluomo.
In realtà, penso che abbia solo paura di separarci. Anch'io mi sento così.
Prendo il mazzo di chiavi dalla borsa, e quando apro la porta rimango così sconvolta che le chiavi mi cadono dalle mani. Owen è lì, in piedi con addosso i pantaloni della tuta e una vecchia maglietta, i capelli un disastro cosmico. Si getta su di me, stringendomi così forte che quasi non respiro.
«Dove sei stata?», mi chiede, scuotendomi quando si stacca. «Ero preoccupato!».
«Credevo che fossi a casa del tuo amico». La sua dimostrazione d'affetto mi sorprende. A proposito di inversione dei ruoli. Non ricordo di averlo mai visto tanto arrabbiato.
«Sono stato a casa da solo tutta la notte. Mamma è da Larry. Credeva che tu tornassi a casa. Quindi sono rimasto qui. Ti ho chiamato ma non prendeva la linea».
Merda. «Dev'essersi scaricata la batteria». Mi abbasso per raccogliere le chiavi da terra. Sembra una scusa, ma è la verità.
Owen mi guarda, poi si concentra su Justin. «Chi diavolo è lui?».
Accidenti, perché è così ostile? Sembra che voglia ucciderlo con lo sguardo.
«Uhm..». Non so cosa rispondere. Non mi aspettavo di trovarmi davanti mio fratello.
«Aspetta un secondo». Owen mi oltrepassa e si piazza di fronte a Justin, che è più alto di parecchio. «Tu sei Justin Bieber, vero?».
Oh, merda. Non credevo che l'avrebbe riconosciuto, ma Justin è uno dei giocatori più famosi della squadra di football. È una specie di celebrità in città.
«Sì». Il sorriso di Justin è rilassato e caloroso. «Tu devi essere Owen».
«Già. E tu lo stronzo che ha spezzato il cuore a mia sorella». Senza preavviso, Owen carica il braccio e gli sferra un pugno sul mento.
Mandandolo al tappeto.
«Oh, mio dio!». Cerco di aiutare Justin ad alzarsi ma si sta già rimettendo in piedi, l'espressione incredula. Per fortuna non sembra arrabbiato. Più che altro è sconcertato.
E anch'io lo sono.
«Perché diavolo l'hai fatto?», chiedo a Owen, che si sfrega le nocche come se si fosse fatto male.
Si merita un po' di dolore per la sua bravata.
«È colpa sua se sei stata uno straccio negli ultimi mesi. Non ci posso credere. Sei uscita con Justin Bieber?». Owen lo indica con un dito. «Quando diavolo è successo?»
«Modera il linguaggio!». È l'unica cosa che riesco a dire. Non ho altre parole. Di sicuro non mi va di confessare come ci siamo conosciuti, sarebbe squallido.
«Insomma te la facevi di nascosto con lui». Owen scuote la testa. «Che stupido. Non posso credere di non esserci arrivato, con le sue iniziali sul piede».
«In che senso le mie iniziali sul piede?». Justin abbassa gli occhi. Ho le stesse scarpe con i tacchi che portavo ieri sera, e il tatuaggio è evidente alla luce del sole. Lo era anche ieri e stamattina, ma non credo che abbia prestato molta attenzione a quella parte del mio corpo.
Il semplice contorno di un cuore è in bella mostra sotto la caviglia sinistra, le lettere J e B intrecciate. Il mio omaggio a Justin e alla settimana che abbiamo trascorso insieme. Al mio amore per lui. Mi sono fatta il tatuaggio in un momento di irrazionalità. Volevo provargli che lo amavo, così tanto da incidermi il suo nome sulla pelle.
E lui non si è più fatto vedere. Il desiderio sciocco di un cuore sciocco, credo.
Non volevo che scoprisse del tatuaggio in questo modo. Inoltre, paragonato al bellissimo ritratto che ha fatto di me, il mio tatuaggio è banale. Senza senso.
«Se lo è fatto subito dopo il Ringraziamento», spiega Owen, fulminandolo con gli occhi. «Non mi ha mai voluto dire cosa significasse JB. Ha finto che fosse per la sua band preferita, i Jonas Brothers, ma sapevo che era una stronzata. Insomma, dài. Non ha mai neanche ascoltato una loro canzone. Scusa, Sky», aggiunge quando nota che mi infastidisco per la parolaccia.
«Ti sei fatta un tatuaggio. Le mie iniziali sul piede». Justin scuote la testa incredulo. «Perché non me l'hai detto?».
Minimizzo con un'alzata di spalle, perché non mi va di affrontare il discorso davanti a mio fratello. «È sciocco».
«Non è vero». Viene verso di me e mi prende le mani, abbassando lo sguardo sui piedi. Ha la guancia arrossata e un po' gonfia, non posso credere che mio fratello l'abbia picchiato così forte. L'elemento sorpresa ha decisamente giocato a suo favore. «Mi piace».
«Il tuo ha molto più significato», sussurro mentre mi stringe fra le sue braccia davanti a Owen. Sento il suo sguardo puntato sulla schiena. «Ti sei tatuato il mio ritratto, Justin».
«E tu ti sei scritta le mie iniziali sul piede per sempre, Scarlett. Penso che siamo entrambi sulla stessa lunghezza d'onda».
Lo stringo e rido, perché non so come altro reagire. Owen si schiarisce la voce, ricordandomi che è per lui se sono passata da casa, e mi stacco da Justin offrendogli un sorriso rassicurante. «Forse possiamo vederci più tardi stasera? Quando finisco di lavorare?»
«Sì». Justin sorride, gli occhi nocciola raggianti. «Va benissimo. Passo a prenderti?»
«Perfetto». Si china a baciarmi, come se non riuscisse a trattenersi. «Finisco alle otto».
«Hai un passaggio per andare al lavoro?»
«Me la caverò». Raggiunge la porta, e prima di scendere le scale esterne si volta per guardarmi un'ultima volta.
«Che diavolo era questa scena?», domanda Owen quando lo trascino in casa e chiudo la porta.
«Di che parli?». Infilo le mani nella tasca della felpa e inspiro il profumo di Justin. Dio, quanto è buono. Potrei non restituirgliela più. Potrei anche non lavarla più.
«Esci con Justin Bieber? È il tuo ragazzo?», chiede con gli occhi sbarrati. «È folle, Sky. È una superstar. Una leggenda dell'università. E tu stai con lui?».
Faccio spallucce. «Non so come definire quello che c'è fra noi, ma sì, sto con lui. Credo».
«Porca miseria». Owen si mette a ridere. «Devo dirlo ai miei amici. Wade resterà senza parole! Mamma lo sa?»
«No, non lo sa nessuno. E non voglio che lo sappia nessuno, non ancora». Voglio che il nostro segreto resti tale ancora per qualche giorno. Quando la gente inizierà a capire che siamo una coppia, le cose potrebbero farsi strane.
«E perché no? È fantastico!». Owen si acciglia, come se si ricordasse della mia situazione. «Be', non proprio, considerando che deve averti ferita parecchio per ridurti a uno straccio. Cos'è successo fra voi?»
«È complicato da spiegare». Faccio un cenno con la mano, minimizzando il mio passato con Justin. Di certo non mi va di raccontare i dettagli a Owen! «Comunque. Parliamo del pugno che gli hai dato. Che diavolo ti è passato per la testa?»
«Cacchio, è stato incredibile. Mi fa ancora male la mano. Scusa». Gli do un ceffone sulla nuca prima che riesca ad allontanarsi. «Non posso credere di aver mollato un pugno a Justin Bieber e che lui non mi abbia fatto a pezzi».
«Credo che fosse allibito di essere stato picchiato da un ragazzetto», dico sarcastica.
«Non sono più un ragazzetto, Sky. Quando lo capirai?».
Alzo gli occhi al cielo ma evito di fare commenti. Un giorno capirà che a quattordici anni non si è adulti. «Muoio di fame. Ti va ancora di uscire per colazione?»
«Sì, certo. Ma come ci arriviamo? Non abbiamo l'auto. Avresti dovuto chiedere al tuo ragazzo di darci un passaggio».
«Possiamo andare al diner in fondo alla strada. Non è lontano», suggerisco. Preferisco stare con mio fratello da sola, senza Justin. Lo voglio nella mia vita, ma non posso gettargli addosso il peso della mia famiglia.

Dammi un'altra possibilità » jdb.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora