Capitolo 4

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La mattina seguente Stiles si sveglia più stanco di quando è andato a letto. Non riusciva a prendere sonno, divorato dai sensi di colpa per quelle parole dette senza pensare. Ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva lo sguardo ferito di Derek e sentiva il fiato venirgli meno. Apre gli occhi che il sole è già piuttosto alto, ma si pente non appena il cerchio alla testa lo costringe a richiuderli subito per il dolore. Ha pensato tutta notte a cosa fare: Derek gli ha chiaramente detto di non volerlo più vedere, ma Red si trova ancora là e Stiles sa anche che deve come minimo scusarsi.

Si prepara di malavoglia, fa una veloce colazione, giusto quel poco che gli permette di prendere un'aspirina per il mal di testa, e si dirige verso Villa Hale. Quasi non si sorprende di arrivare e trovare ancora le tende chiuse. Suona il campanello e aspetta una risposta che non arriva, in compenso il cancello si apre. Stiles entra e, al posto di dirigersi verso il retro, raggiunge per la prima volta la porta di casa e suona. Derek gli apre la porta, lo sguardo freddo e la posizione gli fa chiaramente capire che non gli renderà facili le cose.

"Mi dispiace" sussurra.

"Questo non cambia nulla"

"Lo so, volevo solo che sapessi che non penso quello che ho detto, davvero"

"Peggio ancora perché vuol dire che lo hai fatto con il semplice scopo di ferirmi"

Stiles deve stringere forte le palpebre per impedirsi di non scoppiare a piangere. Tiene la testa bassa, evitando il suo sguardo. "Forse l'ho fatto solo per avere una tua reazione. Sei sempre così freddo e distaccato che non riesco a capire come comportarmi con te"

"Credevo di essere stato chiaro fin dalla prima volta: il nostro rapporto resterà solo a livello professionale"

"Io ho bisogno di potermi fidare del mio allenatore perché gli sto mettendo in mano non solo la mia carriera, ma anche a mia stessa vita. Come posso farlo senza conoscerti?"

"Conosci i traguardi che sono riuscito a raggiungere prima di... questo" dice indicandosi le gambe.

"Non è abbastanza, non per me"

"Allora credo che possiamo chiuderla qui"

"Non puoi prendere in considerazione l'idea di farmi avvicinare a te, vero?"

"Non sono un baby-sitter e non ho intenzione di diventarlo per un ragazzino come te"

"Volevo solo essere tua amico, oltre che il tuo allievo"

"Non ho bisogno di amici. Non ho bisogno di nessuno"

"Io sarò anche un ragazzino egoista, ma almeno so chiedere scusa e anche cercare aiuto quando ne ho bisogno. Tu" urla puntandogli un dito contro più furioso che mai "sei solo uno stronzo. Non mi volevo avvicinare a te solo perché mi fai pena o perché voglio conoscere i tuoi segreti. Lo volevo fare perché, nonostante tutto, mi incuriosisci. Ma, a quanto pare, tu vedi solo il marcio nelle persone perciò hai ragione, non possiamo continuare a lavorare assieme. Domani vengo a riprendere Red. Addio" dice voltandosi e allontanandosi senza neppure aspettare una risposta.

Guida con rabbia verso il maneggio ed entra di corsa nello studio di Vincent. "Ho bisogno del mio vecchio box" dice duro.

"Hai litigato con Derek?"

"Non ne voglio parlare"

"Stiles, so che non è facile avere a che fare con lui. Ma è una brava persona"

"Ma non può darmi quello che voglio"

"Non volevi qualcuno che ti aiutasse a superare i tuoi limiti?"

"Si, ma..."

"Cosa?"

"Non posso farmi guidare da qualcuno di cui non mi fido"

"Stiles, ti conosco da tanto tempo, so come sei e quello di cui pensi di avere bisogno. Ma credo che sia arrivato il momento di crescere e di non aspettarti che chi ti sia vicino sia disposto a correre ogni volta che cadi, non se vuoi diventare un vero professionista"

"Lo so. Ma non riesco a lavorare con lui"

"Sei già disposto ad arrenderti?"

"È stato piuttosto chiaro. Non vuole farmi da baby-sitter"

"Il vero Stiles gli dimostrerebbe che sbaglia. Cosa c'è di diverso questa volta?"

"Non lo so. Mi sembra sempre di fare la cosa sbagliata. Pensa che una volta una ruota si era incastrata. L'ho spinto e non mi ha più rivolto la parola per tutto il giorno" racconta tristemente.

"Devi capire che, nonostante siano passati anni dal suo incidente, non è ancora riuscito ad accettarlo. Non vuole essere aiutato, non se non è lui a chiederlo"

"Ho letto che non è una paralisi definitiva la sua" confessa.

Vincent lo guarda come se si fosse intromesso in qualcosa non suo, ma poi sospira.

"Anche se tornasse a camminare, non potrebbe comunque più cavalcare. Per questo non si è mai impegnato fino in fondo con la fisioterapia"

"Ho capito"

"Cosa vuoi fare?"

"Domani vado a prendere Red. Poi ci penserò"

"Box 24, come sempre"

"Grazie"



Il giorno dopo Stiles arriva a Villa Hale verso mezzogiorno. Il cancello è aperto, ma sembra che il casa non ci sia nessuno. Suona, ma non risponde nessuno. Entra, carica Red, spazzola e sistema Wolf e poi se ne va. Nessun movimento che gli fa captare la presenza di Derek. Se ma va, lasciando un foglietto sotto la fessura della porta.

Mi dispiace. Non volevo finisse così. Ho già sistemato Wolf e no, non l'ho fatto perché mi fai pena. È il mio modo di chiederti scusa per le parole di ieri. SS



Gennaio è quasi arrivato alla fine e il freddo è diventato talmente pungente che Stiles non si allena da quasi una settimana. Non è più tornato da Derek e non ha neppure cercato di contattarlo. Anche se un po' gli manca. Tornare ad allenarsi con Vincent non è stato così semplice come pensava. Quando smonta da cavallo si sente spossato, non felice come quando si allenava con Derek, e sente che sta perdendo anche la voglia di cavalcare. Per questo sente quel periodo di fermo un po' come una benedizione. Va tutti i giorni al maneggio solo per occuparsi di Red, sentendosi bene solo passando il tempo a coccolare la sua cavalla.

È il primo febbraio quando Stiles si sveglia e guarda fuori dalla finestra trovando una distesa completamente bianca. Si ritrova a saltellare come un bambino, si veste di tutta fretta, infilandosi cuffia, guanti e stivali, apre la porta e si getta nella neve, rotolandosi come un maialino nel fango. Le persone che passavano lo guardavano allibite, per poi ridere lasciandosi contagiare dall'allegria del ragazzo. Rientra in casa solo perché sente il telefono suonare. "Pronto?" dice con voce squillante.

"Figliolo, sono quasi certo che ti sei accorto della nevicata improvvisa di stanotte, ma ti volevo comunque ricordare che se dovessi per qualche motivo uscire, devi mettere le catene sulle ruote della jeep. Sono nello scaffale in fondo, nel garage"

"Grazie pa', ma non c'è bisogno che oggi vada al maneggio. Mi ha mandato un messaggio Vincent dicendo che oggi pensa lui ai cavalli"

"Notizie di Derek?"

"No, perché?"

"So che avete litigato. Ma mi chiedevo come può farcela da solo, in mezzo al niente"

"Se ha bisogno, deve solo chiamare" sbuffa riattaccando.

Va a farsi una doccia calda, senza riuscire a togliersi dalla mente le parole di suo padre. Con il passare del tempo, scenari che prevedevano sedie a rotelle ribaltate e sangue a contaminare il bianco della neve, iniziano a definirsi nell'immaginario di Stiles, cominciano a farlo seriamente preoccupare.

Non si rende nemmeno conto di essere entrato in garage, aver tirato fuori le catene e averle cominciate a montare sulle ruote. In men che non si dica è già sulla strada che porta a Villa Hale, meravigliandosi di come, nonostante in quelle zone nevicasse di rado e le strade fossero immerse nella campagna, erano già piuttosto pulite. Arriva davanti alla villa mettendoci solo un quarto d'ora più del solito. Il cancello è chiuso e, quando suona ma nessuno gli risponde, comincia a farsi prendere dal panico. Così decide di entrare nella proprietà nello stesso modo della prima volta. Arriva davanti alla stalla e trova Derek, visibilmente affaticato, che sta spalando la neve, versandosene parte anche sulle gambe. Sembra che non lo abbia proprio sentito arrivare. A quella vista a Stiles si stringe un po' il cuore. "Ehi" dice più piano possibile, ma Derek sobbalza lo stesso. "Cosa ci fai qui?" gli chiede stupito, ma anche contrariato.

"Se hai un'altra pala ti do una mano" tenta Stiles abbozzando un mezzo sorriso.

"Stiles..."

"No, ti prego. Dimmi dove trovarla e basta" insiste.

"Dovrebbe essere dove ci sono gli attrezzi per il giardinaggio" si arrende il più grande.

Stiles si allontana, prende la pala e torna vicino a Derek. Lavorano in silenzio fino a quando la stradina per arrivare alle scuderie è pulita e si possono aprire le porte. Entrano e sistemano Wolf in modo che il cavallo non patisca troppo il freddo. Quando finiscono a Stiles fanno male tutte le spalle, ma si sente finalmente in pace con se stesso. "Me ne vado" dice mentre guarda Derek accarezzare il muso del cavallo dolcemente.

"Grazie" gli dice questi, inaspettatamente.

Stiles sorride. "Non ho fatto niente" risponde girandosi per andare via, ma la voce di Derek lo ferma.

"Non è vero, e non eri tenuto a farlo. Non dopo tutto quello che ti ho detto"

"Me lo sono meritato"

"Vuoi una cioccolata calda?"

Quell'offerta coglie Stiles totalmente impreparato. "Non voglio importi la mia presenza"

"Mi sono mai fatto dei problemi a scacciarti?"

"No"

"E allora se ti offro la cioccolata è perché voglio farlo" dice superandolo e avviandosi verso casa.

Stiles si riprende dalla sorpresa e lo segue. È la prima volta che l'uomo lo fa entrare in casa ed è curioso come non mai di vedere il mondo in cui vive.

Entrano in casa sfregandosi le mani per il freddo. Stiles si toglie sciarpa e cappello, lì il clima è decisamente meno ostile, poi si guarda intorno. Sono entrati in un'ampia stanza, un salotto, che dovrebbe essere piena di luce. Solo che così non è: la maggior parte delle tende è tirata e solo una lampada in fondo è accesa. È tutto in ordine, nemmeno un cuscino del divano fuori posto, ma a Stiles dà comunque una sensazione strana, come di non vissuta. C'è anche un camino, spento ed enorme, che prende mezza parete. Stiles gli si avvicina mentre Derek è intento a togliersi gli scarponi all'ingresso. Sul ripiano c'è solo una foto di Derek con una ragazza dai lunghi capelli neri, più giovane ma che gli somiglia tantissimo. Stiles si sarebbe aspettato di trovare trofei ovunque, ma anche la libreria ne è priva. L'unica cosa che nota il ragazzo, e che lo rende triste, è che ogni ripiano che supera il metro e cinquanta, è ricoperto da uno strato di polvere. Sicuramente Derek non chiede aiuto nemmeno nelle faccende domestiche e si arrangia come può. Se sapesse che non lo butterebbe a terra e gli passerebbe con la sedia sulle costole, Stiles si offrirebbe di aiutarlo anche in quello.

"Allora? La vuoi la cioccolata?"

Stiles sobbalza alla voce dell'uomo, ma annuisce e lo segue in un'altra stanza, più piccola, ma buia allo stesso modo: la cucina. Derek questa volta, però, afferra un lembo di una tenda e la apre facendo entrare la luce e mostrando a Stiles parte del suo giardino innevato. Il ragazzo si appoggia al davanzale guardando incantato un uccellino che zampetta sul manto bianco lasciando piccole impronte, ma si gira quando sente rumore di pentole.

"Ti do una ma-" tenta di chiedere, ma si interrompe con le parole in gola. Derek è seduto sul ripiano di fianco alla cucina, in grembo un pentolino in cui sta versando latte e cacao.

"Una mano? No, grazie" gli dice.

"Tu- è così che cucini?" non riesce a non chiedere il ragazzo.

"Mh. Da qui apro facilmente frigo e dispense e sono vicino ai fornelli" spiega Derek.

Stiles vorrebbe smettere di fissarlo, ma proprio non ci riesce. Ha messo il pentolino sul fuoco e continua a mescolare e Stiles quasi sbava. O forse lo sta facendo davvero. Derek, nonostante la sua condizione, ha ancora i muscoli che aveva da cavaliere. I suoi bicipiti si contraggono mentre muove il cucchiaio, la linea del suo collo è perfetta, la mascella squadrata, ricoperta dalla barba. Stiles si risveglia solo quando l'uomo si sposta di poco sul ripiano per afferrare due tazze e versare la cioccolata per poi passargliene una.

"Puoi sederti lì" gli dice indicandogli l'isola della cucina e gli sgabelli, ma Stiles tentenna alternando lo sguardo tra lui e i posti a un metro di distanza. Quindi azzarda.

"Posso- posso sedermi di fianco a te?" chiede indicando l'altro ripiano. Derek annuisce semplicemente e il ragazzo si dà una spinta per saltare sul mobile, incrociando le caviglie e soffiando sulla tazza.

"Non avevo mai visto la neve a Beacon Hills, papà dice che l'ultima volta ha nevicato quando avevo quattro anni, ma non lo ricordo" dice per rompere il ghiaccio.

"Nevicò molto più di oggi" lo sorprende Derek.

"Giusto, tu avevi... dodici anni, giusto?"

"Sì. Ci fecero saltare la scuola"

"Immagino la felicità! Io l'ho saltata una volta perché si allagò. C'era un buco sul soffitto. Esilarante!"

"Questa non la ricordo"

"Già eri andato via" sussurra Stiles, teso per la paura di aver sbagliato qualcosa, ma Derek non gli risponde, gli prende la tazza vuota dalle mani e la appoggia nel lavandino.

Stiles salta dal ripiano avvicinandosi per aprire l'acqua, ma Derek gli afferra un braccio.

"Faccio io dopo" gli dice senza lasciarlo andare.

"Odio lavare le stoviglie, ovvio che lo fai tu. Stavo solo riempiendo le tazze di acqua perché se lo fai dopo va a finire che nel frattempo si incrostano " dice con un ghigno e aprendo il rubinetto con la mano libera. Derek lo lascia andare e, con un movimento fluido dato sicuramente dall'abitudine, scende dal ripiano, sedendosi di nuovo sulla sua sedia. Stiles chiude l'acqua e si gira a guardarlo.

"Beh, ora credo di-di dover andare" dice passandosi una mano dietro la nuca e avviandosi all'ingresso. Sente Derek seguirlo silenzioso, prende il giubbino, si riavvolge la sciarpa e mette cappello e guanti. Sta per aprire la porta e salutare, ma Derek gli fa una domande.

"Hai trovato l'allenatore?"

"No" risponde Stiles, poi decide di essere sincero fino in fondo, "non cavalco da un po', non... non mi sento motivato."

"Perché?"

"Voglio bene a Vincent, tanto, ma, come già sai, non è in grado di prepararmi per la Seniores e soprattutto per le olimpiadi. Continuerò a limitarmi alle gare nazionali, fa nulla" spiega con lo sguardo basso, cercando di non piangere.

"Devi allenarti. Puoi comunque farcela a posizionarti in un buon punto nella classifica"

"Voglio vincere, Derek. Cosa me ne faccio della medaglia di legno?" chiede cercando di sorridere e afferrando la maniglia per uscire.

"Ci si vede" dice agitando piano una mano.

Lascia la porta aperta per non sbatterla in faccia al proprietario della casa e si avvia sul vialetto fino al cancello, la Jeep è ancora fuori. Affonda il naso nella sciarpa per il freddo e accelera il passo, sta gelando.

Sente Derek urlare qualcosa, Ma non capisce e si rigira.

"COSA?" chiede.

"SOLITA ORA. APPENA SI SCIOGLIE LA NEVE"

E questa volta capisce bene e quasi saltella per la contentezza. Si, okay, lo fa davvero, ma a tutti piace saltellare nella neve! Prima di uscire dal cancello, agita entrambe le braccia per salutare ancora una volta il suo allenatore che è ancora sulla porta. Potrebbe giurare di averlo visto alzare gli occhi al cielo.

Tra gli ostacoli del cuore | SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora