Johnson's
L’altra notte c’è stato un arresto, hanno trovato uno degli assassini dello spacciatore che viveva nel appartamento affianco al mio. Spero presto di potermene andare, appena avrò i soldi necessari per rifarmi una vita me ne vado da Bloodsquare, lo giuro.
Oggi fa davvero molto freddo, in diciotto anni della mia vita penso di non aver mai avuto tanto freddo come oggi e siamo appena a fine ottobre, non so cosa farò quando sarà dicembre.
Esco di casa per comprarmi le uniche due cose che mi mantengono in vita: le sigarette e il tè verde, appena chiudo la porta di casa mi trovo davanti un imbecille alto circa un metro e ottanta che per poco non mi fa cadere per terra
«Ti prego fammi entrare, devo nascondermi. Mi stanno cercando» mi implora e io lo guardo stralunata
«Scusa?» chiedo sconvolta fissandolo negli occhi profondi color nocciola. Questa ancora mi mancava.
«Ti supplico, fammi entrare. Ho bisogno di un nascondiglio sicuro» continua a pregarmi volgendo sguardi impauriti in ogni direzione
«Ma vattene, figurati se faccio entrare in casa mia uno squilibrato come te. Levati che sono di fretta» gli dico indispettita, questo affronto mi costerà la vita, ne sono sicura
«Ah dannazione a te! Maledetta puttana» inveisce contro di me correndo verso le altre scale, io gli sorrido sfacciata e proseguo per la mia strada. Non mi interessa nulla delle offese, voglio solo starmene da sola e non avere problemi di nessun tipo.
Esco dal condominio, mi guardo attorno con attenzione per poi dirigermi verso il tabacchino, ho sempre paura quando attraverso il quartiere, potrei venir uccisa da un momento all’altro per un proiettile destinato a qualcun altro. Non sarebbe la prima volta.
«Solito Brooklyn?» chiede Tom, il tabaccaio, un anziano signore dai brillanti occhi azzurri e la barba folta bianca come la neve, un adorabile vecchietto che sa sempre strapparti un sorriso, quasi come la signora Darcey.
«Certo, grazie Tom. Hai sentito di ieri?» gli chiedo, soltanto perché ho voglia di parlare con qualcuno di tanto in tanto.
«Sì, ero un po’ preoccupato per te. Devi andartene da lì, tesoro.» mi dice con tono affettuoso, è come un padre per me.
«Lo so, ma non ho ancora abbastanza soldi per lasciare Bloodsquare e trasferirmi da qualche altra parte. Poi mi sentirei in colpa a lasciare la signora Darcey da sola in mezzo a tutta quella criminalità.» gli rispondo cercando di giustificarmi, anche se è proprio per quello se ancora non me ne sono andata.
«Bambina mia, continuerò a pregare per te e per Darcey.»
«Ti ringrazio, Tom» dico pagando «Ci vediamo domani, almeno spero» concludo fingendo una risatina anche se so benissimo che non c’è molto per cui ridere.
«Ciao Brooklyn» mi sorride e mi porge il pacchetto di Marlboro.
La giornata passa sempre troppo velocemente quando entro nel mio negozio preferito di musica, ci perdo minimo tre ore ogni volta che ci vado.
Ho comprato un sacco di CD perché quelli che ho non mi bastano mai, poi mi sono presa un’altra maglia dei Pantera e una degli AC/DC super over-size così sono abbastanza lunghe da permettermi di indossarle solo con delle calze e le userò per andare al lavoro dato che non esco mai, essendo senza amici. Finché spendo i soldi della paga qui dentro non me ne andrò mai da Bloodsquare, ma sono pur sempre un’adolescente.Sono le cinque del pomeriggio e per tornare a casa ci metto un’ora, poi devo prepararmi ed uscire di nuovo senza rischiare troppo la vita mentre me ne vado al Johnson’s, e questa la chiamano vita! In ogni caso devo sbrigarmi altrimenti rischio di perdere il pullman che passa per Goldenwest St.
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20 sigarette
FanfictionDal capitolo I: L'inferno dovrebbe assomigliare proprio all'incrocio tra le due strade, Ellis Ave. e Goldenwest St., che danno origine a questo quartiere che chiamiamo volgarmente Bloodsquare. Ogni giorno la stessa storia: stesso lavoro, stesse facc...