Hospital (for souls)

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Hospital
(For souls)

Sento qualcosa di caldo scaldarmi il ventre, le voci si fanno sempre più lontane, la mia vista si offusca fino a non vedere più nulla, sento un freddo pungente diradarsi in tutto il corpo e l’ultima cosa che sento sono dei leggeri schiaffi sulle guance insieme a delle voci che non riesco a distinguere, poi, buio.
Mi sveglio dopo un sonno che sembra sia durato ore ed ore, non so più dove mi trovo, percepisco solo di trovarmi su un letto in penombra dentro una stanza che odora di disinfettante, l’odore tipico degli ospedali. Quell’odore che non avrei mai potuto dimenticare, e tanto per cambiare, sono sola.
Pian piano riesco a prendere confidenza con l’oscurità e molteplici pensieri mi affollano la mente, ora ricordo tutto fino al momento dello sparo e comprendo di essere stata io la vittima di quella pallottola. No, questa volta non l’avevo scampata.
Mentre cerco di far mente locale di tutto l’accaduto uno spiraglio di luce, che per mia sfortuna non è quella del paradiso, squarcia l’oscurità costringendomi a richiudere velocemente gli occhi ed a coprirmeli con il dorso della mano destra
«Fate silenzio, non dobbiamo svegliarla» sento una voce familiare provenire dalla stessa parte dello spiraglio di luce.
«Penso si sveglierà a momenti, l’effetto dell’anestesia si è quasi esaurito. Vi prego di non affaticarla, è ancora instabile» un’altra voce, sicuramente un medico, irrompe il silenzio tombale e la luce si fa più intensa, decido così di provare ad aprire gli occhi.
«Oh mio Dio! Sei viva, grazie al cielo» non faccio nemmeno in tempo a mettere a fuoco le figure che Fortune mi lancia le braccia al collo travolgendomi con quella massa indisciplinata di capelli ricci quasi soffocandomi
«Fortune! Ti ha appena detto di non affaticarla» riconosco la voce di Zacky
«Non la sto affaticando, la sto solo abbracciando… non sono insensibile come voi maschi» si rivolge al resto del gruppo sciogliendomi dall’abbraccio ed un sorriso spontaneo mi solca il viso, cerco di sedermi ma una dolorosissima fitta mi attraversa il ventre fasciato. Mugolo un lamento.
«No, non ti sforzare» mi dice in tono apprensivo Matt «Il dottore ha detto che sei stata abbastanza fortunata perché la pallottola non ha reciso nessun’organo vitale, un centimetro più in là e chissà cosa sarebbe potuto accadere»
Lo fisso scioccata, un groppo mi si forma in gola, poi deglutisco rumorosamente. Questo potevi anche tenertelo per te, signorino.
«Mmm, interessante» dico sarcastica, ma a dire il vero sono ancora sconvolta
«Allora come stai?» mi chiede Jimmy sedendosi sul bordo del lettino
«Mi fa un sacco male la testa e mi sento molto debole, però per il resto tutto bene» dico cercando di assumere un’espressione abbastanza serena, ma non penso mi riesca guardando le facce dei ragazzi.«Cerca di riposare ancora un po’, torniamo più tardi» fa Johnny passandomi una mano tra i capelli scompigliandomeli tutti per poi dirigersi insieme agli altri verso l’uscita.
«No, aspettate… cosa ne è stato degli aggressori?» chiedo e i ragazzi si scambiano degli sguardi complici
«Riposati ancora un po’, dopo ne parliamo» conclude infine Brian, chiudendosi la porta alla spalle.Chissà perché non me ne vogliono parlare ora.
Chiudo gli occhi e cerco di non pensare a nulla, ma continuo a rivedere la scena dello sparo come se fosse un replay.
Cercare di addormentarsi in questa posizione è davvero difficile, ho sempre dormito a pancia in giù, ma in questo momento non posso permettermi nemmeno di girarmi sul fianco tanto mi duole il ventre.Dopo distinti minuti di agonia riesco finalmente ad addormentarmi.

                            ***     

«Ben svegliata! Come ti senti?» le parole di Fortune mi investono appena apro gli occhi, non so bene per quanto tempo abbia dormito, ma mi sento davvero riposata anche se la ferita continua a farmi male ad ogni mia mossa.
«Abbastanza bene tutto sommato» rispondo con una voce davvero assonnata «per caso hai detto a Travor di questo piccolo inconveniente?»
«Sì, l’ho chiamato poco fa, ha detto che non ti devi preoccupare perché posso sostituirti io intanto e che appena riesce fa un salto a vedere come stai»
«Oh, grazie mille... mi dispiace che tu debba lavorare da sola, sai, è tremendamente noioso»
«Beh, ieri non è stato così tremendo» mi risponde sicura
«Ieri?» chiedo interdetta «Scusa, ma che giorno è oggi?»
«Giovedì» mi risponde lasciandosi scappare una risatina fastidiosa
Come posso aver dormito per tutto questo tempo?
«Sai la notte dell’incidente hai dormito fino al pomeriggio del giorno dopo, quindi mercoledì, poi ti sei riaddormentata ed eccoti qui»
«Ahn, capito. Fortune, ma cos’è successo agli aggressori?»
«I ragazzi non vorrebbero che te lo dicessi, ma visto che insisti tanto te lo dirò, però promettimi che te lo terrai per te»
A sentirla pronunciare quelle parole mi si formò un groppo in gola, cosa potevano aver fatto di tanto grave da non potermelo far sapere?
«D’accordo, lo prometto» giurai ponendomi teatralmente la mano destra sul cuore
«La storia è andata così: dopo che te ne sei andata sono andata in cucina a farmi un caffè e nel frattempo che la moka era sul fuoco mi sono messa a guardare fuori dalla finestra, e come ben sai da lì si vede praticamente tutta Bloodsquare.
«Comunque sia, ti ho vista attraversare la piazza e subito dietro ho visto quei tre che ti si stavano avvicinando pericolosamente così ho avvertito subito Matt e Brian che sono corsi in tuo aiuto portandosi dietro anche Jimmy il quale era appena rientrato»
«Sì, ma questo già lo sapevo… voglio venir a conoscenza del resto, dopo lo sparo cos’è successo?»
Vidi il suo volto incupirsi come se fosse un peso troppo grande da tenersi dentro, ma da non poter nemmeno fingersi indifferente.«Dopo lo sparo è come se si fosse fermato il tempo, Matt si è precipitato su di te… mentre Brian e Jimmy hanno approfittato della situazione per pestare a morte gli altri due, li hanno ridotti piuttosto male… poi è arrivata l’ambulanza e insomma eccoci qui»
«Quei due sono morti?» chiesi ancor più sconvolta
«Nono, mio Dio spero di no! So solo che sono ridotti male e se sporgono denuncia Brian e Jimmy finiranno nei casini per eccesso di difesa»
«Mi hanno quasi stuprata!» urlai contrariata
«Lo so, lo so… ma la legge è ingiusta, come quella volta che mi hanno costretta a chiudere lo studio» mi confidò, ma subito dopo si tappò la bocca, fu così che la guardai stranita. Stavano venendo a galla un bel po’ di informazioni.
«Cos’è successo?» chiesi più curiosa che mai
«Quando avevo lo studio, Brian aveva dei problemi con la droga. Un cliente, poi, fece infezione con un tatuaggio e mi accusò di non essere a norma di legge con gli apparecchi, ma non era vero. Fatto sta che quando arrivarono i controlli per la sanità trovarono degli aghi sporchi nascosti in un armadietto e mi costrinsero a chiudere. Gli aghi erano di Brian. Da quella volta Brian ne è uscito e io non ho mai più voluto riaprire.»
Rimasi scioccata ancora una volta dalla confessione della ragazza, non avevo niente da dire così mi limitai a fissare il soffitto sopra di me
«Ti prego, non giudicarci. Siamo brave persone, ognuno di noi ha fatto delle cose sbagliate in passato, ma non significa che siamo cattivi.»
«Non mi permetterei mai, anzi, sono molto felice che mi tu mi abbia raccontato un po’ del vostro passato, e poi senza dei ragazzi non sarei ancora viva probabilmente»
«Sei la prima ragazza che vorrei come amica» mi disse sorridendo e io mi allungai per offrile un abbraccio… Per la prima volta avevo un’amica.
Pochi secondi dopo entrarono i ragazzi raggianti e felici di vedermi finalmente rilassata e tranquilla.Brian mi descrisse per filo e per segno tutti i pugni che lasciò sul viso del mio aggressore, Jimmy invece si limitò a dirmi quante volte lo aveva colpito, una sessantina a sentirlo.Matt, invece, cavolo quel ragazzo poteva parlarmi anche di cazzate e sarei rimasta ad ascoltarlo per ore e ore ammaliata. Era troppo bello, peccato che non manifestasse lo stesso interesse nei miei confronti. Con quelle sue due iridi verdi, le sopracciglia scure e folte e le due fossette che apparivano ad ogni suo sorriso erano davvero fantastiche. Lui era fantastico.
Ma, no, io non potevo innamorarmi di nessuno… io avevo la mia vita e dovevo andarmene da Bloodsquare il prima possibile.
Facendo queste riflessioni mi resi conto di non sapere che lavoro facessero i ragazzi così decisi di chiederglielo appena fossi uscita dall’ospedale e fossi tornata nel mio appartamento.
Un alto pensiero mi affollò la mente; sentivo un urgente bisogno di fumarmi una delle mie sigarette, lo necessitavo.
«Cazzo, devo fumare. Non ce la faccio più!» Sbottai ad un certo punto e tutti mi guardarono stralunati
«Questa è bella! Sei appena sopravvissuta ad uno stupro con successivo omicidio e il tuo primo pensiero è fumare? Sei strana ragazza, lo sai?» mi fece notare Johnny
«Cosa c’è di male? Sono viva e voglio fumare» replicai io, mentre gli altri trattennero a stento una grassa risata.
«Johnny, non ci provare nemmeno, è un osso duro quanto Fortune. Avranno sempre ragione loro» disse scherzosamente Zacky passando le dita tra i capelli della sua ragazza e lasciandole un tenero bacio sulle labbra.
«Mi fate vomitare…» fece Brian mettendosi due dita in gola.
Io li trovavo davvero teneri, forse perché anch’io nel profondo ero un’inguaribile romanticona.
Tra risa e chiacchere varie fece capolino un medico, giovane, alto e di corporatura muscolosa, avrà avuto si e no ventisei, forse ventisette anni ed era anche molto carino. Pensavo fosse arrivato per sgridarci per il troppo chiasso, invece
«Signorina Brooklyn Armstrong, la dimetteremo domani mattina. Abbiamo bisogno di una sua firma qui, gentilmente» disse porgendomi una cartellina con dei fogli da firmare, li firmai tutti leggendo attentamente. Giunsi all’ultimo foglio che riguardava le precauzioni da prendere per favorire la guarigione della ferita:
«EVITARE DI FUMARE PER ALMENO QUINDICI GIORNI» lessi quasi urlando per la disperazione; come posso far a meno di fumare per due settimane quando mi faccio fuori un pacchetto al giorno?
Mi sentii sprofondare, guardai il medico stravolta e lui annuì semplicemente con la testa
«Sì signorina Armstrong, è meglio che non fumi almeno per il periodo di cura»
«MA LEI SI RENDE CONTO DI QUANTO TEMPO SIA?»
«Ci farà l’abitudine, potrebbe essere un buon pretesto per smettere, non trova?» disse riprendendosi la cartellina ed uscendo dalla porta.
Per la prima volta in vita mia non riuscii a ribattere e rimasi lì, con lo sguardo fisso nel vuoto a pensare quanto sarebbero state difficili le prossime due settimane.

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