Damn, I made it

1.5K 135 0
                                    

Nel panico più totale mi alzo velocemente dal letto, stacco tutti i tubicini dal braccio e mi tolgo il sondino dal naso. Cerco di fare meno rumore possibile e mi vesto per andare a Bloodsquare.
Lentamente apro la porta della mia stanza e vengo investita dalla luce al neon. Accecata cerco di riprendermi e non farmi vedere da nessuno. Appena torno in possesso della vista mi accorgo che il corridoio dove si trova la mia stanza è completamente deserto. Perfetto.
Di soppiatto lo percorrono per intero lanciando qualche occhiata tanto per essere sicura di non esser vista da nessuno. Arrivo in accettazione e riconosco Grace. Merda.
Abbasso lo sguardo e mi tiro su il cappuccio, lei è al telefono e se cerco di non dare nell'occhio probabilmente riuscirò ad uscire.
Tiro fuori il cellulare e fingo di inviare un SMS, spero che la mia assurda magrezza non mi tradisca proprio ora.

- Hei! - sussulto, un brivido mi percorre la schiena, il mio cuore accelera e inizio ad avvampare
- Jenna, devi andare alla 442, hanno bisogno di te -

Sospiro rasserenata e continuo la mia camminata, mi tolgo il cappuccio e mi avvicino alla porta d'uscita, mi guardo intorno per l'ultima volta ed esco. Dannazione ce l'ho fatta! Esulto compiaciuta appena fuori dall'ospedale.
Riprovo per l'ennesima volta a contattare Fortune, ma non risponde. Sono sola, per le strade di Huntington Beach senza aver la più pallida idea di dove sia Bloodsquare.
Percorro qualche chilometro mentre l'oscurità inizia a farsi più intensa, non ho la più pallida idea di dove sia andata a finire. Cammino ancora un po' ma le mie gambe sono troppo deboli per continuare, mi accascio a terra e inizio a tremare per il freddo. Mi maledico per svariati minuti, dopodiché aspetto. Non so di preciso cosa aspettarmi, inizio a sperare in un segno divino per riprendere la mia strada.

Ancora seduta sul marciapiede di quella strada desolata sento delle voci, delle risa. Grazie al Cielo.
Mi alzo per vedere cosa succede e scorgo un'insegna malandata, verde. La riconosco: è il Johnson's. Esulto per la seconda volta nel giro di poche ore, oggi sono tremendamente fortunata.
Mi avvio verso quell'insegna, lì troverò Fortune. Ne sono sicura.

Percorro ansimando per la fatica quei pochi metri quando finalmente sono proprio davanti alla porta d'entrata un uomo sulla trentina, con un disgustoso odore di birra addosso mi prende con forza per il polso.

- Ahi! Ma sei impazzito? - chiedo

- Cosa ci fa una bella ragazza come te tutta sola in un brutto posto come questo? - mi chiede l'uomo visibilmente ubriaco, gli rifilo la prima cosa che mi viene in mente e cerco di liberarmi dalla sua presa

- Io ci lavoro qui, sir -

- Ah davvero?! Allora quanto vuoi per questa notte? -

Lo guardo sbigottita.

- Come scusa? - chiedo fingendo di non aver sentito - io faccio la stripteaser, amico. Hai sbagliato posto -

- Mi sa che sei tu quella che sbaglia, dolcezza. Leggi qui - e mi indica un cartellino appeso affianco all'orario di apertura dove, effettivamente, vengono riportati orari e soldi delle 'ragazze'. Inorridisco.

- Oh mio Dio. - dico sconvolta - scusami, devo parlare con Travor -

Liquido l'uomo e lui lascia la presa.
Entro come un uragano nell'ufficio del mio datore di lavoro e lo trovo intento a persuadere Fortune a fare la puttana.

- Brooklyn! - fa lui sorpreso di trovarmi lì. Mi chiudo la porta alle spalle e cerco di riprendere fiato.
Fortune si gira sconvolta, ha il trucco sciolto e le labbra tremanti.

- Qual buon vento? -

Lascio perdere Travor e abbraccio la mia amica.

- Che diavolo ci fai qui?! - mi chiede sottovoce

- Ti spiegheró -

- Davvero commovente, volete spiegarmi che diavolo succede? -

- L'unico che deve delle spiegazioni qui sei tu - lo aggradisco senza pensarci due volte.

- Io non vi devo proprio niente. Adesso andate a fare quello che è il vostro dovere e dopo ne riparleremo - mi dice rivolgendomi un sorriso di sfida

- D'accordo Travor, se le cose stanno così io mi licenzio - sbotto acida - vieni Fortune, andiamocene -
Prendo la mia amica per il polso e la trascino fuori dall'ufficio a passo spedito

- Brooklyn questa me la paghi - mi urla Travor, ma io non me ne curo, continuo a camminare finché non me lo trovo davanti; ha gli occhi iniettati di sangue e stringe in mano uno di quei coltellacci da macellaio che non ho idea di dove l'abbia preso. Me lo punta contro ed io indietreggio di qualche passo.

- Travor, che diavolo ti prende? -

- Non potete lasciarmi qui, se ve ne andate anche voi sarò costretto a chiudere - ci rivela e una lacrima gli scende dall'occhio sinistro.
Indietreggiamo ancora.

- Non puoi metterci a fare cose contro la nostra volontà, lo capisci questo? -

Fortune ha gli occhi sbarrati e fissa terrorizzata la scena, anch'io sono terrorizzata da quello che potrebbe succederci, ma cerco di mantenere il sangue freddo ed un atteggiamento razionale.

- Voi siete la mia ultima speranza - confessa, abbassa l'arma e si accascia al terreno. Fortune mi sussurra di andarcene, ma io mollo la sua mano e mi avvicino a Travor.

- Non sapevo le cose andassero così male - gli dico inginocchiandomi.
L'uomo ha lo sguardo chino verso il pavimento, non mi guarda. Mi avvicino ancora un po' e allora lui alza lo sguardo verso di me, gli sorrido teneramente poi comincio a sentire un lancinante dolore alla ferita così mi alzo di scatto, lui lo prende come una minaccia e mi lascia un profondo taglio sul braccio sinistro.
Fortune urla terrorizzata, ma la sento avvicinarsi, mi prende per il braccio sano e mi allontana; con una forza ed un coraggio che non credevo possedesse sfila il coltello all'uomo e lo usa a suo vantaggio.

- Brook, esci! Vai a casa, qui ci penso io - mi urla e io mi allontano senza staccare gli occhi da loro.
Fortune fa scivolare il coltello nella mia direzione, lo prendo. Travor si è messo spalle al muro e in quel momento la mia amica gli sferra un gancio in pieno muso.

- Cazzo! - esclamo, lei mi prende la mano e corriamo nella direzione opposta.

- Andiamocene prima che si riprenda - mi trascina verso l'uscita - Diamine Brook hai un taglio incredibile - dice osservando la ferita - dobbiamo tornare all'ospedale -

Ci incamminiamo verso l'ospedale e ancora tremanti per l'accaduto.
Fortune cerca di chiamare Zacky e io Matt, ma nessuno risponde.
Io sto tremando per il freddo e per la paura ancora presente in me, prendo una sigaretta dalla borsa e cerco di calmarmi mentre Fortune è agitata e persa nei suoi pensieri.
Sarà una lunga notte.



Nota dell'autrice:

Rieccomi! Ho preso gusto nel scrivere le note ahah.
Allora, vi piace questo capitolo? A me molto, finalmente sappiamo qualcosa in più su Fortune e sulla situazione al di fuori dell'ospedale. Era ora!
Lasciatemi sapere cosa ve ne pare nei commenti (sono sempre mooolto graditi) e spero lasciate anche qualche stellina .
Ci tengo a ringraziare chi ancora segue questa storia e vota i capitoli; vi adoro! Un bacione,
Alla prossima

~ Beatrice

20 sigaretteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora