They tried to save me, but they lost. I tried to save them, but I lost.

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Rimasi immobile tra la nebbia provocata dal fumo e le voci dei presenti continuando a pensare alla mia vita. E se fossi morta? E se non fosse mai importato a nessuno?

Scacciai quei pensieri scuotendo la testa e mi accasciai al bancone. Le lacrime avevano riempito i miei grandi occhi gonfi, e senza nemmeno accorgemene iniziai a piangere.
Le lacrime lente ma decise iniziarono a rigarmi il viso ed impiastricciarmi le guance di mascara. Non me ne curai, continuai imperterrita a lasciarle cadere come la pioggia che imperversava sui vetri da qualche minuto. Come il cielo piangeva, anche dentro me si era scatenato un temporale. Cosa avrei potuto fare se non piangere? Avevo perso la mia strada e non riuscivo a trovare una via di fuga, il dolore era parte integrante del mio essere, la paura comandava ogni mio gesto e mi accompagnava lungo quel tunnel senza fine che era diventato la mia vita.
Avrei voluto salvarli, avrei voluto essere per loro la salvezza, ma non ero mai riuscita a salvare nemmeno me stessa.
Ordinai qualcosa di molto forte, ma non ricordo cosa, ci affogai dentro la tristezza e i brutti pensieri.
Persi la cognizione del tempo, ad ogni sorso, ogni preoccupazione si fece meno pesante ma costantemente presente.

Rimasi a fissare il fondo vuoto del mio bicchiere. Facevo anche questo ora? Bevevo per sentirmi meglio? Era così che tutti i miei problemi si sarebbero risolti?

Mi accesi una sigaretta, mi resi conto di non fumare più tanto quanto fumavo prima di conoscere i ragazzi.
I ragazzi, quanto avrei voluto partire con loro all'istante.
Una lacrima solitaria mi rigò la guancia sinistra.

- Ragazzina, qualcosa non va? -
Un uomo sulla mezza età dagli occhi scuri e la pelle biancastra si avvicinò e mi poggiò una mano sulla spalla. Mi asciugai gli occhi col dorso della mano ossuta e cercai lo sguardo del benefattore.
Lui sorrise e io, a mia volta cercai di fare lo stesso.

- Non è il posto più adatto per una ragazzina come te, vieni usciamo a prendere una boccata d'aria -
Forse, nemmeno a lui piaceva stare in quell'ambiente squallido e degradato.

Acconsentii, scesi dallo sgabello sgangherato, pagai e mi decisi ad uscire seguita dall'uomo.
Una serie di pensieri iniziò a offuscarmi la mente finché quattro uomini incappucciati ed armati non varcarono la soglia.
Il mio cuore smise di battere per alcuni secondi che mi parvero interminabili.

- State tutti fermi, nessuno si farà male se fate ciò che dico - urlò uno degli incappucciati puntando la pistola contro l'oste, il quale visibilmente angosciato e tremante sollevò le braccia in alto.

Ora nessuno ci avrebbe salvati.

Qualche malcapitato svenne per la paura ed altri più coraggiosi cercavano di mantenere la calma rassicurandosi a vicenda. Altri pregavano un dio nel quale nemmeno loro credevano.

L'uomo che mi aveva offerto la sua compagnia e disponibilità si era dissolto nel nulla, oppure era semplicemente sparito dalla mia visuale. Rimasi immobile come una statua avendo persino paura di respirare. La stanza era ferma, gli occhi dei ragazzi col passamontagna scrutavano attentamente ognuno di noi. Non volevano soldi, né sembrava volessero ucciderci eppure non capivo cosa cercassero finché due occhi verdi non incontrarono i miei.
Sussultai.

Mimai il suo nome con le labbra. I suoi occhi s'illuminarono.
Tirai un sospiro di sollievo quando capii che fu solo una messa in scena. Mi prese in ostaggio, ma nel momento in cui pensai di essere salva la polizia irruppe nel locale assieme all'uomo che prima mi era stato di compagnia.

I ragazzi incappucciati spararono un solo colpo e poi si dissolsero come particelle nell'aria mentre Matt mi trascinava fuori dal locale, ma la polizia rispose al fuoco con altrettanto fuoco.

Un colpo.
Errato.
Per me.

Un altro colpo.
Ben mirato.
Per Matt.

Ci accasciammo a terra come due corpi senza vita, senz'anima.
Sentii il respiro del mio ragazzo farsi più debole mentre una pozza di sangue inumidiva il mio esile corpicino e sporcava quel sudicio pavimento.
Sentii il suo possente braccio strigermi la vita e allentarla subito dopo stremato da una debolezza che non gli apparteneva, cercai di stringerlo a mia volta. Tentai di convincermi che ce la saremo cavata, ma finii per imbrogliare solo me stessa.

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