22.05.2021
Il rumore della bottiglia di spumante che si apriva riempì l'aria e immediatamente il vociare di più persone si fece presente. Erano tutte allegre, sorridevano e chiacchieravano animatamente. Un uomo alto, dai capelli brizzolati, con una folta barba e di bell'aspetto reggeva la bottiglia appena aperta, mentre una donna in tailleur avvicinava prontamente un bicchiere prima che potesse cadere a terra altro spumante. «Signori miei –» iniziò l'uomo attirando l'attenzione di tutti i presenti. «È fatta!» aggiunse facendo gioire ancora i dipendenti. Era tardo pomeriggio e la grande vetrata che caratterizzava la Richards Corporation lasciava entrare una luce oramai fioca, intenta a scomparire lasciando che l'illuminazione artificiale facesse il suo lavoro. Le scrivanie dell'ufficio erano vuote, abbandonate da ogni dipendente che si era riunito intorno al capo, James, e la sua segretaria, Harriet, per festeggiare la chiusura del contratto più ambito di tutta la città. Harriet, una donna formosa in un bel tailleur nero abbinato a una camicetta di seta viola, si occupò di distribuire flûte di solido vetro, riempite dallo spumante appena stappato, a tutti coloro presenti. «Il contratto con gli Shelby è ufficialmente chiuso e questo ci rende l'azienda di edilizia più importante di tutta la città» aggiunse James mettendosi una mano in tasca. L'uomo si appoggiò alla scrivania della segretaria, lasciando che il suo fascino attirasse l'attenzione di tutti i presenti. Era un uomo estremamente carismatico oltreché bello e questo lo aveva reso di successo. Sembravano tutti felici di lavorare in quel luogo: forse per lo stipendio alto o forse proprio perché essere dipendenti di James Richards aveva un valore inestimabile. L'azienda della famiglia Richards era oramai aperta da anni, ma da quando James ne era diventato proprietario, tutti i tabloid parlavano del grande magnate delle industrie edili come un playboy filantropo milionario, rendendo così famosa tutta l'azienda. Il peso della fama però non lo aveva mai toccato troppo. Ci sguazzava nell'idea di sé. «Devo ammetterlo, non sono affatto sorpreso di questo risultato. Come potrei esserlo con un team – così forte, così intelligente e sorprendente! Naturalmente non parlo di te Phill» scherzò infine facendo ridere i presenti. «Scherzi a parte, vi siete dati così da fare e questi sono i risultati che piacciono a noi della -»
«Richards Corporation» ripeterono tutti all'unisono, facendo così ridere il capo. In quel momento il telefono sulla scrivania della segretaria squillò rumorosamente. Mentre Harriet si avvicinava ad esso e rispondeva, James proseguì: «E va bene, anche se mi prendete in giro, sarò buono con voi – rise – dunque prendetevi queste ore libere, bevete, festeggiate e domani ricominceremo a lavorare sodo» James girò lo sguardo verso Harriet, la quale sembrò immediatamente catturare l'attenzione del capo con uno sguardo pensieroso. La donna serrò le labbra e con un accenno del capo indicò all'uomo di parlare in privato. James dunque si sollevò da dove si era appoggiato, tornando dritto e imponente. La situazione rilassata per lui era terminata, ma non comunicò quel pensiero negativo ai collaboratori. «Bene, divertitevi ragazzi, ma non commettete gli stessi errori di Capodanno. Sto parlando con te Frank» indicò giocosamente uno degli uomini in giacca e cravatta di fronte a lui. Batté le mani tra di loro, terminando quello sproloquio e lasciando festeggiare i lavoratori.
James, seguito da Harriet, si diresse nel proprio ufficio. La grande scrivania semicircolare di legno scuro era pulita, ma da un lato erano impilate diverse scartoffie. Un laptop era appoggiato, chiuso e silenzioso su di essa. Davanti alla grande vetrata con vista, erano sistemate due poltrone di pelle scura e un tavolino da caffè ospitante un vassoio argentato con appoggiati il suo bourbon preferito, ambrato e richiuso in un vetro costoso. Quando la porta fu chiusa alle spalle di Harriet, James si lasciò andare ad una posa scomposta, ingobbendo appena la schiena e portandosi le mani dietro al collo per un veloce massaggio. «Dimmi tutto quello che sai, Riet» disse l'uomo. Il suo tono era più sconsolato, non come quello forte che aveva poco prima. Si tolse la giacca e sbottonò i polsini della camicia, arricciando le maniche fin sopra ai gomiti. Un orologio importante d'oro stava al suo polso e nel silenzio sembrò ticchettare fin troppo rumorosamente. James sedette su una delle poltrone, ma immediatamente si sporse per versare in un bicchiere di cristalleria il bourbon ambrato. La donna si avvicinò lentamente, iniziando a parlare: «È stata vista girare in uno di quei quartieri fetish, signore.» disse inizialmente. «Il quartiere fetish? Santo cielo–» sibilò preoccupato l'uomo, passandosi una mano sul volto. «Entra ed esce da uno dei locali, ma almeno l'hanno trovata, James, pensa a questo» affermò Harriet iniziando ad essere meno formale. Si sedette sul braccio della poltrona dove sedeva l'uomo e mise le mani sulle sue spalle come per infondergli calma. «Non posso avvicinarmi a un quartiere fetish, manderebbe a monte qualsiasi affare.» affermò pensieroso. «Per non parlare del fatto che lei non farebbe mai avvicinare uno dei tuoi a quel posto. Quelle... guardie del corpo che le girano attorno, le ha addestrate bene a riconoscerli.» aggiunse la donna.
La confidenza tra i due era più di un rapporto tra capo e dipendente. Il modo in cui la donna, estremamente intelligente, sapeva condizionare il pensiero dell'uomo indicava che quel legame andava ben oltre. «La ragazza non sa quello che sta facendo, James. Va controllata o rischierai di non vederla più.» la donna sembrava seriamente preoccupata e decisa a ritrovare un equilibrio tra lui e sua figlia. «Non la vedo lo stesso –» affermò prima di sorseggiare il bourbon. «Ma sai che è al sicuro» rispose prontamente e velocemente. «Le hai già lasciato abbastanza libertà, se lo farai ancora, la perderai per sempre, James.» affermò seria, alzandosi dalla poltrona per camminare fino a quella che era rimasta vuota tutto il tempo.
«Che cosa suggerisci allora, Riet?» domandò l'uomo, guardandola serio negli occhi. «Lei capisce chi sono tutti quelli che mandi tu perché principalmente sono tutti uguali. O uomini d'affari in cerca di qualcosa di nuovo, o guardie del corpo... Assumi uno stagista. Un ragazzo giovane, qualcuno che possa mischiarsi nella massa. Nessuno che attiri troppo l'attenzione. Fai che sia lui a sorvegliare la ragazza. Lei non capirà mai che è uno dei nostri, specialmente se lui stesso non saprà per chi lavora.» affermò.
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Promiscuous girl
FanfictionSentivo il peso di quella notte passata insonne, delle ansie che avevano avvolto il corpo estraniandolo dalla realtà. In un lampo, tutta la mia vita era cambiata ma lui era sempre lì con me.