«Un passo alla volta.» disse Alex guardando Thomas ancora seduto di fronte a lui, pur essendo oramai già l'alba. A quell'ora tutto il pubblico che aveva invaso il locale quella sera era sparito, la musica era spenta e sembrava aver ovattato l'udito di coloro ancora presenti. Le cameriere sistemavano i tavoli, al banco Alex era rimasto solo ed era intento ad asciugare bicchieri su bicchieri. Solo poco prima uno dei buttafuori aveva incitato Tom ad uscire dal locale per la chiusura, ma proprio il barman aveva detto che "era con lui", permettendo al ragazzo di rimanere ancora un po' in compagnia della birra che doveva finire. «Almeno questa sera le hai parlato» affermò ridendo ancora, mentre passava uno straccio dentro a un calice togliendo ogni goccia d'acqua rimasta. Tom mantenne lo sguardo perso sull'etichetta della bottiglia che si rigirava tra le mani, ma accennò un sorrisetto divertito. Sapeva che aveva ragione, ma prima raggiungeva la fiducia della ragazza, prima lo avrebbero pagato, dunque avrebbe mandato i soldi alla sua famiglia. Non fece tempo a ribattere che Alex fece un piccolo fischio, attirando la sua attenzione. Con un cenno di capo indicò alla sua sinistra. Tom aggrottò le sopracciglia confuso, serrando le labbra, poi, dopo altri cenni del barman, girò lo sguardo.
Le ragazze stavano uscendo a gruppetti dal backstage. Sentì un paio di loro parlare del male che quella sera avevano fatto i tacchi alti, altre della stanchezza ed altre di come avrebbero passato il giorno libero. Nessuna di loro però era lei. In coda, dietro a due ragazze, Tom riconobbe dei tratti familiari. Non indossava più la parrucca rosa con cui era abituato a vederla, ma aveva sciolto i capelli castani lungo le spalle. Era intenta a cercare qualcosa nella sua borsa e dal tintinnio che sentì poco dopo capì che erano delle chiavi. Si alzò di colpo dallo sgabello, lasciando in pace finalmente la bottiglia che aveva torturato fino a quel momento. Si avvicinò di un paio di passi, con uno sguardo piuttosto speranzoso, ma si bloccò prima di andare troppo vicino. Chloe alzò lo sguardo dopo aver estratto le chiavi e la prima cosa che vide fu proprio il ragazzo, immobile ad aspettare solamente un suo cenno per poter parlare o azzardare ad avvicinarsi. «Non avevo accettato» disse la ragazza alludendo alla proposta di bere insieme che lui le aveva fatto. «Perché lui è ancora qui, Alex? I clienti devono uscire...» sospirò. Alex però non si intromise, si limitò ad alzare le spalle e a fare il finto tonto.Era forse la prima volta che aiutava una persona con una delle ragazze. Era in quel locale da sempre e quella era diventata la sua piccola famiglia, non avrebbe mai permesso venisse fatto loro del male. Ma Alex aveva visto in Tom del buono e quindi tra sé e sé pensò "perché no?".
«In realtà dalle mie parti si dice che chi tace acconsente, quindi...» rispose Tom, lasciandosi sfuggire un sorriso particolarmente soddisfatto per quella risposta. Chloe lanciò una nuova occhiata ad Alex, chiedendo implicitamente con gli occhi perché le avesse fatto questo. Il barman dopo aver fatto una smorfia, sapendo di essere nei guai per quella questione, si girò, dando loro le spalle e riprendendo ad asciugare i bicchieri.
Eppure Chloe non glie la diede vinta all'amico. «Allora diciamo che dipende tutto da Alex. Il bar è aperto?» domandò avvicinandosi a Tom finalmente, ma guardando verso il bar.
Alex si rigirò di scatto. «Cosa? No, no ragazzi, ho già chiuso tutto -» rispose. Era evidentemente stanco visto il tono esausto con lui rispose. Non bastò lo sguardo di Tom che lo stava palesemente pregando di farli restare per convincerlo, dunque lui sospirò, abbassando lo sguardo sulle proprie scarpe malandate. E mentre era distratto non riuscì a vedere la lotta di sguardi e labiale che ci fu tra la ballerina e il barman. Lui la incitava palesemente a fare qualcosa, a non lasciare quel ragazzo in quel modo, eppure lei sembrava restia dal farlo, fino a quando si sentì talmente in colpa che prese un respiro profondo. Avrebbe ucciso Alex per quello o almeno gli l'avrebbe fatta pagare.
«Accompagnami a casa.» borbottò lei, girandosi verso Tom.
«Più garbata, Chloe» la riprese Alex, ridendo sotto ai baffi. In risposta lei alzò il dito medio e riprese velocemente a camminare fino a fuori dal locale, seguita da Thomas che non aveva ancora accettato la sua proposta.
«Non so quanto tu lo abbia pagato per farti restare, ma devi sapere che non vado a letto con chiunque.» affermò lei. La sua difensiva sarebbe stata dura da abbattere. C'era un muro tra lei e Tom e lui aveva solo un piccone per buttarlo giù.
«Non l'ho pagato e non ho intenzione di portarti a letto. Per chi mi hai preso?» ribadì affiancandola mentre camminava. Dal passo veloce che inizialmente teneva, iniziò a rallentare, osservando stranamente confusa il ragazzo.
«Uhm, per un cliente del fetish?» domandò lei abbozzando una leggera risatina. Non era così scontato pensare che un cliente cercasse da lei solo qualcosa che era nato nelle loro fantasie, ma lei non lo faceva, così come le sue compagne.
«Okay si... forse non mi sono presentato nel migliore dei modi prima, ma sono nuovo in città e non sapevo nemmeno dell'esistenza di un posto così fino a qualche giorno fa» confessò.
Lei prese un nuovo respiro profondo e costrinse la sua mente a liberarsi dai pregiudizi almeno per un po'. «Allora se non sei un maniaco cosa sei? Un assassino? Uno spacciatore? O magari una spia in incognito» si liberò di una leggera risatina che le venne spontanea.
Pur avendo il sangue gelato nelle vene, Tom non lasciò trasparire alcun tipo di nervosismo, né dall'espressione, né dal tono di voce. Seguì la sua risatina annuendo «Oh, certamente un assassino» non riuscì a rimanere serio per quella risposta giocosa. Chloe si degnò di guardarlo finalmente. Fino a quel momento aveva guardato la strada davanti a sé, il sole sorgere in lontananza schiarendo mano a mano il cielo. Per le strade loro erano le uniche anime rimaste, la città taceva, ma non c'era da stupirsi. Quel quartiere viveva di notte e alle prime luci del sole tutto svaniva.
Notò nel volto di Thomas un sorriso innocente, gli occhi, stanchi, ma di chi aveva aspettato quel momento per molto tempo. «E che cosa ci fai nella grande città?» domandò incuriosita.
«Ho ottenuto un lavoro da queste parti» rispose con una veloce alzata di spalle.
«In questa zona?»
«Poco distante da qui, sì» annuì, mettendo le mani in tasca. «Sono capitato per caso qui... stavo passeggiando la prima sera e, tutte quelle luci– era praticamente impossibile non venirne attratto.» in parte ciò che stava dicendo era vero. Forse era stato portato in quel quartiere a forza, ma le luci, il mormorio, le lunghe file, la musica, tutto lo aveva portato a rimanere. Per una volta trovava nel suo lavoro un briciolo di felicità. «È la prima volta che frequento un luogo così...» aggiunse infine.
«Davvero?» era visibilmente sorpresa «E non hai nessuna... fantasia strana? Insomma, non ci sarebbe niente di male» continuò incuriosita.
«No, no, nessuna» affermò frettolosamente, in modo da chiarire la sua posizione in quel quartiere.
Chloe si trovò a sorridere per il modo in cui era arrossito alla domanda «per ora» rispose lei, giocosamente, mettendo apposta in difficoltà il ragazzo.
Le parole gli morirono in gola: se avesse ribadito quei no, probabilmente avrebbe mentito, ma ancora ne era inconsapevole. Abbassò lo sguardo nuovamente sui suoi piedi mentre camminava, prendendosi un attimo di tempo per capire perché lei riuscisse tanto a imbarazzarlo. Non sentiva le guance calde da quando al liceo non diede il suo primo bacio. Scosse la testa, prima di alzare nuovamente lo sguardo su di lei: «Ti diverte tanto mettermi alle strette, vero?» domandò.
«Giusto un po'» ammise giocherellando con le chiavi di casa che ancora teneva in mano.
«Allora proverò a fare lo stesso. Come sai il mio cognome?» domandò in fretta.
Pose quella domanda troppo tardi. Chloe si fermò lentamente di fronte a un vecchio palazzo di periferia, il cui portone di ferro battuto e vetro lasciava intravedere un piccolo atrio grigiastro ed una breve scalinata prima dell'ascensore. «Io sono arrivata.» affermò giocherellando un secondo con le chiavi.
Thomas era andato qualche passo avanti, dunque indietreggiò ancora con le mani nelle tasche dei pantaloni. «Aah, ma dai. Davvero?» domandò esasperato. Ogni volta che tentava di avere certezze da lei, riusciva a svignarsela e sembrava godere nel vederlo così contrariato. Notò sul volto della ragazza un sorrisetto furbo, mentre si avvicinava al portone e infilava le chiavi. Non era solito fare gesti avventati, tranne quella volta che finì in una rissa contro un gruppo di ragazzi che aveva sorpassato il limite con delle amiche, ma in quel momento gli venne da afferrare la maniglia del portone, tirandola con forza verso di sé. Nell'avvicinarsi il suo petto toccò la spalla di Chloe e piegando il viso si trovò particolarmente vicino al suo orecchio. «No, questa volta non scappi.» mormorò. Lei non si spaventò nel sentirlo così vicino a sé. Forse il modo in cui le sfiorava delicato la schiena e non con violenza, forse il tono di voce o l'espressione rilassata, ma non sentì la necessita di fuggire da quella situazione. Si voltò pacatamente, lasciando che la propria spalla toccasse totalmente il ragazzo, poi appoggiò la schiena al portone, guardando la curiosità che i suoi occhi portavano. Erano dell'esatto colore dei suoi, castani, scuri, non avevano niente di particolare se non quel velo di gentilezza che sembrava caratterizzarlo così tanto. E per un attimo – non avrebbe voluto ammetterlo a sé stessa – si perse a fissarli.
«Ho i miei contatti.» rispose prima di girare nuovamente la chiave nella serratura. Lui allentò la presa sulla maniglia del portone fino a lasciarla totalmente ed infine indietreggiò guardando la ragazza sorridere. «Buonanotte, Holland.» aggiunse alla fine, aprendo la porta. Rimase in silenzio, alzando gli occhi al cielo mentre un sorriso si espandeva sul proprio volto. La guardò sparire all'interno dell'atrio, fino a quando non prese l'ascensore, andandosene ufficialmente. Lui fece qualche passo indietro, ciondolando poi in direzione di casa propria. Se Chloe sapeva già qualcosa su di lui, al contrario lui ancora non sapeva niente di lei. Non sapeva nemmeno il preciso motivo per cui la stesse avvicinando, eppure eseguiva gli ordini, come gli era stato richiesto. Tom trovava la ragazza estremamente misteriosa e sapeva che quel suo atteggiamento lo stava mettendo alla prova, si stava divertendo troppo ad imbarazzarlo o lasciarlo con la gola asciutta. Da un lato, lui stesso si divertiva, dall'altro lo portava all'esasperazione quella risolutezza.
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Promiscuous girl
FanfictionSentivo il peso di quella notte passata insonne, delle ansie che avevano avvolto il corpo estraniandolo dalla realtà. In un lampo, tutta la mia vita era cambiata ma lui era sempre lì con me.