Capitolo 2

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Quella che prima sembrava un'occhiata riservata a lui, ora era rivolta a tutti gli altri e Thomas sentì una morsa allo stomaco che non aveva mai conosciuto prima di quel momento. Solo quando la musica finì, le luci si spensero improvvisamente e una volta riaccese lei era sparita. Ci fu un debole applauso che riattivò la facoltà di pensiero del ragazzo. Dopotutto era in quel posto per un motivo. La ragazza che seguì sul palco non era magnetica come la precedente. Fu facile distrarsi tanto da sentire il rumore che facevano i baristi che maneggiavano bottiglie di vetro e bicchieri. Delle cameriere gli giravano intorno con vassoi pieni e vuoti, scrutando il ragazzo che, dopotutto, non era così tanto a disagio come aveva pensato prima di entrare. Si avvicinò al bar, sedendosi su uno sgabello di fronte a uno dei barman. Si rese conto che dietro a quel bancone tutti portavano una sorta di divisa, composta da cinghie di pelle che avvolgevano il busto degli uomini e delle donne. Non dare nell'occhio, sii un ragazzo normale.
«Cosa prendi?» domandò il ragazzo oltre al bancone. Tom tergiversò, non sapendo cosa ordinare esattamente. Si sentì un po' stupido a non trovare niente di adatto al posto da bere. «Prima volta al fetish?» domandò ancora il barman.
«Si nota tanto?» domandò Thomas.
«Hanno tutti la tua stessa reazione la prima volta.» gli sorrise amichevolmente «Faccio io, amico» aggiunse iniziando a versare in un bicchiere di fronte a lui un liquido ambrato. Tom ne approfittò per girare ancora lo sguardo verso il palco, ma la sensazione di prima era come sparita.
«Un old fashioned per te, goditelo» affermò facendolo girare nuovamente.
«È così ogni sera?» domandò curioso.
«La maggior parte delle volte... altre volte gli spettacoli sono più– diciamo movimentati» rispose.
Thomas prese il bicchiere ghiacciato tra le mani e assaggiò quello che gli aveva preparato. Il sapore amaro e forte lo portò a fare una leggera smorfia. Non era abitato a molto che non fosse birra. «E quella che c'era prima...» iniziò curioso. La sua domanda venne interrotta immediatamente dal sorriso divertito dell'altro ragazzo al di là del banco. Chissà quante persone gli facevano la stessa domanda ogni sera.
«Chloe? Non uno dei suoi numeri migliori, ma sempre efficace.» affermò. Prese nel mentre l'ordinazione di un tavolo, portata da una cameriera che indossava una gonna corta abbastanza da mostrare tutte le gambe coperta da uno strato sottile di calze a rete. Tom la guardò, semplicemente per il fatto che fosse appoggiata al suo fianco, tanto vicino da sentire il suo calore sul braccio.
«Come va?» domandò la ragazza strizzando l'occhio.
«Non pensarci neanche Kat, ha già messo gli occhi su Chloe.» rispose il ragazzo, lasciandosi andare a un risolino mentre preparava il suo ordine. La cameriera tirò un sospiro «Non me ne lascia mai uno» disse con un sorriso divertito sulle labbra, ovviamente ironica. 
«Questo perché sei la metà di tutto ciò che è lei» quel piccolo battibecco portò Thomas a sorridere divertito. 
«Ma sta zitto, Alex.» la ragazza gli lanciò addosso una cannuccia di un bicchiere vuoto rimasto sul bancone. Ridendo però prese il proprio vassoio pieno e tornò a servire i tavoli. Ancora una volta l'idea di un posto di lavoro malsano si rimpiazzò con qualcosa di piacevole. Non capiva come le voci sui quei posti si fossero sparse in così malo modo. Mentre Alex lavorava ad altri ordini, Thomas si girò nuovamente, osservando l'esibizione sul palco distrattamente. Forse esistevano posti venefici come quelli che si era immaginato, dove le donne venivano trattate come puri oggetti da uomini assetati. Non aveva mai frequentato quel tipo di posti, ma intorno a lui sembrò esserci una comunità pacifica, riservata. Prese il telefono, rileggendo le istruzioni che gli erano state date dallo sconosciuto del lavoro. Trova Chloe. Tom aggrottò le sopracciglia, pensieroso, si girò nuovamente verso Alex e appoggiò i gomiti sul bancone. «Hey, come hai detto che si chiama quella–» ragazza? stripper? performer? donna?
«Chi? Chloe?» domandò nuovamente Alex intuendo le parole del ragazzo.
«Chloe... sì...» realizzò in quel momento quale fosse realmente la sua missione. Di nuovo quel martellamento nel petto indesiderato di cui non conosceva il significato.

Quel luogo era totalmente da esplorare per Tom. Era la terza sera consecutiva che entrava al fetish e aveva ancora molto da imparare.
Vedeva persona sparire al di là di tende pesanti, performer cambiare in continuazione sul palco, gente che continuava ad entrare pur data la tarda ora, tavolini svuotarsi e riempirsi velocemente, le luci cambiare colore e intensità, la musica diventare più agitata e poi nuovamente calma. Era al terzo drink quella sera e si sentiva più leggero rispetto alla prima sera in quel posto. Sapeva di essere ancora lucido, sicuramente non era ubriaco, tuttavia la mente vagava più libera. Una settimana prima, quando aveva tenuto il colloquio segreto, aveva pensato di non poter essere in grado. Era stato proprio l'uomo che lo aveva esaminato a chiedergli disperatamente aiuto. "Sarà complicato, non lo metto in dubbio, è una comunità chiusa, ma sei l'unico che può aiutarmi" aveva detto l'uomo. Aveva ragione. In tre giorni non era riuscito a parlare con nessuno che non fosse Alex o Kat, la cameriera. Aveva scoperto che Alex lavorava tutte le sere ed era il responsabile della zona bar. Non lo avrebbe detto visto la giovane età, più o meno alla pari della sua, tuttavia era abile e veloce nella creazione dei cocktail. Kat invece era ancora piuttosto giovane e aspirava a salire sul palco con le altre ragazze, ma era nuova li dentro, faceva abbastanza turni, alternati ad altri locali nel centro della città. La sera precedente Chloe non si era esibita e alla domanda di Tom sul perché, Alex rispose semplicemente: «Anche le star devono riposare.»

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