Sogno d'una notte di mezza estate - Capitolo 5

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I due eroi uscirono dalla stanza, saltarono sul tetto attiguo e si piazzarono di fronte a Mayura, in attesa di una spiegazione che non tardò ad arrivare.

"Bene!" - esclamò la donna - "Mi pare che la cosa non vi abbia sconvolto più di tanto...".

La coppia si guardò di sfuggita, colpevole, ma non indietreggiò.

"Quindi deduco che il vostro rapporto sia ben più di quanto avete sempre dato a vedere... Signorino Adrian, finalmente ha trovato qualcuno da amare! Ne sono felice, anche se mi ha stupito non poco scoprire che proprio lei sia Chat Noir".

L'eroe in nero la guardò stranito, sempre attento, non giustificando quel tono colloquiale - "Perché non ci hai attaccato? Siamo nemici, no?".

"In realtà, se avessi saputo prima chi fosse cosa, le assicuro che mi sarei mossa per tempo. Invece... avrei dovuto esser più attenta" - si giustificò, alzando i palmi delle mani ad indicare la genuinità delle proprie scuse - "In tanti anni che la conosco mi sono affezionata a lei, anche se posso capire che la cosa non sia reciproca".

"Chi sei?" - chiese Ladybug, sorvolando sulla situazione che, curiosamente, si stava delineando.

"Non lo ha capito, miss Dupain?" - continuò in tono serio, ma stranamente rilassato - "Eppure ci siamo incontrate moltissime volte... almeno quasi ogni volta che lei ha avuto a che fare con Adrian e con Gabriel".

"Nathalie?!?" - provò a rispondere il biondino.

"Si, signorino." - ammise accondiscendente - "Le è chiara la situazione, ora?".

L'eroe in nero fece un passo indietro, sbiancando come un lenzuolo - "Se... Se... se tu sei Mayura, allora...".

"Si, Gabriel è Papillon!" - confermò la donna.

Ladybug fece appena in tempo ad afferrare la mano del compagno che questo quasi rantolò a terra, colto da capogiro.

"Chat, guardami!" - gli comandò - "Io sono qui! Non lasciarti andare! Ti prego, non ora!". Lo abbracciò con tutta sé stessa, sorreggendolo.

"Ti prego, respira con me! Non lasciarti andare. Guardami!" - continuò ad implorarlo.

L'eroe in nero puntò le proprie iridi verdi su quelle azzurre della compagna, boccheggiando disperatamente.

Troppe emozioni e tutte in poco tempo. "Marinette!" - riuscì a pronunciare col fiato cortissimo - "Io... io...".

"Non è colpa tua!" - lo rassicurò, portando il proprio volto a contatto col suo petto e disegnandogli dei grandi cerchi sulla schiena con le mani, cercando di avvolgerlo e proteggerlo - "Tu non c'entri niente! Quello che tuo padre ha fatto non è tua responsabilità! Ti prego, restami vicino!".

"Ha ragione miss Dupain! Signorino, lei non ha colpa. Suo padre ha perso la ragione da quando è morta sua madre ed il potere del Miraculous non l'ha di certo aiutato, anzi! Da quando ha scoperto cosa possono fare questi gioielli e - di più! - cosa fanno i vostri combinati, è completamente uscito di senno. Purtroppo, me ne sono accorta tardi ed è anche colpa mia se siamo arrivati a questo punto" - fece una pausa, colma di rammarico - "Ma, a maggior ragione per quanto accaduto oggi, ho deciso di aiutarvi a fermarlo. Gabriel deve essere fermato!".

Il tono distaccato della segretaria fu la molla che fece scattare una preoccupatissima Ladybug che, pur restando avvinghiata al compagno, la aggredì verbalmente - "Come può essere così insensibile? Non riesce a capire come si stia sentendo Adrian in questo momento? Come può chiederci il nostro aiuto, quando ha appena definito Gabriel Agreste - suo padre! - un pazzo?!?".

"Mi scuso per la franchezza, ma questa è la situazione ed è per questo che vi sto aiutando. Se volete essere d'accordo con me o meno sullo stato mentale di Gabriel a me non importa, ma dobbiamo fermarlo ed ho bisogno del vostro aiuto. Quindi, cosa avete intenzione di fare?".

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