Capitolo 7

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Marzia


«Vedrai che andrà tutto bene, cinque anni passano presto.» Amedeo mi sorride.

Mi sforzo di ricambiarlo. Accarezzo il cucciolo che alla fine ha deciso di addormentarsi sulle mie gambe e guardo dal finestrino della limousine. Siamo entrati nell'aeroporto e si vedono i primi hangar e i primi aerei.

«Hai visto che belli? Aspetta di vedere il bolide privato di Sua Eccellenza, resterai a bocca aperta!»

La voce di mio fratello continua a confortarmi da che siamo partiti da Foggia per raggiungere Bari; se non ci fosse lui non so come farei. Non ho la minima intenzione di partire per questo viaggio di apprendistato, come l'ha chiamato il Marchese.

La macchina entra all'interno di un hangar.

«Wow!» Stringo troppo forte la collottola del cucciolo. «Avevi proprio ragione, solo in tv ho visto simili jet!»

«CAI!» Guaisce il cagnolino.

«Ops, scusami!» Torno a carezzarlo piano.

La limousine si arresta.

«Vieni, andiamo.» Amedeo apre la portiera ed esce.

Con molta titubanza, mi metto il cucciolo in spalla e lo imito. Ci siamo.

L'autista recupera il mio bagaglio e lo porta a bordo. Mi avvicino alla scaletta e le mani cominciano a tremarmi. Non ce la faccio! Mi volto, mio fratello è proprio alle mie spalle.

«Ti prego...» La mia voce è un rantolo. «Torniamo indietro e diciamo al Marchese che cambierò... mi basta soltanto il tuo ai—»

Amedeo mi afferra con dolcezza per le braccia. «Credi che non ci abbia provato?» Scuote la testa. «Sua Eccellenza ritiene che non potrai mai diventare una degna discendente del suo nome, in mia compagnia. Sostiene che sia stato troppo protettivo nei tuoi riguardi. E forse ha ragione...»

Con la mano libera gli afferro il braccio. «Si è forse dimenticato che hai dovuto farmi da padre e praticamente anche da madre?! Sei stato perfetto! Ti pre—» Una lacrima riga il mio volto.

Mio fratello l'asciuga con un dito. «Non rendere tutto più difficile. Fallo per me, ok?» Scoglie la presa e recupera il cucciolo appollaiato sulla mia spalla. «Lui non puoi portarlo con te, ma sarà qui ad aspettarti quando tornerai. A proposito, non gli abbiamo ancora dato un nome. Che ne dici di Argo, come il cane di Ulisse?»

Tiro su con il naso. «Va bene...»

Posa il cucciolo a terra e mi abbraccia. «Dai loro quello che vogliono...» La sua voce è un sussurro che rimbomba nel mio orecchio. «Ma non lasciare mai che ti cambino e ti facciano diventare come loro. Promettimelo.»

***

Una mano mi scuote.

«Siamo arrivati, signorina.» Il pilota del jet privato del Marchese mi sorride. «Una macchina è già di sotto ad attenderla.»

«Grazie.» Sbadiglio con una mano davanti alla bocca.

«Dovere, signorina.» Fa un cenno di saluto con il cappello e se ne torna in cabina.

Recupero lo specchietto e controllo il trucco, devo essere perfetta. Grazie al cielo, ho pianto soltanto nel sogno. Gli piacerò?

Mi metto in piedi e recupero le mie cose. Mi avvicino al portello e comincio a scendere la scaletta. La stessa limousine di allora è davanti a me, assieme a un uomo che non conosco. Sta in piedi di fianco alla portiera dell'autista e mi viene incontro. È alto e ha le spalle larghe. Indossa abiti di pelle nera e porta i capelli rasati.

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