Marzia
Rimango imbambolata a fissare la Torre Normanna, le pietre color avorio che la compongono e il pennone sul quale sventola lo stendardo della famiglia Varo: la torre su sfondo rosso e il leone rampante su sfondo verde. Erano cinque anni che non lo vedevo.
Una mano si posa sulla mia spalla scoperta. «Incute rispetto sin dall'esterno, nevvero?» Amedeo mi sorride ma è un sorriso cortese e di circostanza che non ha nulla della gentilezza di un tempo.
«Già...» Sorrido a mia volta. «E non è solo la torre ma anche il palazzo Duc—» Mi mordo la lingua per la disattenzione. «Volevo dire il palazzo Varo e tutto il Castel di Pietra. Rammenti che ti dissi che è in questo luogo che mi sarei voluta sposare?» Lo fisso, alla ricerca di qualcosa che spero ci sia ancora.
Mio fratello fa spallucce. «Francamente, no. Ma era il desiderio triviale di una bambina.» La sua mano mi stringe con forza. «La donna che sei diventata sa bene che l'amore di un uomo è caduco e passeggero, mentre ciò che farai per la Società riecheggerà nei secoli, tramite Sua Eccellenza.»
Cerco di distogliere lo sguardo ma lui mi afferra il mento e mi costringe a non farlo.
«E sai parimenti bene che se ti comporterai in maniera particolarmente adeguata, sarai tu stessa a godere dei frutti di una vita senza morte.»
Rabbrividisco al sol pensiero. «Sì...»
«Bene.» Si stacca da me. «Vieni, il nostro Onorevole Patrono è ansioso di rincontrarti.» Si incammina sulla scalinata e mi precede al portone della Torre. Bussa due volte con movimenti rapidi e potenti.
Lo seguo.
Con uno scricchiolio, il legno dell'ingresso viene aperto e un uomo vestito con un frac nero ci accoglie.
«Lunga notte, nobile Amedeo.» Il maggiordomo fa un inchino. «Sua Eccellenza desidera incontrare Monna Marzia in privato. Comanda altresì che voi accogliate i Capitani e li conduciate nella sala delle riunioni. Manca invero poco al loro arrivo.»
Mio fratello sbuffa, contrariato. «Mia sorella non è ancora pronta per un'udienza privata con Sua Eccellenza. Di grazia, servitore, portaci dal nostro Patrono e ricevi tu stesso gli ospiti.»
Sfida un comando del Marchese per me? Ma allora...
Il maggiordomo scuote il capo. «Sono spiacente, nobile Amedeo. La sua rimostranza non può essere accolta. Gli ordini di Sua Eccellenza sono questi. Ma se lei insiste posso riferirgli io stesso del suo desiderio.»
«Non sarà necessario.» Mio fratello si mette una mano sul petto. «Sono al servizio del Marchese, farò come Sua Eccellenza comanda.»
Il servitore si volta verso di me. «Mi segua, Monna Marzia.» Si volta e comincia a camminare.
Mio fratello mi artiglia il braccio e si avvicina al mio orecchio. «Non dire o fare sciocchezze, ne va della tua sopravvivenza...» Mi libera e si allontana da dove siamo venuti.
Tiro un lungo sospiro e seguo il maggiordomo. A capo chino e con passi controllati, saliamo tutti i gradini della torre. Giungiamo all'ultimo piano. Resta solo la scaletta che dà sul tetto.
Il maggiordomo la indica con un elegante gesto della mano.
La imbocco e sono all'esterno.
Il tetto è illuminato da quattro fiaccole. Una ragazza è adagiata in un angolo, priva di sensi o peggio. È vestita di veli bianchi come quelli di una sposa, la sua pelle è candida come latte. E a pochi passi da lei... un uomo dai lunghi capelli fulvi, vestito di una divisa nera di foggia napoleonica, mi dà le spalle.
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Faida Ancestrale
Paranormal(IN REVISIONE) C'è del marcio in Capitanata: il Marchese Varo e i suoi sottoposti, conosciuti con il nome di Società dei Giusti, manipolano ed esercitano una forte influenza su ogni aspetto della vita economica e sociale di Foggia e provincia. Sono...