Capitolo 3

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Marzia


«Avvicinati, picciotta.»

Le gambe mi tremano, mi avvicino all'uomo dalla lunga cicatrice sul volto e cieco a un occhio. La valigia è pesante e nessuno dei presenti, né lo sfregiato innanzi a me né i suoi due scagnozzi armati di mitra, muovono un dito per aiutarmi. Faccio qualche passo e lascio il mio bagaglio su di un elegante tappeto persiano. La stanza è grande e con molti mobili: librerie, tavoli, credenze in legno pregiato e un enorme orologio a pendolo a colonna. La Duchessa ha gusti molto simili a quelli del Marchese.

«Ti piace quello che vedi?» Un ghigno compare sul volto dell'uomo con la cicatrice. «Ne sono felice perché resterai qui per i prossimi cinque anni!» Mi squadra dalla testa ai piedi. «Minchia, come sei magra! Ma non ti facevano mangiare sul continente?»

Gli uomini alle sue spalle sghignazzano.

Ma dove sono finita? Come sopravvivrò qui per così tanto tempo? Aiutami, Amedeo... «Ehm... grazie mille per la vostra ospitalità.» La mia voce è poco più di un sussurro.

«Ma che picciotta educata!» Lo sfregiato schiocca le dita.

Uno dei suoi tirapiedi va verso un piccolo tavolo dove c'è un oggetto grande quanto una scatola da scarpe, ricoperto da un panno.

«Ti preparai un bel regalo di benvenuto.»

Lo scagnozzo ha una barbetta incolta e capelli impomatati come uno di quei mafiosi da serie TV. Recupera l'oggetto e lo porta al suo capo.

«Seppi che ti piacciono gli animali!» Tira via il panno: sotto c'è una gabbietta con dentro un criceto.

Un sorriso mi illumina il volto. Raccolgo quanto lo sfregiato mi porge e allungo un dito verso la creaturina. Lo carezzo e si mette a pancia all'aria. Devono piacergli molto le coccole!

«E le sorprese non finiscono qui!» Schiocca ancora una volta le dita.

L'altro scagnozzo, imberbe e non molto più grande di me, recupera un'altra scatola dalle dimensioni maggiori il cui interno è ancora una volta celato alla mia vista. Il ragazzo con il mitra è costretto a posare la sua arma per raccogliere il nuovo oggetto con entrambe le mani. Lo adagia davanti a me con uno sbuffo e torna al suo posto.

«Siete veramente molto gentile, signor...» La tremarella mi è passata; questo tizio sarà brutto ma non è così male!

«Puoi chiamarmi Nunzio. Ma aspetta a dire che sono gentile.» Con un rapido gesto della mano, lo sfregiato tira via il panno dalla seconda scatola. Si tratta di una teca di vetro e al suo interno c'è un grosso serpente.

«Annibale ha fame» Nunzio mi indica il rettile. «Vuoi dargli tu da mangiare?»

«Volentieri...» Mi sforzo di sorridere all'uomo. «Ma non so che cosa mangi...»

I due scagnozzi ridono a crepapelle e Nunzio si trattiene a malapena dal farlo. «Dagli quel bel topolino che hai fra le mani, al resto ci penserà lui! Ahahah!»

Il cuore mi manca un battito e comincio a sudare freddo. Stringo il criceto a me e la vista mi si appanna, devo sforzarmi per non piangere.

Lo sfregiato si fa serio all'improvviso. Mi porge la mano. «Se non vuoi farlo tu, lo farò io. Ma daresti un dispiacere alla Duchessa. E Sua Grazia lo direbbe al Marchese. E sai chi verrà punito se questo dovesse accadere, vero?»

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