Alessandro
mamma mia quanto mi piace questa ragazza, per tutta la serata non riuscivo a guardarla senza pensare a come sarebbe stato baciare quelle labbra rosa e carnose. I suoi vestiti di certo non mi aiutano, il pantalone di pelle le fascia i fianchi e delinea il suo sedere in un modo che non lascia nulla all'immaginazione, quando l'ho seguita in cucina non riuscivo a togliere gli occhi dal quel punto. L'avrei baciata, quando in cucina si è girata, ma so che mi sarebbe risultato difficile fermarmi. Ma ora, dopo che le mie mani hanno avuto l'illusione di toccare la sua pelle, seppur sopra la stoffa, la voglio, voglio che sia mia, voglio sentire il sapore della sua pelle, non posso più resistere.
"Togliti il casco, voglio baciarti"
La sua espressione è incerta, ma subito il suo viso diventa duro.
"Ma chi ti credi di essere? Perchè non togli questa facciata da duro che ti costruisci? Di strafottente, come se nulla ti potesse mai toccare, quando invece è bastato sentire il nome di tua madre per farti crollare?"
Le sue grida mi sono entrate fin dentro l'anima, mi ha colpito e fa male. Non me lo aspettavo, e fa ancora più male.
"Questo è un colpo basso. Bene, scendo, vado da solo" ma in quel momento lei parte, sto attento a non toccarla. Si, mi ha ferito e non me lo aspettavo, ci sto male perchè la verità fa male, e sapere che nonostante i miei sforzi, non sia riuscito a nasconderla, è ancora peggio. Poi sentirselo dire da una che non sa niente della mia vita, e per quianto ne so, potrebbe avere al suop ritorno a casa l'accoglienza di una famiglia che la sostiene, bhe, mi manda in bestia.Laura
Arriviamo alla spiaggia proprio dietro l'albergo, spengo la moto, lui scende e si sfila il casco, scendo anch'io, mi guarda serio, con un'intensità che mi travolge, non riesco a decifrare, sembra quasi rabbia.
"Seguimi" gli dico, pochi passi e siamo sulla sabbia, continuo a camminare, e sento la sua presenza dietro di me. Mi fermo solo quando arrivo vicino alla riva, quel tanto che serve a non bagnarmi. Lui si mette al mio fianco, guardiamo entrambi il mare, io chiudo gli occhi e respiro profondamente, quasi come se mi fossi tolta un peso dalle spalle. Quando riapro gli occhi Alessandro mi sta guardando.
"Quando ho bisogno di riprendermi vengo sempre qui. Quando mi sento turbata, quando sento che qualcosa mi sta sfuggendo dalle mani, quando sento che mi sto perdendo vengo qui." Lui annuisce in silenzio e si gira a guardare il mare.
"Potresti almeno ringraziarmi, sto condividendo il mio posto speciale con te". Cerco di sdrammatizzare, perché sento l'aria troppo tesa.
"Perché?" Non capisco la sua domanda, e dalla mia espressione deve essersene accorto, "Perché mi hai portato qui?"
"Dopo la discussione che hai avuto con zia Maddy pensavo ti avrebbe fatto bene".
Sorride "Mi avrebbe fatto bene divertirmi un po', se capisci cosa intendo, di certo non scarico la frustrazione guardando il mare di notte." Si gira completamente a guardami con le braccia incrociate e continua, " ma quanti anni hai? Pensi che stare a guardare il mare possa alleviare i tuoi problemi? Cosa sei? Una cazzo di sognatrice? Sveglia bimba la vita reale è un'altra. Torna a casa da mamma e papà, devi crescere ancora un po' e poi capirai cosa vuol dire cavarsela da sola."
Sono senza parole, sono furiosa e sto trattenendo le lacrime con una forza che non pensavo di avere. Vorrei gridargli tutto, investirlo con il dolore che invade la mia vita, ma non merita di sapere, e di sicuro non merita il mio tempo. Metto il casco e corro via, accendo la moto e scappo via.Corro come non ho mai fatto, le lacrime mi offuscano la vista, sento sulle labbra il sapore salato. Arrivo al quel maledetto cancello che a quest'ora è chiuso, scendo dalla moto, gli corro incontro e con tutta me stessa lo prendo a calci, sento il rumore sordo del ferro che sbatte, ma non mi fermo anzi inizio a urlare,
"Perché proprio a me? Perché? Come lo spiego tutto questo? Chi me lo spiega, chi?" E dopo l'ultimo calcio, mi accascio ai piedi di quel cancello e dò sfogo al mio pianto.Quando finalmente riesco a calmarmi, non so quanto tempo sia passato, forse un paio d'ore, faccio per alzarmi ma un dolore acuto mi colpisce il piede, zoppico, ho sbagliato a sfogare così la mia rabbia, ma ora è inutile pensarci, trascino il piede fino alla moto, accendo e con il dolore che mi entra fin dentro la testa vado verso l'hotel. Arrivo nel garage e il dolore peggiora ogni minuto che passa, non riesco neanche a scendere dalla moto. Guardo l'ora, sono le due passate, non ci sarà moto da fare alla reception, chiamo Mario il portiere che fa il turno di notte. Non lo faccio neanche rispondere,
"Mario sono Laura"
"Signorina Laura, mi dica, qualcosa non va?"
"Sono nel garage, potresti venire o mandare qualcuno? Ho un problema".
"Arrivo subito". Mario è un uomo sulla sessantina, mi conosce da quando sono nata, davvero una brava persona, lui e la moglie mi vogliono un gran bene. Arriva e mi guarda in sella alla moto ma appena nota i miei occhi gonfi corre ad abbracciarmi ed avrei voluto ricominciare a piangere ma il dolore del piede era più forte.
Si allontana un po' e mi squadra, così inizio a parlare,
"Mario non riesco a scendere dalla moto, mi fa male il piede. Mantieni tu la moto mentre mi appoggio a te e scendo dall'altro lato". Ma appena sono in piedi la situazione non migliora, anzi. Mario non parla ma mi ammonisce con lo sguardo, sistema la moto e viene in mio soccorso reggendomi sotto il braccio per iniziare a camminare. Arrivati alla reception gli dico di portarmi in ufficio perché è più vicino rispetto alla mia camera, mi fa sedere sul divano e il dolore forte che sento mi sta provocando anche un tremendo mal di testa. Si abbassa e con un cenno della testa rispondo alla sua domanda, così mi sfila la scarpa con molta lentezza, ma il dolore è assurdo, tremo mentre mi toglie il calzino. Appena vede il piede viola e gonfio Mario si alza e mi annuncia "Vado a chiamare qualcuno che ti porti in ospedale"
"No, Mario non c'è bisogno, una dormita e tutto passa" mi guarda severo, "Laura hai bisogno di una radiografia" mi guarda preoccupato.
"Mario, ho detto no, rimango qui sul divano, per favore portami solo un antidolorifico e torna a lavoro", si arrende e con l'aria sconfitta mi ascolta e va via.Ciaooo, mi scuso per l'attesa.
Piaciuto il capitolo?
Che ne dite?
Cosa accadrà tra loro?
ritornerà il sereno?
Aspetto i vostri commenti, mi danno la carica!
E se vi va, lasciate tante ⭐⭐⭐
Baci baci...
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Voglia di libertà o paura di amare
Lãng mạnUna storia d'amore difficile. Lei troppo chiusa, troppo coperta da una salda corazza che si è costruita nel momento in cui è rimasta sola. Non permette a nessuno di scalfirla. Vive la sua vita dedicandosi al lavoro, è l'unica cosa che è sicura non p...