Capitolo 9

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Laura

Mentre sta parcheggiando mi domanda, "Hai un orario per il quale devi tornare in hotel?"

"No", mi sorride e continua, "Non avevamo sotterrato l'ascia di guerra? Perché mi rispondi a monosillabi?" Ha ragione, ma sono stanca, ecco, questo è uno di quei momenti dove mi rifugerei sulla spiaggia e basta.

Viene dal mio lato mi apre la portiera e mi prende di nuovo in braccio, e solo ora mi accorgo che siamo nel mio posto speciale, sulla stessa spiaggia dove eravamo ieri, lo guardo, mi sorride e anche io gli sorrido scuotendo la testa.

Quando siamo vicini alla riva mi mette giù, ma lascia il suo braccio a cingermi la vita, con un sopracciglio alzato guardo prima il suo viso e poi il braccio e poi di nuovo il suo viso, lui sorride ancora di più

"Non farti strane idee, è solo per mantenerti in equilibrio, potresti non essere completamente stabile sulla spiaggia", "Bene, allora puoi lasciarmi, così mi siedo",

"Agli ordini Capitano", mi aiuta a sedermi sulla sabbia e poi fa lo stesso al mio fianco.

Dopo un po' di silenzio, nel quale la mia testa si affolla di pensieri, inizia a parlare,

"Cosa è successo al tuo piede?"

"E' colpa tua, anche se non direttamente, parli troppo senza conoscere le persone, ferisci senza preoccupartene. Ecco".

"Hei, vacci piano, mi dispiace, ma mi aiuteresti a capire meglio? Cosa ti ha fatto scaldare tanto da romperti un piede? La mia allusione al sesso?" Mi guarda aspettando speranzoso.

Sbuffo e guardo diritto avanti a me il mare che lentamente dalla riva si ritrae per poi ritornare dov'era prima, come se le onde e la sabbia fossero due amanti che ancora non hanno il coraggio di viversi in pieno.

La sua mano che mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio, mi ridesta dai miei pensieri e mi giro a guardarlo, rimanendo a fissarci negli occhi

"Mi vuoi dire cosa ho fatto? Oltre ad essere stato uno stronzo?" Rimane a fissarmi negli occhi.

Abbasso lo sguardo, e guardo la sabbia scivolarmi tra le dita, c'è qualcosa nel suo modo di fare stasera che mi dice che mi posso fidare, il suo tocco è stato così gentile quando mi ha rimesso a posto la ciocca di capelli... "Mi hai detto di imparare a cavarmela da sola, di tornare a casa da mamma e papà" Adesso neanche lui mi guarda più, la sua attenzione è rivolta alla sabbia avanti ai suoi piedi.

"Bene, tanto Susy te lo direbbe subito se glielo chiedessi, quindi tanto vale che lo faccia io", mi pulisco le mani e abbraccio il ginocchio del piede sano che ho piegato per appoggiarci il mento.

"Ho perso i miei genitori in un incidente, da allora sono completamente sola, zia Maddy e tutta la famiglia sono la cosa più vicina ad una famiglia da quando...da quel terribile giorno".

Finisco di parlare, e le lacrime che tento di trattenere, tremano sull'orlo delle mie ciglia, insieme al mio sorriso forzato anch'esso tremolante, mi volto a guardarlo in viso, il suo sguardo è di puro dispiacere, si tira una ciocca di capelli e guarda di nuovo la sabbia, il suo silenzio mi è stranamente confortante, così continuo, "Vengo qui ogni volta che mi sembra che la vita mi soffochi, l'aria del mare mi ridà la forza di andare avanti, il suono delle onde mi ricorda la voce dei miei genitori. E' qui che mi rigenero, quando sento di non farcela, recupero le forze e torno alla vita reale".

Silenziose lacrime mi bagnano il viso, dover raccontare tutto per la prima volta mi ha fatto rivivere il dolore dal primo giorno, sentirlo uscire proprio dalle mie labbra mi ha scombussolato, e non riesco a smettere di piangere, "Scusami" dico asciugandomi le lacrime, "Non ho mai raccontato questa storia, la mia storia, me la sono sempre tenuta dentro, ed ora...niente, è cosi".

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