Capitolo 2

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Laura

Almeno non ho mentito a Maddy ieri, oggi in hotel è davvero una giornata frenetica, tanti arrivi tutti insieme, e così ho dovuto aiutare Paolo alla reception con le registrazioni, ed ora mi godo un attimo di pace, finalmente tutti gli ospiti hanno le loro camere, ed io posso assecondare il brontolio del mio stomaco, guardo l'orologio, sono le 23, ed è da stamattina che bevo solo caffè. Stacco la targhetta dalla mia divisa, ma ho troppa fame, mi cambierò dopo.

Arrivo nella sala del ristorante e mi siedo ad un tavolo piccolo accanto alla finestra, la vista è spettacolare, la luna si specchia nel mare creando tanti piccoli luccichii, mentre il mare cerca in ogni modo di fermare il suo moto ondoso per poterla tenere dentro di sè il più a lungo possibile. Ecco, questo è il mio tavolo preferito.
Quando posso mangio sempre qui.
Mi ritrovo a sbadigliare mentre con la mano sinistra sorreggo la testa, sono davvero stanchissima. Arriva Matteo, il cameriere,
"Signorina Laura, cosa le porto?"
"Matteo è possibile una bistecca ai ferri?"
"Certo, e come contorno?" mi sorride
"Nessun contorno, portami solo un calice di vino rosso. Grazie mille"
"Grazie a lei, e a tutto quello che fa per noi, deve essere molto stanca dopo la giornata di oggi"
Mi sorride sincero, io ricambio e lui si congeda, mentre ritorno a guardare il mare.
Matteo torna con la mia bistecca ben cotta, proprio come piace a me, Mena, la cuoca, conosce bene i miei gusti. Il mio stomaco fa le capriole, inizio a divorarla, e mi beo di ogni boccone.

"Posso?" Qualcuno interrompe la mia cena e devo raccogliere tutte le mie forze per ricordarmi che sono il proprietario e direttore di questo albergo, perché vorrei tanto rispondere -no, voglio essere lasciata in pace- ma invece, alzando gli occhi rispondo:
"Certo, le occorre qualcosa?" Rimanendo sorpresa dalla presenza avanti a me, un ragazzo stupendo, un fisico imponente, e gli occhi scuri rendono più profondo il suo sguardo su di me, mentre un angolo delle labbra si solleva con fare spavaldo. Di tutta risposta, scosta la sedia avanti a me e si accomoda. Non ci posso credere, vuole proprio rovinarmi la cena, così cerco di portare a termine questo momento.
"Mi dica, c'è qualcosa che non va?" Appoggia distrattamente la mano sul tavolo e dopo un attimo si avvicina un po', parlando a bassa voce
"Non pensavo che in un posto così elegante permettessero al personale di mangiare in sala" quasi mi strozzo con la saliva che mi va di traverso, possibile che non sappia chi sono? Che stupida, certo, non ho il cartellino col nome e per aiutare Paolo stamattina ho messo la divisa.
Ma il tizio non demorde,
"Ma non preoccuparti, se mi permetti di tenerti compagnia non lo dirò al direttore" anche il sorso di vino che stavo bevendo cerca di andarmi storto, ma riesco a riprendermi, questa situazione è troppo divertente. Questo tizio deve essere proprio uno cresciuto nell'agio, e i suoi abiti sartoriali lo sottolineano, mentre la sicurezza ed il suo modo di apparire così spavaldo mi fanno venire una gran voglia di vederlo cadere rovinosamente dal suo piedistallo, ma per rendere tutto più divertente, starò al gioco ancora un po'.
"Grazie, te ne sarei grata. Tu non mangi?" Chiedo vedendolo ordinare solo un calice di vino
"No, sono stato a cena fuori, ma posso rimanere a guardarti mangiare, anche tutta la notte" dice ammiccando, e... Dio, quanto mi irrita.
"Bhe, io invece non posso proprio restare, se mi vedesse il capo finirei nei guai. Quindi è meglio che vada" mi alzo, ma proprio mentre gli passo accanto per uscire dalla sala, mi blocca il polso per fermarmi. Lo guardo in cagnesco, non mi piace essere trattenuta con la forza da un perfetto sconosciuto. Lui se ne accorge e mi lascia il polso ma si alza piazzandosi avanti a me.
"Scusa, non volevo innervosirti, ma vedi, da quando sono arrivato alla reception e ti ho visto da lontano, non ho potuto fare a meno di voler associare il tuo bellissimo viso ad un nome, ed il suono della tua voce ha superato le aspettative." Alzo le sopracciglia e con fare teatrale mi poggio una mano sul cuore,
"Da arrogante a poeta è un attimo, due secondi fa non mi stavi ricattando di sgamarmi col mio capo?". Ritorno seria,
"Facciamo una cosa, l'approccio di stasera con me proprio non attacca, quindi riprovarci e forse la prossima volta ti dirò il mio nome". Sorride stupito mentre mi giro e me ne vado lasciandolo all'impiedi da solo.

Alessandro

Ritorno nella mia camera con un sorriso ebete sul viso, quella piccoletta ha attirato tutta la mia attenzione, inizialmente era solo una questione fisica, ma quel suo modo peperino, il fatto di non aver ceduto all'idea del mio conto in banca, mi ha scioccato e attirato allo stesso tempo.
Ero rimasto qualche minuto a fissarla prima di avvicinarmi, ed il modo in cui le sue labbra avvolgevano la forchetta mi ha scosso parecchio e non ho potuto fare a meno di provarci. Ma mi è andata male, o almeno sta facendo la difficile, mi ha chiaramente detto di riprovarci, e può starne certa che lo farò. Almeno ho trovato una distrazione al casino che sento addosso.
Prendo il telefono e trovo una chiamata di mia madre, lancio il telefono sul letto e sbuffo, non ci sentiamo da ieri e trovo una sola chiamata, non sa neanche se sono atterrato tutto intero. Meglio così, tanto neanche io ho molta voglia di sentirla. Mi butto sul letto e con fatica riesco ad addormentarmi solo quando le prime luci dell'alba fanno capolino, mentre nella testa ho l'immagine nitida di una brunetta riccia con la pelle delicata come una rosa che ancora mi formicola la mano da quando l'ho toccata mentre i suoi occhi mi fulminano colpendo i miei nel profondo.

Ciao a tutteee...
Come state? Scusate se ho tardato un po' con questo nuovo libro, i bimbi mi occupano tutta la giornata, ma ormai Laura e Alessandro già vivono nei miei pensieri, la loro storia ha già preso forma.
Laura si è costruita una corazza ben salda, è una tipa tosta, riuscirà Alessandro a scalfirla?
Fatemi sapere cosa ne pensate di questi due capitoli, lo sapete, i vostri commenti sono la mia carica.
Se vi va lasciate tante
⭐⭐⭐
Baci baci a prestissimo.

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