"Martina dobbiamo parlare" Diego piombò in cucina con un foglio tra le mani "Di?" chiesi confusa sorseggiando la mia spremuta d'arancia "Perché ci siamo tutti?" poggiò il foglio sul tavolo abbastanza preoccupato "Non ti ho detto di frugare tra la mia roba" sbottai comprendendo che avesse messo mani sulle mie cose, il che mi innervosiva e non poco "Dimentichi che devo aiutarti? Ed in ogni caso mi pare più che lecito domandartelo dato che ci sono io e mia sorella" rispose a tono fulminandomi con lo sguardo. Sbuffai avvicinandomi e osservando il foglio, cercando di capire quando lo avessi disegnato e perché "Non siete voi" girai il foglio confusa, mancavano pezzi "Si che siamo noi" insistette indicandomi le figure "Si ma non siete voi il disegno, manca qualcosa" dissi confusa per poi alzare il foglio mettendolo più distante in modo che si concentrasse sull'intera figura "Non ha senso tutto ciò" commentò "Quando mai qualcosa che faccio ha senso?" chiesi di rimando "Da quando hai quelle vocine" mi ricordò "Da sempre" alzai le spalle.
"Cosa c'è con Walter?" mi domandò di colpo senza un motivo "Perché me lo chiedi?" risposi confusa, che c'entrava ora Walter? "Ho visto gli altri disegni" roteò gli occhi al cielo "Non so di cosa stai parlando" dissi voltandomi, perché la mia memoria mi stava illudendo? Perché non ricordavo di aver disegnato Walter? Perché non ricordavo niente dei giorni passati? "Che cosa sto facendo?" sussurai non ascoltando il riccio che continuava a parlarmi "Se non lo sai tu non posso saperlo io" mi rispose quest'ultimo arrabbiato come non mai "Non me lo ricordo" dissi "Non ricordo niente" continuai mentre la mia testa iniziò a girare, come fossi su delle montagne russe -È giunta l'ora che tu sappia la verità- sussurrò e parve così vera e reale che mi girai e sotto lo sguardo attento del riccio, che aveva compreso la situazione, mentre provava ad avvicinarsi -Chi c'è davvero dietro tutto questo Martina? Chieditelo- mi accasciai per terra il respiro, il respiro era pesante, l'aria mancava, percepivo il calore di Diego ma non riuscivo a vederlo né a sentirlo, era tutto buio intorno a me, ombre correvano davanti e indietro velocemente senza darmi la possibilità di vederle "Vi prego basta, basta" provai ad urlare ma non uscì alcun tipo di suono.
Diego
"Vi prego basta, basta" urlò dimenandosi fra le mie braccia la sua sofferenza era palpabile nell'aria, la strinsi forse, non avevo idea di cosa fare, non l'avevo mai vista scendere così in basso "Sh ora passa, aggiusteremo tutto, te lo prometto" le sussurrai all'orecchio nella speranza che le mie parole le arrivassero "Perché mi fai questo" gridò ancora mentre calde lacrime scendevano dal mio volto, non sopportavo vederla così, era più forte di me, mi sentivo impotente davanti a tutto ciò, non potevo aiutarla anche se volevo con tutto me stesso, era impossibile placare quelle voci "Fa ciò che vuoi ma lascialo fuori, ti prego, farò quello che vuoi" iniziò a piangere disperatamente sussurrando parole incomprensibili, da cui riuscì solo a sentire il mio nome "Martina" la richiamai con la speranza che mi sentisse, afferrai il suo volto poggiando la mia fronte contro la sua "Sono qua, non è reale" le dissi ma senza ricevere alcun tipo di risposta "Martina guardami" alzai la voce mentre lei continuava a sussurrare cose incomprensibili e la sua mano iniziava a segnare cose immaginarie sul mio petto.
Mi alzai lasciandola lì, corsi in camera cercando dei fogli e una penna per poi tornare giù e porgerlieli. La osservai attentamente mentre la sua mano si muoveva veloce sul foglio e le ultime lacrime scolcavano il suo volto e nei suoi occhi ritornava quel vuoto assoluto, quasi inquietante, che la tormentava tanto da portala alla completa pazzia. Si fermò di colpo "Tutto okay?" le chiesi sperando fosse finito, alzò lentamente lo sguardo e annuì ma i suoi occhi la tradirono per un istante, decidi di far finta di nulla era sta a, si notava, probabilmente per lei era come se fossero passati giorni interi senza dormire "Andiamo" le porsi la mano che afferrò alzandosi per poi dirigersi la piano di sopra e prima che potesse andare in quella che era la sua camera la condussi nella mia, dovevo tenerla d'occhio "Non muoverti, torno subito" le dissi mentre si stendeva. Dovevo chiamare Fabio, c'era qualcosa che non tornava nelle sue parole e nei suoi gesti.