Martina
Osservavo Diego ridere e scherzare con i suoi amici dal piano di sopra, mi faceva stare bene vederlo così tranquillo, in pace con sé stesso "Non scendi?" la voce di Walter mi fece sobbalzare e voltare velocemente, facendo scontrare i miei occhi con i suoi malinconici, era da giorni che vedevo solo quello in lui, ed era così strano averlo così vicino ma in realtà lontanissimo, quasi da non vederlo più "Stavo pensando" risposi alzando le spalle, voltandomi nuovamente verso il piano inferiore, mentre lui si avvicinò e poggiandosi anche lui sul vetro osservando gli altri "Mi fa piacere che voi due stiate riprendendo bene. Pensavo che ti chiudessi nuovamente" commentò facendo allusione alla mia relazione con Diego "Le persone cambiano" risposi con freddezza, come poteva dirmi questo dopo avermi abbandonata? "Mi fa piacere anche che tu abbia sbagliato e ti sia presa anche la briga di odiarmi" il tono pieno di rancore e rabbia mi fece rabbrividire, non era da lui, non era da quel Walter che avevo conosciuto.
In fondo aveva ragione era stata colpa mia, come d'altronde era tutta colpa mia. Era l'unica cosa che mi riusciva bene rovinare tutto, perché ero così, lo ero sempre stata, sin da bambina, nonostante cercavano di fingere che fossi buona, brava. Sbuffai per poi scendere le scale, come aveva fatto poco prima il moro, e raggiungendo il posto accanto a Diego che non perse occasione per sorridermi e baciarmi, riprendendo poi a parlare con Marino. "Vuoi?" la voce di Mario arrivo alle mie orecchie facendomi voltate verso di lui, che aveva in mano due canne "Andiamo fuori" continuò sapendo bene quanto odiassi fumare in una stanza a meno che non ci fosse qualche finestra aperta, che effettivamente c'era, ma avevo compreso che il moro volesse parlarmi di qualcosa, così accettai e prima che Diego potesse farmi notare ancora di più la cosa, mi alzai velocemente uscendo sul terrazzo seguita da Mario.
"Cosa ti ha detto Walter?" chiese un po' duro mentre sbuffava il fumo appoggiato, accanto a me, sulla ringhiera "Niente di che" risposi facendo un tiro dalla mia canna, che mi donava un senso di pace anche se con una durata minima "Martina." mi riprese voltando il volto e fulminandomi con lo sguardo. Mario era sempre stato un po' strano ed era proprio per questo che mi ci ero affezionata con il tempo, il suo modo di continuare a volermi conoscere mi aveva insegnato che infondo, se davvero si vuole, basta la costante voglia di fare, il costante volere di continuare a scalfire qualsiasi cosa ed essa prima o poi cadrà. "Penso c'è l'abbia con me, ha detto che era felice che non mi fossi chiusa con Diego" alzai le spalle, fingendo che quelle parole non mi dessero peso, eppure era totalmente il contrario. Mario rise ironico "Solo? Che gran testa di cazzo" scosse poi la testa, come se fosse basito dal comportamento di uno dei suoi migliori amici "Che altro doveva dirmi?" chiesi confusa cercando un contatto visivo con il moro che mi fu negato "Nulla, sta tranquilla." rispose freddo, non era lui, cosa cazzo stavano avendo tutti? Perché comportarsi così? "Certo che ultimamente siete tutti strani" sbuffai infastidita "O forse sei tu" mi rispose lui di rimando, incazzato e rientrando in casa continuando a fumare la sua canna.
Rimasi lì fin quando non iniziò a calare il sole lasciando un freddo siberiale e una nebbia che non mi era mancata per niente. "Amore tutto okay?" la voce di Diego mi fece sobbalzare "Si certo" risposi continuando a fissare quel panorama che non era mai stato così freddo e distaccato da me "Sai che puoi dirmi tutto..."sussurrò quando mi fu vicino tanto da non permettermi di muovermi. Mi fece girare incastonando i miei occhi nei suoi, preoccupati e pieni d'amore, mi era mancato davvero ed era così strano ammetterlo a me stessa, come se, fino a quel momento, non ne fossi mai stata realmente consapevole "Diego sto bene, sul serio" risposi alzando gli occhi al cielo, il che non fece che infastidire il riccio "Non prendermi per il culo, fai prima a dire che non vuoi parlarne ora, ma non mentirmi, mi fai incazzare. Sto cercando di aiutarti" sbottò tenendo comunque un tono calmo, come se volesse provare a farmi placare, ma c'era qualcosa, in quella giornata che non mi piaceva, ero, sin dal mattino, agitata, come se il mio corpo stesse cercando di avvertirmi di qualcosa. "Non lo so è questo il punto" lo fissai diritto negli occhi, lasciandolo interdetto "Mi stai praticamente dicendo che non riesci più a riconoscere il motivo dei tuoi movimenti?" chiese retorico "Sai non è come quando abbandoni la bicicletta per qualche anno e poi la riprendi e basta qualche minuto e ricordi tutto. Non era semplice quando li avevo sempre figurati ora" lo allontanai rientrando in casa dove non c'era più nessuno, salii le scale e invece che andare nella stanza di Diego, mi diressi verso quella che per quel mese dovuta essere la mia.