Capitolo 1

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"Non ci vado", sentenzio mentre tiro fuori dal microonde una tazza di latte, poi chiudo lo sportellino con forza.  "Non ho intenzione di sprecare tre anni della mia vita in una scuola  come la Beverly" aggiungo  strisciando sul pavimento la sedia della cucina, affinché possa sedermi.

Mia madre esprime una smorfia, infastidita dal rumore che ha fatto la sedia o forse infastidita per la mia decisione. 

"Ascolta Giuly, io non ho intenzione di sprecare ancora fiato, io e Lena abbiamo fatto l'impossibile affinché tu potessi rientrare nella graduatoria di quella scuola, ci studiano ragazzi diligenti e non è una scuola pessima come dici tu, io e Lena sappiamo cosa fare per il tuo bene, tu ci andrai!"

"Mamma vuoi veramente che io studi in una classe in cui i ragazzi si scaccolano e le ragazze appiccicano le cicche sotto i banchi?", Ironizzo mentre mi scotto leggermente le labbra con il latte.

"Pensa che Lena è entrata con me nell'ufficio e ha affrontato la paura dei cani per te..." continua lei mentre scuote la testa riccioluta in segno di negazione "...ma poi un bassotto in un ufficio, roba da matti!".

"Lena, Lena e Lena! Ne ho abbastanza! Ogni cosa che va bene a lei va bene pure a te, non potresti per una volta comprendermi senza pensare a ciò che pensa Lena?".

Ne ho abbastanza, da quando mio padre ha lasciato Los Angeles io e la mamma abbiamo dovuto sbrigare ogni cosa da sole e forse per certi versi mi ci sto abituando, mio padre ha avuto la brillante idea di andarsene ad Ibiza con la sua nuova compagna di cui l'unica cosa che apprezzo sono le sue scarpe, ricordo che ogni volta che passava da qui lontana cinque metri dalla porta della nostra villetta per aspettare mio padre, le guardavo le scarpe, ne aveva un paio per ogni giorno. Papà diceva di averla conosciuta al lavoro, diciamo che ha rivestito il ruolo della tipica segretaria ruba mariti, ma questa volta non lo ha rubato veramente, perché mia madre e lui ormai erano arrivati al capolinea. Loro erano una coppia conflittuale, troppo orgogliosi per cedere ai litigi, per questo sono nata io, la più testarda delle adolescenti. Poi mia madre iniziò a seguire una cura da una psicologa e dopo molte sedute risultò depressa e lesbica. Per questo conobbe Lena, una donna giapponese, forse un po' troppo piazzata, ma a mamma piace un sacco, la sera mi parlava di lei, di averla conosciuta in un ristorante cinese e che avevano gli stessi gusti per quanto riguardava il sushi e di quando avevano aperto insieme i biscotti della fortuna, ma io a volte mi addormento sui miei libri, un po' mi sento in colpa, ma da quando Lena è entrata in casa nostra mi sento oppressa, messa da parte e forse un po' gelosa.

"Almeno lei a noi ci pensa...invece tuo padre è andata via a viversi la sua storiella adolescenziale non curandosi di aiutarti per il tuo futuro, sai una cosa Giulia? Dovresti ringraziarci".

So che mi sarebbe toccato andare a studiare li, soprattutto quando vedo Lena fare irruzione con due buste della spesa e un volantino della Beverly, ha perso un orecchino ma non glielo faccio notare. Ci guarda un po' stranita e poi mi passa davanti agli occhi il volantino colorato.

La Beverly vi aspetta, il tuo futuro ti aspetta! Quest'anno nuovi corsi di approfondimento con professori di madre lingua e nuove borse di studio! Che aspetti? Ti basta solo scegliere il tuo futuro! Scegli noi.

Lena mi guarda con un sorriso  per poi starnutire rumorosamente l'attimo dopo.

"Tesoro, vuoi un fazzoletto?"

"No no, sono apposto così"

"Per il tuo compleanno un cucciolo di bassotto?" Ironizza mia madre.

Mia madre ha sempre avuto uno spiccato senso dell'umorismo, è invadente senza volerlo, anche se è un mio genitore glielo devo riconoscere, del resto è simile a mia nonna, un giorno l'avevo vista toccare scrupolosa l'erba che avevo nascosto per un amico nel cassetto di camera mia.
Vedo Lena farle il medio, e prima che si iniziano a baciare esco dalla cucina e salgo in camera mia di fretta.

Avrei dovuto accettare il loro amore ma qualcosa in me mi fa sentire a disagio, mi fa vivere male.

Mi getto sul letto e sento quel fastidiosissimo nodo che mi stringe la gola, ma non voglio piangere. La Beverly in realtà non mi fa né caldo né freddo, le mie due amiche hanno deciso di continuare gli studi nella nostra scuola ma mia madre si è impuntata sul fatto di volersi trasferire, perché così ha la possibilità di avere il suo lavoro vicino casa e avrebbe risparmiato molto sul treno che ogni giorno prende da qui, non vuole che io rimanga qui da sola, e poi è difficile cambiare una sua decisione, per questo devo cambiare scuola. Mi sarei dovuta allontanata dai miei affetti, da quella villa dove ci sono i ricordi di lei io e mio padre, almeno quelli, ma mia madre è troppo innamorata per capirlo, mio padre pure, e io ero sola.

Vibra il mio cellulare.

"Stasera avevamo pensato di organizzare una festa per salutarti, ovviamente ci sarai, ti aspettiamo a casa di Ludo alle 9".

È Evy la mia amica. Io e lei abbiamo subito legato appena ci siamo viste, abbiamo gli stessi gusti, ma non in fatto di ragazzi, perché lei ha deciso di fidanzarsi con un barista di sotto casa sua, tre volte più basso di lei.

Non so nulla di questa festa ma non sono dell'umore adatto per andarci, forse sono solo un po' depressa e stanca, forse voglio solo farmi un bagno caldo e rilassare i nervi. Ma si...avremmo avuto modo di rivederci la mattina e avremmo fatto colazione insieme.

"Hey Evy, non so se ci sarò stasera, sono un po' stanca..."

"Sei matta?? Devi venire e poi Ludo vuole rimorchiare uno, devi stare con me"

"Chi ci sarà alla festa?"

"Tutta la scuola ahahah"

Non ci sarei andata a una festa in cui c'è tutta la scuola, e poi solo per salutare me? Con alcuni ragazzi non ci ho mai parlato, diciamo che hanno ,in altri termini, organizzato un'occasione per fare festa niente di più, avrei preferito stare a casa e ordinare la pizza con Evy e Ludo e magari spettegolare, come facciamo sempre, sui ragazzi del quinto. Non sono una ragazza dalle mille festosità, preferisco la quiete di una serata e un libro da leggere, magari davanti al secondo libro di Shadowunters che ho già ordinato su internet, ma allo stesso tempo sono una lunatica del cazzo.

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