Capitolo 4

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La casa dentro è molto spaziosa, ci sono dei mobili un po' vecchi, il parquet è di un colore scuro, non riesco a definirlo, forse è un po' troppo sporco, penso che almeno una ripulita prima di ospitare i clienti potevano darla, ma sarebbe toccato a noi. C'è una cucina, ma il lavabo è un po' arrugginito e le credenze puzzano di chiuso, un grande salotto con un divano, il tessuto nero è in certi punti strappato. Penso alle parole di Lena, la casa è affittata a basso prezzo nonostante sia così maestosa, perché tutti hanno paura di quella leggenda, che ancora devo capire, o forse l'hanno messa a basso prezzo perché l'interno fa cagare. Strizzo il naso, quella polvere mi sta facendo risvegliare l'allergia, e poi il clima non è così accogliente. L'umidità si fa sentire, sento un brivido scorrermi veloce lungo la schiena, simile a quello che avevo avvertito quella sera alla festa, improvvisamente mi sento triste, non voglio trasferirmi qui. Ci sono dei quadri enormi, che costellano la parete che porta su per le scale, al secondo piano.

"Oh, questo è uno dei quadri più belli...Pirandello, il più grande e affascinante drammaturgo ...", sta descrivendo in ogni minimo dettaglio, quella signora bassina, nonché la proprietaria che ci ha venduto la casa, vestita con un completo verde oliva, capelli bianchi acconciati e un rossetto rosso fuoco, mi sembra una donna molto colta, sorride pochissimo. Ha indicato un quadro enorme, dove vi è raffigurato lo sguardo intimidatorio di Pirandello in bianco e nero. Sospiro osservando come i suoi occhi mi stanno fissando, come per dire "perché sei qui? Vattene".

"Oh, io adoro i quadri, pensi che il mio hobby è dipingere..." incalza mia madre, anche lei apparentemente inquietata.

"Dipingere è arte, dipingere è rappresentare ciò che c'è di più lugubre negli occhi di questi personaggi storici..." la interrompe pronta la signora, voltandosi verso di lei. Ha delle rughe sul quel collo lungo ornato di gioielli.

"Già... in effetti intendevo bei paesaggi...fiori..." mormora mia madre, bloccandosi allo sguardo complice di Lena, che le suggerisce palesemente di non continuare.

"Bene..." sta riprendendo la donna. Non ascolto più, il suo vociare si è trasformato per un attimo in un sottofondo. Pare una ninna nanna. Mia madre e Lena invece, ascoltano incuriosite. Sospiro, e osservo ogni minimo dettaglio di quel quadro, mi intimorisce, anche se ho visto più volte il volto di Pirandello sui libri di scuola, forse è troppo grande, mi sento piccolissima. Lo sfondo è puntellato di nero, sembrano tanti piccoli chiodini sollevati, quasi veri. Istintivamente allungo l'indice per toccare, i suoi occhi sono così intensi che pare mi stanno fissando sul serio. Per un attimo voglio quasi chiedere scusa a quel signore di altri tempi, per aver disturbato la sua quiete. Mi sto perdendo nel suo sguardo, quando la voce aspra della proprietaria mi riporta subito nella realtà. "Non toccare!".

Sobbalzo, soffocando un gemito. Mia madre mi guarda con rimprovero, sento il cuore battere veloce. Che stronza!

"Non stavo facendo niente!" replico infastidita.

"Vi chiederei, cortesemente, di non toccare questi quadri, mio marito ci tiene molto, sono dei pezzi rarissimi, sarebbe un peccato rovinarli" riprende lei, assumendo un tono di voce più tranquillo.

"Ma non li stavo rovinando, volevo solo..." continuo.

"Non si può volere per forza tutto nella vita, giusto? La storia di questi quadri è antica, effettivamente, care signore, me ne starei qui con voi a perdermi nel racconto, accanto a una calda tazza di tè, dovete sapere che io amo moltissimo la storia..."

Non importa a nessuno. Penso in mente, guardandola da capo a piedi.

"...ma purtroppo il bianconiglio mi chiama ai doveri" ironizza tristemente la donna, pensa di far ridere, ma è noiosissima.

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