CAPITOLO 5

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I giorni seguenti alla nostra sessione di shopping ad Olbia, furono molto intensi. Le varie attività ci tennero impegnati quasi tutto il tempo. Elio ed io, avevamo fatto il nostro test d'ingresso di inglese e l'avevamo passato entrambi con il massimo dei voti. Non pensavo che oltre ad essere stronzo fosse anche molto bravo.

Tutte le sere, io e le ragazze cercavamo di stare sempre con i nostri vicini. Per la maggior parte del tempo, guardavamo Netflix, giocavamo a Monopoli o Elio ed io litigavamo. Le cose che mi aveva detto Lele su di lui, mi avevano scombussolata un po'. Per quanto facessi finta che non mi importasse il suo comportamento, in realtà era l'opposto. Aveva suscitato in me interesse fin dal primo giorno che lo avevo incontrato. Non riuscivo a spiegarmi il motivo, ma sapevo che era così. Continuavamo a punzecchiarci a vicenda e Astrid ad ogni lezione continuava a rompermi le palle. Quella ragazza era una vipera al cento per cento.

«Ari... Che stai facendo?» Chiese Olimpia distogliendomi dai pensieri.

In effetti mi ero imbambolata a fissare la ruota della mia mountain bike. Quel giorno avremmo dovuto fare una gita in montagna. Massimiliano ci aveva detto di gonfiare le ruote prima della partenza.

«Nulla. Pensavo.» Risposi sorridendo.

Olly ed io ci capivamo e cercavamo di non farci troppe domande, anche se le nostre risposte erano molto sintetiche. Caratterialmente eravamo simili. Ci dicevamo solo quello che volevamo dirci, senza dilungarci troppo.

«Siete pronte, donzelle?!» Urlò Gabriele porgendoci due borracce.

Aveva uno zainetto color cachi sulle spalle e un berretto dello stesso colore. I suoi capelli completamente biondi gli uscivano un po' da fuori al cappello e gli rendevano l'aria un po' sbarazzina. Sembrava un perfetto escursionista. Però cambiai idea quando vidi arrivare "mister simpatia Elio". Camminava in maniera frettolosa andando verso la sua bici, ma sempre con il suo fare affascinante che si estendeva per il suo, quasi, due metri di altezza. Ogni volta che lo guardavo, mi sentivo sempre più una cazzo di nana paragonata a lui. Quella mattina aveva i capelli tutti arruffati e spettinati, pensai che durante la notte non avesse dormito. Il motivo potevo solo immaginarlo...

Indossava una t-shirt bianca, dove le maniche erano rivoltate quasi a mo' di canotta. Portava un paio di pantaloncini dell'Adidas neri e bianchi, un paio di Ray-Ban neri spalmati in viso. Era il perfetto modello di una cazzo di rivista di sex symbol.

Merda!

«Buongiorno a te, miss sono una frana.» Annunciò con la sua solita voce irritante e roca.

Si era appena svegliato.

«Ciao, mister simpatia Elio.» Ricambiai il saluto con un finto sorriso, senza distogliere lo sguardo dal gonfiatore che stava facendo il suo lavoro.

«Sempre simpaticissima vedo.»

Non so come gli venne in mente, si accovacciò accanto a me. Alzai gli occhi al cielo. Tra meno di due secondi ci saremmo insultati.

«Mai quanto te. Detieni il primato. Forse, un dito nel didietro è più simpatico di te.» Fui fiera di quello che dissi.

L'idea che avevo di lui, esposta così, doveva essergli molto chiara.

«Arianna, Arianna... così mi deludi.» Si morse il labbro inferiore e abbassò gli occhiali da sole, il giusto per guardarmi attentamente. I suoi occhi blu, erano penetranti come sempre. Ogni volta, mi sentivo sotto esame e sarei voluta scomparire.

«Non mi dilungo. Vedo che stanotte non hai dormito.» Precisai con il tono di chi sapeva già il perché.

«Invece, tu, stamattina ti sei svegliata con il piede giusto vedo.»

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