Capitolo 8

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Mi stavo guardando allo specchio da circa mezz'ora e continuavo a pensare che quella riflessa al suo interno, non fossi io. Brigida aveva insistito veramente tantissimo per truccarmi. Avevo cercato di desistere ai suoi svariati tentativi, ma ero arrivata a tal punto di non tollerare più la sua voce starnazzante ripetere sempre la stessa cosa. Per il compleanno di Lele, indossavo una tutina di raso celeste molto ampia, quasi sembrava essere un vestito. Oli mi aveva prestato un paio di tacchi dello stesso colore e degli orecchini a cerchio che non mi donavano per niente. La mia coinquilina starnazzante aveva scelto di dipingere le mie palpebre con un ombretto celeste e con un po' di eyeliner. Mi aveva anche lisciato i capelli con la piastra. Più mi guardavo allo specchio e più ero convinta che tutto ciò non mi donasse. Non ero io. C'era forse un pizzico della vecchia me, ma in ogni caso non ero io!

Aspettammo Brigida per un'altra mezz'oretta e salendo a bordo di uno dei golf kart, ci dirigemmo alla spiaggia bianca a est dell'isola. Massimiliano aveva dato il permesso per organizzare una festa in spiaggia con tanto di musica, ma niente alcool. Era stato abbastanza chiaro. Attraversare le stradine interne del Camp Sardinia di sera, faceva accapponare un po' la pelle. Intorno era completamente buio, dove l'unica luce era quella della nostra vettura. Continuavo a guardare a destra e sinistra, convinta che sarebbe sbucato qualche spostato di mente a farci del male e in poco tempo ci saremmo ritrovate ad essere protagoniste di un cazzo di film horror. Per giunta, era il genere che odiavo di più in assoluto. Quando fummo in spiaggia, sani e salvi, rimasi letteralmente stupefatta. Era un incanto! Sullo sfondo c'era un tramonto del tutto pazzesco che illuminava tutto il cielo di un arancione intenso. Lungo un piccolo perimetro della spiaggia erano stati disposti dei pouf bianchi con dei piccoli tavolini. Tutto attorno c'erano una serie di lucine gialle ad illuminare il tutto. Generavano un'atmosfera davvero romantica e suggestiva. Qualche metro prima della riva, era stato allestito un buffet con varie pietanze di mare. Il mio stomaco stava già brontolando.

Le ragazze si sparpagliarono andando a salutare gli altri ragazzi del Camp. Rimasi da sola, non conoscendo nessuno. Dei ragazzi non c'era nemmeno l'ombra. Mi avvicinai al buffet e presi un succo di frutta all'ananas. Decisi di accomodarmi ad uno dei puf e mi tolsi i tacchi. Si infossavano in continuazione nella sabbia. Avevo rischiato di finire per terra un paio di volte.

«Stasera non sembri tu.»

Avrei riconosciuto quella voce anche ad un concerto in uno stadio pieno zeppo di persone.

«Nemmeno tu lo sembri.»

Alle mie parole, Elio si accomodò accanto a me. Indossava una camicia di lino a mezze maniche bianca con il collo alla coreana e un paio di bermuda beige. Anche lui, come me, era scalzo. Era di una bellezza unica quella sera, forse perché dietro di lui c'era un tramonto spettacolare. I suoi occhi blu erano qualcosa di meraviglioso da far invidia al mare alle sue spalle. I suoi capelli biondi erano super lucenti e alla vista sembravano super soffici che con tutto il contorno lo rendevano fottutamente affascinante. Mi venne un tuffo al cuore e cercai di distogliere la mia mente da lui. Tra le mani, sorreggeva un bicchiere dal contenuto violaceo e capii che fosse del vino. Mi illuminai immediatamente. Non avevano detto niente alcolici?

«Non ti avevo mai vista così elegante.» Continuò a squadrarmi dal capo ai piedi.

«Assapora questo momento perché non accadrà mai più.»

«Sembri ingessata.» Scoppiò a ridere nel momento esatto in cu pronunciò quella frase.

Mi irritò immediatamente e dovetti placare l'impulso di rovesciargli il succo addosso. Non lo feci perché era troppo affascinante.

«Sai, essere ingessati ogni tanto non è male.» Cercai di essere convincente.

«Andiamo Ari! Stai scherzando.» Fece un sorriso sincero e posò la sua mano sulla mia gamba.

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