CAPITOLO 7

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Ernano le cinque del mattino e stavo morendo di sonno. Mi ero alzata dal letto cercando di non fare rumore. Oli e Brigida dormivano beatamente. Quest'ultima russava con la bocca aperta, era buffissima. Ero riuscita a vestirmi e preparami senza fare alcun tipo di rumore. La mia fuga improvvisa era riuscita!

Presi una bottiglina d'acqua ghiacciata dal freezer e uscii. La mia meta era la spiaggia del wind.

Per tutto il camp non si sentiva alcun tipo di rumore, ad eccetto degli uccellini che si divertivano a cantare una delle loro melodie bellissime e dolci. Il sole all'orizzonte era ancora debole ma si percepiva già la vampata di caldo che emanava. Più mi avvicinavo alla spiaggia e più sentivo l'odore del mare inebriarmi le narici. Mi sarei potuta abituare a tutti questi piccoli dettagli. La mia nuova casa mi aveva letteralmente stregata. Adoravo l'Isola di Spargi e tutto ciò che ospitava. Quella sera, nella sala comune del camp, ci sarebbe stata la festa di compleanno di Lele. Compiva diciannove anni ed eravamo noi ad essere più emozionati di lui. Qualche giorno prima, assieme alle ragazze, eravamo andati tutti ad Olbia per cercare un vestito. Ci eravamo portati dietro anche tutti i ragazzi. Quello che ne uscì fuori fu una giornata di shopping molto caotica ma divertente.

Finalmente arrivai alla spiaggia e proprio come volevo, era deserta. Non che pensassi che ci fosse qualcuno, in quanto da soli non potevamo andare. Seguire le regole non era mai stato il mio forte, anzi, quando le infrangevo mi sentivo di gran lunga meglio. Osservai lo chalet con le tavole da surf e poco dopo ci vidi uscire Elio con una tazza in mano. Probabilmente doveva essere del caffè.

La sera prima ci eravamo dati appuntamento per fare paddle surf insieme. Ero ancora impedita... Tra noi due, da quella sera in spiaggia, non c'era stato più niente. Quando eravamo in gruppo continuavamo a punzecchiarci come se niente fosse accaduto. Riccardo si dimostrava sempre più interessato e in qualche modo, cercavo di reggergli il gioco. Astrid continuava a disprezzarmi e io continuavo a risponderle a tono. Nessuno aveva il diritto di mettermi i piedi in testa.

«Ti muovi?!» Esclamò Elio poggiandosi alla colonna dello chalet.

Come non detto, stava iniziando già a rompere le palle. Quel ragazzo si svegliava sempre con il piede sbagliato.

«Buongiorno.» Cercai di essere dolce, così magari si sarebbe ammorbidito.

Mi passò una tazza di caffè, senza dire una parola. Era di mal umore come la maggior parte delle volte. Aveva gli occhi ancora rossi e gonfi di sonno. Indossava una canotta celeste e un costume blu a slip. Non potevo fare a meno di guardare le sue gambe muscolose... Quel costume gli stava un incanto.

"Smettila Ari. Non è il momento", mi rimproverai mentalmente.

«Sei pronta, baby?» Domandò sorridendo e attorno alla bocca si formarono quelle rughe così adorabili che lo facevano sembrare la persona più dolce del mondo.

Senza che io potessi risponderlo, si tolse subito la canotta e la poggiò alla maniglia della porta dello chalet. Non potei fare altro che guardare attentamente il suo corpo scultoreo e super abbronzato. Mi sentii i suoi occhi, blu intenso come il mare, puntati addosso. Il suo sguardo, ogni volta, era così penetrante che quasi sembrava leggermi dentro.

«Pronta.» Dissi decisa.

Tolsi anche io la maglietta rimanendo in bikini. Avevo indossato uno dei boardshort che avevo acquistato con Gabriele. In quel modo mi sentivo meno osservata. La fatidica sera dei "sette minuti in paradiso", mi avevano fatta guardare Elio in modo completamente diverso. Avevo cominciato a notare tutte le piccole cose che faceva e gli atteggiamenti che aveva quando parlava con me.

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