CAPITOLO 3

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Era passato qualche giorno da quando mi ero beccata tre punti alla fronte e una farfallina sul ginocchio. I miei nuovi amici avevano preparato un dolce per congratularsi dei miei punti ottenuti. Per loro era come se avessi vinto alla lotteria. Tutte le abitudini più strane, le avevano loro. Avevano una concezione diversa di affrontare le cose e mi piaceva. Cercavano di prendere tutto con ironia, non abbattersi mai e pensare positivo. Questa loro filosofia un po' la stavo cominciando a capire e non era niente male.

Da quando ero arrivata al Camp Sardinia, mio padre non si era proprio fatto sentire, nemmeno per chiedermi come fosse andato il volo o se fossi arrivata sana e salva all'isola di Spargi. Era un pessimo genitore e questo non era negoziabile. Il suo unico intento era togliermi di mezzo quanto prima e spedendomi qui, ci era riuscito alla grande. Una cosa buona però l'aveva fatta: mi stavo divertendo un mondo e avevo conosciuto un gruppetto fantastico. Con loro non mi annoiavo mai. Passavamo tutte le serate sempre assieme, in quanto eravamo anche vicini di casa. Stavo cominciando a capire ognuno di loro come fosse fatto e a adeguarmi al loro carattere. Alcune volte avevo la sensazione di espormi troppo e diventavo immediatamente fredda. Anche se, con loro mi veniva voglia di abbattere quel muro che mi ero creata attorno. Riflettendoci bene, non me lo potevo affatto permettere. Avrei rovinato tutto, di nuovo.

«Oggi mangerò solo uno yogurt e basta.» Annunciò Brigida accomodandosi accanto a me e Olly.

Eravamo in mensa a fare colazione. Brig era la più dormigliona tra noi tre. Non l'avrebbe svegliata nemmeno lo scoppio della terza guerra mondiale.

Quella mattina avevamo cercato di distoglierla dal sonno in tutti i modi possibili. Olly ed io avevamo preso anche i coperchi delle pentole e scaraventandoli l'uno contro l'altro generavano un rumore assurdo. Non si era mossa nemmeno di un centimetro e aveva continuato a dormire beatamente.

«Fa quello che vuoi.» Affermò Olly divorandosi una brioche alla Nutella.

La guardai e scoppiai a ridere. Era una mangiona proprio come me.

«Sono del parere che più mangi e più hai energie.» La buttai lì giusto per farci una risata.

Avevo finito da poco di prendere il latte con i cereali e ora stavo mangiando delle fette biscottate con la marmellata, quindi quello che avevo detto poco fa, in fondo lo credevo vero. Mi presi il volto fra le mani e scoppiai ancora a ridere pensando a come fossi ingorda.

«Stamattina avete una fame assurda vedo.» Notò Gabriele unendosi a noi.

Olly e Brigida gli diedero un bacio sulla guancia per salutarlo mentre io feci solo un cenno con la testa. I contatti fisici per me erano ancora off-limits.

«Uè uè! Avete cominciato senzà è me?!» Ci rimproverò Amedeo nel suo napoletano impeccabile.

Adoravo sempre di più quel ragazzo. Era una ventata di aria fresca come tutti i componenti della gang.

«Olly ed io avevamo troppa fame. Lo spaghetto aglio e olio che avevi fatto ieri sera era strepitoso ma non ha placato il nostro appetito.»

La scorsa notte, verso le due, eravamo dai ragazzi e la nostra fame era troppo acuta. Decidemmo di andare a saccheggiare la mensa in totale silenzio, facendo in modo che nessuno ci scoprisse. Deo cucinò questo fantastico spaghetto per tutti noi e per nostra fortuna nessuno ci scoprì. Essendo napoletano, non avevo alcun dubbio di quanto fosse un ottimo chef.

«Sei il solito cafone.» Affermò Elio dando una pacca dietro al collo del napoletano.

Quel giorno mister so tutto io aveva un'aria ancora più affascinante. Indossava il solito tipo di canotta ma questa volta grigio scuro e una bandana blu arrotolata attorno al capo, dal cui interno emergeva fuori il suo cespuglio biondo.

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