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Prendo il mio sacchetto e vado fuori nel cortile.
Il cielo è nuvoloso e minaccia di piovere, dovrei rientrare dentro. Ma non ho la forza sufficiente per stare in quel chiasso.
Mi siedo a un tavolo e addento il mio panino.

Mi faccio i miei complimenti mentalmente per il panino. Non ci vuole un titolo di chef per farne uno ma metto a tacere questa veritá.
Sono fiera di me lo trovo gustoso. Penso che sia la fame ad amplificarne il gusto.

Una folata di vento fa volare il sacchetto della mia merenda. Mi affretto a prenderlo prima che si schianti per terra.
Devo abbandonare l'idea di continuare la pausa pranzo fuori sennò rischio di perdere metá del cibo, quindi me ne ritorno dentro.

Cambio rotta anzichè andare verso la mensa vado verso la biblioteca. Deve essere vuota a quest'ora tutti staranno mangiando. Lo spero.

Spingo la spessa maniglia facendo un rumore assordante in confronto al silenzio tombale della biblioteca.
Un odore di carta e di antico mi invade i sensi.

Ci ero entrata anche il primo giorno di scuola ma ero di fretta e non mi sono soffermata molto sull'aspetto.
Ora ho piú tempo a disposizione e decido di esplorarla per bene.

È interamente rivestita di legno pure sul soffitto vi sono delle travi lignee. Infatti il colore che domina è il marrone ad eccezione per i diversi colori dei libri.
Tutto il suolo è ricoperto da una moquette grigia che minimizza qualsiasi suono.
La sala di lettura è occupata da tanti tavoli vuoti ognuno formato da sei posti. Sezionata in due parti da un corridoio intermedio.
In fondo vi è una scalinata interamente in legno che porta al piano di sopra dove si concentrano la maggior parte degli scaffali con i libri.
Da una grande vetrata opaca provengono dei fiochi fasci di luce, che illuminano l'intera biblioteca. L'opacitá del vetro non mi permette di vedere ciò che succede fuori.

Salgo la scalinata e percorro le balconate del piano di sopra da dove si vede tutta parte inferiore della biblioteca.
Giro tra gli scaffali facendo scorrere le dita sui libri messi ben in ordine.

Mi affaccio alla righiera di legno e mi osservo intorno girando lo sguardo su tutti i punti della biblioteca.

Sono circondata dall'ordine, da tutti questi libri che nascondono tutti una diversa storia pronti ad essere aperti per farti immergere nella loro realtá  nascosta tra le parole.

Inspiro quell'aria silenziosa mettendo a tacere per un po' il rumore dei miei pensieri.

Mi siedo alla base di uno scaffale prendo il mio sacchetto e finisco di mangiare il mio panino.

*

Sposto i capelli dalla mia vista. Il vento forte me li sta scompligliando.
Intravedo da lontano la macchina di mia zia e accelero il passo schivando la calca di studenti.

Qualcuno mi afferra dalla spalla. Mi giro di scatto. È Madison la ragazza di nuoto. La guardo di traverso.

- mani giú, rossa. Ti ho fermata per ricordarti che domani mattina abbiamo l'allenamento. - me ne ero dimenticata che questa settimana abbiamo le vasche per noi di sabato.
- Eira, non rossa- le mando un'occhiataccia. - a che ora inizia l'allenamento? - le chiedo di rimando.
- alle 7.30. Puntuale. - alle 7.30! Non commento e annuisco solo.
- allora ci vediamo domani Eira.- sottolineando il mio nome ma senza alcun astio.
- si, ciao- e riprendo a camminare verso la macchina di mia zia.

Entro nell'abitacolo e chiudo lo sportello.
- ciao zia -
-ciao tesoro- e mette in moto la macchina.- come è andata a scuola, oggi? - mi domanda mentre tiene lo sguardo fisso sulla strada.
- bene- mi ricordo di annunciarla dell'allenamento.
- ah domani mattina presto ho l'allenamento di nuoto, alle sette e mezzo... riesci ad accompagnarmi? -
- si certo... Ma non so se riesco pure a riaccompagnarti a casa.-
-  ok grazie. Non è un problema, ritornerò a piedi oppure prenderò un mezzo. - alzo un po' il volume della radio e inizio a fredonare lifestyle.

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