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Mi metto a sedere sul letto e intreccio le dita dei piedi intorno alla peluria del tappeto bianco. Forzo i miei occhi a rimanere aperti per svegliarmi poco a poco. Afferro il cellulare dalla scrivania per vedere l'ora e mi appaiono le notifiche di messaggi da Adam.

Sono le 6.45 infatti fuori è ancora buio, potrei rimettermi a dormire ma ormai mi son svegliata per cui mi stiracchio e mi dirigo verso il bagno.

Stringo i capelli e mi sciacquo il viso con l'acqua fredda.

Lascio che le gocce scivolino giù per il mio viso. Guardo dritto negli occhi della figura riflessa. Le pupille rimpicciolite e gli zigomi coperti dalle lentiggini. I capelli bagnati attaccati alle tempie.

Una strana sensazione mi sta perseguendo. E' una pesante catena ai piedi che mi rallenta, che mi impedisce di muovermi come se mi volesse fermare dal correre troppo domando il mio spirito. Mi spinge ad essere prudente.

Non la riesco a indentificare.

Afferro l'asciugamano e tasto il viso delicatamente e il collo.

Ritorno in camera mia e indecisa sul che fare mi risiedo sul letto e guardo in direzione della finestra. Fuori le cose sono leggermente più illuminate, le poche foglie della grande quercia si scuotono timidamente alcune di loro andando a finire sul prato ben tosato.

Gli albori dell'inverno si fanno risentire dagli alberi. Ad Harstad i rami degli abeti sono carichi di neve e quando i raggi del sole del mezzogiorno si imbattono sui fiocchi di neve ,essi compiaciuti dal calore, sorridono splendendo.

Dalla finestra della villa Walker scorgo un'ombra che è passata da dietro le tende scuotendole leggermente.

Con uno scatto mi alzo, prendo un paio di pantaloni li infilo  insieme a una felpa afferrata a caso dal vestiario.

Scendo cautamente per le scale e dalla tavola della cucina scrivo su un post-it esco a fare una passeggiata perché Cora non si faccia prendere un attacco al cuore.

Mi stranisce vedere San Diego priva di qualsiasi anima viva, le strade sgombere dalle macchine. Ogni tanto qualche vettura sfreccia ad alta velocità approfittandosi della strada libera ma subito dopo si instaura di nuovo il silenzio.

Dalle vetrine dei negozi pendono installazioni natalizie e nelle piccole piazzette ritrovi qualche Babbo Natale gonfiabile o un albero tutto addobbato.

Seguo gli indicatori che portano alla spiaggia di San Diego evitando di usare il mio cellulare.

Una brezza spira in direzione opposta alla mia facendomi venire i brividi lungo tutto il collo, mi stringo cercando di coprirmelo e infilo le mani nelle tasche calde dei pantaloni.

Sento qualcosa vibrare nella tasca e immediatamente inizia la suoneria del mio cellulare.

Volgo lo schermo del cellulare verso l'alto e raggiungo l'orecchio con la mano destra continuando a tenere la mano sinistra nella tasca della tuta.

-Stavo iniziando a pensare che avresti potuto intraprendere la vita da eremita.-

-non potrei mai privare il mondo del mio eccezionale e simpatico carattere- risponde ridacchiando ma con aria fiera.

-posso sapere perché non mi hai risposto a nessuna chiamata, Adam Fletcher?- gli chiedo.

-quell'Adam non promette nulla di buono - e inizia a ridere nervosamente.

-non ridere, prendo il primo biglietto per Harstad e ti farò diventare uno degli elfi di Babbo Natale ma in versione più ammaccata. Sono seria.-

-okok, sei uno splendore già alle prime ore del mattino. E' mattina lì da te?- mi chiede cercando penosamente di sviare il discorso.

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