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Corro alla mia auto, un Audi tt grigio metallizzato, eccitato al pensiero di trovare in versione hot/sexy la mia piccola, fortunatamente dal mio ufficio alla mia enorme villa ci metto cinque minuti.
Dopo aver guidato facendo zig zag tra le altre auto e aver tagliato la strada a qualche motociclista, non rispettando il codice della strada e con la mano schiacciata sul clacson, giungo a casa in meno tempo del previsto.
Parcheggio la mia bellezza metà sul marciapiede e una volta sceso dall'auto chiudo la portiera e mi dirigo all'entrata della porta a passo di marcia. 
Sono davanti alla porta ad arco bordeaux scuro (il colore preferito della mia donna), mi allento la cravatta dopo aver aperto il primo bottone della camicia. Inserisco con la mano tremante la chiave nella toppa e la apro. 
<Tesoro sono a casa!> uso un tono di voce pacato come faccio di solito quando rincaso dal lavoro, ma sento dei rumori alquanto strani.
La mia eccitazione si spegne di colpo lasciando spazio alla preoccupazione. Appoggio la ventiquattro ore all'entrata, mi tolgo le scarpe eleganti in cuoio nere e lucide, dopodiché avanzo.
Seguo il suono che mi giunge alle orecchie sempre più vicino e la destinazione è la camera da letto.
Nel momento in cui spalanco la porta mi trovo davanti una scena raccapricciante.
La mia donna nuda legata polsi e caviglie alle aste del letto a baldacchino e un bastardo nudo sopra di lei che se la sta scopando con violenza. Una forza inaudita mai vista in vita mia nei confronti di una donna.
Urlo un: <Hey tu! Figlio di puttana! Toglile le mani di dosso! Adesso!> Ma quando si girano nella mia direzione i due mi guardano sbalorditi e dicendo all'unisono <Oh cazzo!>
Alche io mi fermo. 
Il bastardo scatta subito su dal suo corpo, si copre i genitali con le mani e mi dice: <Amico è stata lei a cercarmi! Mi aveva assicurato che non eri a casa fino allora di cena!>
<Che bastardo!> esclama incazzata.
<Tu stronzo sei capitato nella casa sbagliata e poi noi due non siamo amici quindi rivestiti e levati subito dai coglioni!> E così fa.
Si veste di corsa sotto il mio sguardo incazzato e scappa.
Sì, l'ho lasciato andare perché la colpa è di quella troia nuda legata sul mio letto (già è casa mia e lei abita con me).
<Quindi non erano per me.>
<Andrew…> singhiozza. <Mi dispiace.> piange.
<Sei proprio una puttana da quattro soldi!> sbraito. <Adesso ti slego ti vesti e te ne vai fuori dai coglioni. Tornerai a fare la vita di merda che facevi prima.>
E dopo averla slegata, muta e in lacrime, fa come le ho detto.

Esco dalla camera e vado in sala. Dall'anta del mobile prendo un bicchiere di cristallo e una bottiglia di scotch, mi siedo sulla poltrona e inizio a riempirmi il bicchiere fino a che non mi ritrovo con la bottiglia vuota in mano. 
Mi passo la mano destra sul viso disperato. 
Ripenso a quando ci siamo conosciuti. 

Lavorava in un club per soli uomini (ricchi), faceva i balletti privati nelle stanze apposite arredate con una poltroncina nera, c'erano delle casse laterali sugli angoli del soffitto, che ti facevano ascoltare della musica soft. Dietro la poltrona sempre sul soffitto  (tra le casse), c'erano situati tre faretti che emanavano una luce soffusa.

Ma lei… cazzo! 
Lei tutte le volte che si presentava nella stanza indossava una mascherina di pizzo nera e una vestaglia di seta dello stesso colore. Tutte le volte che le sue mani con le unghie dipinte di rosso fuoco la slacciavano e si apriva, sotto non c'era nulla che copriva il suo corpo da dea. 
Le autoreggenti di pizzo nere e le scarpe rosse lucide con il tacco alto era l'unica cosa che indossava. 
Il suo nome d'arte era "Provocatrice".
Infatti prima ti provocava poi si faceva fare tutto quello che desideravi. Ma proprio tutto...  
Ormai ero diventato il suo cliente personale. 
Diciamo che sperperavo il mio guadagno andando a puttane ma non da strada. 
Pulita, era un aggettivo che le affidavo. 
Era una tipa a cui piaceva farsi torturare tra le cosce, ma per me quella parte del corpo doveva essere adorata e non torturata. 
Da quel giorno, dalla prima volta in cui ho messo la testa tra le sue cosce, non abbiamo capito più nulla, tant'è vero che l'ho portata via da quel posto di merda e l'ho fatta venire a stare da me. 
Se me la dovevo fottere preferivo usare casa mia. 
È per questo che avevo trovato la donna della mia vita o così ne ero convinto.
Probabilmente le mancava il suo essere vacca e si era stufata di me come uomo, ma non della vita agiata che le facevo fare.

Prendo il cellulare dalla giacca che ancora indosso e compongo un numero. 
Devo parlare con questa persona e subito...

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