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🔥🔥🔥🔥🔥🔥🔥🔥🔞🔞🔞🔞
Come mi è mancato questo modo di scrivere!
Sesso e volgarità sono le cose e che mi piacciono di più.
Claro?
Godetevi questo capitolo.
Credo che ce ne saranno altri!
See ya.
La Monica.

Il campanello suona.
Eccola! È arrivata finalmente!
Mi stavo rompendo i coglioni ad aspettarla.
Apro infuriato la porta, ma lei mi sorride con cordialità e tutto passa.
Perché non lo so, ma non ha importanza di quello che penso io ma ciò a cui sta pensando lei.
Prima di farla entrare in casa la fisso.
Fisso il suo viso con intensità cercando di ricordare, invece non esce nulla.
Nessun ricordo mi affiora alla mente.
Nebbia, solo quello.
Apro definitivamente la porta e faccio qualche passo indietro. <Accomodati.> uso un tono piatto di cui non so se andarne fiero o no.
Senza distogliere gli occhi dai miei mi risponde con un flebile: <Grazie.>
Le dico di accomodarsi e se vuole qualcosa da bere e lei mi risponde di no.
(Ma realmente io ci ho dato dentro con questa... Elisa? Mah...)
Mi siedo sulla poltrona difronte a lei in una posizione poco consona e la osservo.
Anche la posizione in cui è seduta.
Da come tiene la posizione del corpo mi sembra molto distaccata.
Sta sulle sue.
Le braccia sulle gambe e le mani con i palmi all'insù.
Non è vestita come una gran figa da scopare a prima vista. Tutt'altro.
Ha l'aria di una nerd; con quegli occhiali dalla montatura più grande della sua faccia.
(Ho l'impressione di essere stato drogato.)
Mi sgranchisco la voce. Si è creato imbarazzo. Troppo per i miei gusti. Ha impregnato l'aria. <Dunque. Elisa... Non voglio girarci intorno. Dimmi subito cosa cazzo è successo ieri sera!>
Ok. Forse sono stato un po' brusco, ma non importa.
Deglutisce. Si bagna il labbro superiore con la punta della lingua. Non è un gesto fatto apposta con sensualità. Era spontaneo. Senza malizia.
<Ecco... Vedi... Ieri sera...> Inizia a parlare. <Sei venuto ad una festa contro la tua volontà in quanto eri uscito dal lavoro tardi ed eri stanco.
La voglia che avevi di uscire era pari a zero.
Il tuo amico ti ha convinto, non so come, a farlo e ci è riuscito.> fa un respiro profondo dopodiché continua a parlare. <Hai chiesto una birra e ti è stata data una bottiglia. Ti ho puntato da quando hai varcato la soglia. Mi incuriosivi molto, perché in quel puttanaio di corpi sudati, mi sembravi un pesce fuor d'acqua.> un'altra pausa. Un altro respiro, ma questa volta più profondo, come se dovesse farsi coraggio, perché non sa come dirmelo. <Il tuo amico mi si è avvicinato e mi ha detto che avevi bisogno di "svagarti"... e così è stato. Mi sono avvicinata a te o tu a me, non ricordo molto perché abbiamo bevuto parecchio e fumato erba.
Comunque, sta di fatto che mi hai preso per il polso destro e mi hai trascinata in una camera da letto senza sapere nemmeno di chi fosse.> le guance stanno prendendo colore. Si esaurisce la voce. È in imbarazzo sente che la sto fissando. <Il destino ha voluto che nel primo cassetto ci fosse un confezione nuova di... di preservativi.>
<Ma come cazzo ho fatto a dimenticarmi tutto quello che è successo dopo!> le dico con arroganza, mi alzo e inizio a fare avanti e indietro, mettendomi le mani nei capelli alternando il movimento passando sul viso.
<Senti, io...>
Non finisce la frase perché qualcosa scatta in me. Forse un ricordo.
A passo lungo le vado incontro la imprigiono con le mani appoggiate allo schienale. Elisa sussulta, sembra spaventata, mentre io no.
(Vorrei sapere cosa cazzo mi prende non è da me comportarmi così.)
Avvicino il viso sempre di più al suo.
<Andrew. Cosa... casa stai facen...>
L'azzittisco con la mano sulla bocca. I suoi occhi si spalancano per la paura, mentre io mi fiondo sul suo collo baciandola.
La ragazza si dimena. Non vuole, ma io non la vedo così.
Con la mano libera le tolgo gli occhiali e li appoggio sul pavimento.
Il suo viso cambia.
(È una gran bella figa!).
Tolgo la mano dalla sua bocca e la bacio con trasporto. Si dimena. Non vuole.
Ha paura, lo leggo nei suoi occhi, ma allora perché ci abbiamo dato dentro?
Sinceramente non me ne fotte un cazzo di quello a cui sta pensando. Mi frega solo quello che voglio io e non voglio pensare alle conseguenze.
La sdraio sul divano e mi fiondo di nuovo sulla bocca.
Le mani viaggiano sul suo corpo ancora vestito.
Senza curarmi di quello che accadrà di lì a poco, mi preparo per farmi una scopata.
Mi stacco da quelle labbra morbide per spogliarla.
(Cazzo! Neanche la biancheria è sexy. Indossa un completino di cotone bianco spaiato.)
La bacio seguendo il corpo tralasciando il seno. A quello ci penserò più in là.
Arrivo lentamente sulla parte bassa. Con i denti e con l'aiuto delle mani le abbasso le mutandine.
Con aggressività le spalanca le gambe mettendoci in mezzo la testa.
Inizio a baciarla, a scoparla con la lingua.
Ad un certo punto il suo bacino si alza come se volesse di più, così ne approfitto per mettere le mani sotto il culo, poi la testa si abbassa leggermente. Elisa, stringe tra le mani i capelli facendo pressione.
La sento ansimare.
Le piace.
(Sei una troietta vero?)
<Oh mio Dio!>
Adesso sì che le accarezzo il corpo con le mani e risalendo con la bocca.
Non ho finito, anzi ho appena iniziato.
Le abbasso il reggiseno.
(Gran belle tette. Né troppo grandi e né troppo piccole.)
Bacio un seno alla volta, poi prendo in bocca un capezzolo e lo torturo con i denti, senza farle male.
Muove il bacino, si struscia su di me.
<Lo vuoi dentro di te, è così?> tra un sospiro e un altro mi dice mi dice di sì.
Ancora impegnato sul suo seno le faccio portare le mani nei bassi fondi per farle capire che deve farlo lei e infatti non perde tempo.
<Cazzo!>
Si struscia su di me. La sento bagnata.
Lo infila dentro di sé. Ci muoviamo a un ritmo alternato.
Lento e veloce.
Dentro e fuori.
Cazzo se è intenso.
Le sue mani sono appoggiate sul mio culo e danno il ritmo definitivo.
Mi abbraccia con le braccia e le gambe.
Le mani vengono sostituite dai talloni.
Merda sto per venire e non ho il palloncino in lattice a portata di mano.
<Cazzo! Cazzo! Cazzo! Sto per venire Andrew! Non ti fermare ti prego! Non ti fermare!>
Sento il suo liquido e sentirla urlare è eccitantante, ma devo tapparle la bocca. Non sia mai che i vicini si mettono a chiamare gli sbirri per disturbo della quiete pubblica. <Elisa!> esco dal suo corpo e continuo il lavoro facendo da solo sporcandole l'addome.
<Puta.> le sussurro a fior di labbra mentre la guardo intensamente negli occhi.
Mette le mani dietro la testa e sorride tenendo tra i denti il labbro inferiore.
<Vuoi farti un altro giro?>
<No!> le dico in tono burbero.
Mi tolgo dal divano, vado a prendere dei tovaglioli dalla cucina e glieli lancio addosso.
<Pulisciti e levati dai coglioni! Vado a lavarmi. Quando torno non ti voglio trovare in casa mia! Intesi?>
La sua espressione è di pura delusione. Forse si aspettava di più.
La lascio impegnata a pulirsi, mentre io vado a lavarmi.
Finita la doccia torno in sala e come previsto non trovo nessuno.
<Brava!>
Dopo aver constatato che la presenza di Elisa in casa mia non c'è più, chiudo tutto: porta e finestre, dopodiché vado a dormire con un sorriso diabolico sulle labbra.

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