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"<Sappi che ho "persone" ovunque...>"

Dopo che sono uscito dall'ufficio di Tony è passata una settimana e nessun segno di vita da parte sua, da Madame o da chicchessia. Non ho nemmeno avuto più notizie di Mark dall'ultima volta che ci siamo sentiti, credo che sia entrato in modalità "permaloso". 
Mi sento ansioso, paranoico, continuo a guardarmi intorno, al lavoro sono distratto (cosa che non è da me, perché sono molto preciso, non per niente mi hanno dato la promozione).

"<Sappi che ho "persone" ovunque...>"

Ancora questa frase che non mi lascia in pace.
Sono fissato sul fatto che sia una minaccia e che potrei schiattare da un momento all'altro.
Cazzo! Mi sto facendo un sacco di paranoie.
Quando sono a casa controllo più di una volta che le serrature siano chiuse tutte per bene. 
Addirittura al lavoro mi sono spaventato per un nonnulla.
La porta si apre.
<Andrew c'è post...>
<Cazzo Jimmy!!!> Mi metto la mano sul cuore. <Mi hai spaventato a morte!>
<Me ne sono accorto. Comunque stavo dicendo che c'è posta.>
<Cos'è?>
<E che ne so io! È una busta. Non so cosa possa contenere.> 
<Ma non c'è il destinatario.>
<Infatti, stavo anche per dirti che mi è stata consegnata da un ragazzino.>
<Cosa??? Un ragazzino?> Santo cielo allora avevo ragione a farmi tutte queste seghe mentali. 
Ad essere paranoico fino al midollo. <Che aspetto aveva?>
<Andrew, non sono stato lì a controllare com'era fatto. Indossava un cappellino con la visiera dei Red Sox. Questa è l'unica cosa che mi ricordo. Mi dispiace.>
<Va bene. Non ti preoccupare e scusami tanto per la reazione che ho avuto, ma ero sovrappensiero.> 
<Me ne sono accorto.> Mi sorride. <Non preoccuparti può succedere a tutti.>

Non credo proprio...

<Adesso devo andare. Ho altra posta da consegnare.>
<Grazie ancora.>
Jimmy Prima di andarsene mi lascia la busta sul tavolo e se ne va, però prima di aprirla la scruto attentamente. 

Un ragazzino...

"<Sappi che ho "persone" ovunque...>"

Cazzo! Mi si sta fottendo il cervello. Se continuo così non arriverò alla pausa pranzo.
Prendo dal cassetto il coltello apposta per aprirla e vedere cosa c'è dentro.
La mano trema e con ansia riesco ad aprirla.
Dentro ci sono delle foto.
Foto che mi ritraggono in ogni momento della giornata e anche quando arriva sera mentre controllo fuori dalla finestra prima di chiudere tutto.
Sono sotto shock.

Bip. 

Scatto dallo spavento. 
Cazzo!
Mi è arrivato un messaggio sul cellulare. Il numero di telefono è anonimo. <Allora Andrew. Hai aperto la busta? Ti avevo detto che ho "persone" ovunque e questa ne è la prova.>
Cazzo sì che l'ho aperta! 
Me ne sono accorto.
Continuo a scorrere il messaggio.
<Ti voglio ora al LAST RESORT. All'interno c'è una palestra. Seguirai le indicazioni che ti verranno fornite dalla signora che sta alla reception. Non preoccuparti per il cambio, perché avrai a tua disposizione tutto là.>

E il messaggio finisce qui.

Esco di corsa dall'ufficio senza curarmi di chiudere la porta a chiave come sono solito fare. 
Arrivo agli ascensori e schiaccio più volte tutti i pulsanti freneticamente, ma sono troppo lenti, così decido di prendere le scale. Di tanto in tanto salto lo scorrimano per far prima.
Arrivo al parcheggio salgo sulla mia audi, dopo essere riuscito a infilare la chiave nel quadro metto la retro e con il piede sull'acceleratore parto. Esco dal parcheggio sotterraneo, alla prima curva faccio una derapata facendo stridere le ruote sull'asfalto lasciando il segno su di esso. Aumento la velocità, le strade sono vuote. 
Mentre schiaccio il piede sull' acceleratore a tavoletta per superare il semaforo che è ancora verde, un SUV senza targa, con i vetri oscurati, mi viene addosso di proposito. 
L'Audi viene spinta fino a che non vado a sbattere contro qualcosa. Nella fretta che avevo di arrivare al LAST RESORT, non mi sono messo la cintura di sicurezza, quindi rimbalzo fuori dal vetro e finisco sull'asfalto a faccia in su. Il sangue sul viso cola ovunque. Ho pezzi di vetro conficcati in più parti del corpo. 
Ho dolori atroci da tutte le parti. 
Sono paralizzato. Sono spaventato a morte.
Due giganti si avvicinano armati di pistola. La giornata è bella, ma il sole viene oscurato da questi due.
Uno mi tiene fermo con il piede che spinge con forza sulla gola, soffoco, mi manca il respiro. Stringo i denti. Dovrei urlare dal dolore ma non lo faccio, invece l'altro si è accovacciato alla mia sinistra e mi sussurra: <Ti saluta Tony.>

Non capisco. 
Voleva che andassi da lui e adesso questo.

"<Sappi che ho "persone" ovunque...>"

Cazzo!

<Addio stronzo.> 
La canna della pistola è posata sul mio petto all'altezza del cuore, scende fino a che non raggiunge il fianco.
Si tira su, quello che aveva il piede su di me lo leva per darmi un calcio sul fianco facendomi girare. Mette il piede sull'osso sacro e pressa con tutta la forza che ha.
<Non dobbiamo farlo fuori.> dice pressando sempre di più, sempre più forte.
<Lo so.>
Bang. 

Adios Andrew… 



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