Capitolo 2

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Prima di portarlo nella sala operatoria, che ora è pronta, decido di andare da Indio per tranquillizzarlo e magari convincerlo anche ad andare a dormire un po': è quasi l'una di notte e dati gli eventi sicuramente sarà molto stanco, è sempre difficile convincere i famigliari a lasciare qui i propri cari e tornare a casa per riposarsi un po', bisogna stabilire un rapporto di fiducia e non sempre è così facile come si pensa.
Mi avvicino a lui e mi siedo nel divanetto alla sua destra, lo vedo intento a rigirarsi il cellulare tra le mani, ma senza utilizzarlo, allora aspetto qualche secondo, almeno fin quando non si accorge di me, poi gli metto una mano sulla spalla ed inizio a parlare
«Ciao, come ti senti?» si volta verso di me e punta i suoi occhi nei miei, ma non parla, però capisco che non sta bene: è stanco e molto preoccupato, quindi riprovo «Hey, stiamo per entrare in sala operatoria l'intervento durerà almeno 4 ore e tuo padre dormirà fino a domattina, che ne dici di andare a riposarti un po' anche tu? Se vuoi ti chiamo un taxi per accompagnarti» mi guarda stranito e per la prima volta si decide a proferire parola «No, devo stare qui con lui» lo capivo, ma la sua presenza non avrebbe cambiato nulla e lui aveva bisogno di riposarsi, allora mi avvicinai maggiormente e presi le sue mani nelle mie puntando i miei occhi nei suoi «Indio, fidati di me, ho fatto questa operazione molte volte e puoi stare tranquillo, domattina appena tuo padre si sveglierà sarò io stessa a chiamarti, ma ora va a riposarti altrimenti domani sarai uno zombie...se ti fa sentire più tranquillo possiamo scambiarci i numeri così appena termino ti invio un messaggio e per qualsiasi cosa mi potrai scrivere o chiamare ok? Va bene? Ti faccio chiamare un taxi» per interminabili secondi sul suo volto si pone un'espressione indecifrabile, poi accenna un sorriso e mi porge il suo telefono così da poter aggiungere il mio numero alla sua rubrica e una volta fatto gli porgo il mio e poi gli chiamo un taxi augurandogli la buonanotte.
Ora dopo aver risolto questa situazione arriva quella più complessa: entrare in sala operatoria e operare Robert.
Quello che ho detto poco fa ad Indio è vero, ho eseguito questo intervento decine e decine di volte, ma ora sono agitatissima, forse pensare che quello che sto operando è il mio idolo non è per nulla di aiuto, la mia filosofia è, come giusto che sia, che i pazienti sono tutti uguali e per questo vanno trattati allo stesso modo, ed è vero, è proprio così, ma in questo momento sta entrando in gioco una carta che non avevo mai considerato nel mazzo: l'emotività, mi sentivo preoccupata ed anche in soggezione, lui era il grandissimo Robert Downey Jr potrebbe farsi operare dal più grande e famoso chirurgo in Italia senza problemi e invece aveva scelto me, una ragazza con la sua esperienza è vero, ma comunque molto giovane: una persona del suo calibro stava affidano la sua vita, il suo cuore in mano a me.
Mentre la mia mente continua a farsi questi viaggi siamo ormai in sala e devo iniziare, ma prima di tutto devo calmarmi, l'ansia mi porta a fare cazzate e non posso permettermene quando da queste dipende la vita di una persona, da quando faccio questo lavoro non ho mai perso un paziente e questo non mi sembra proprio il momento adatto per iniziare quindi concentrazione ed iniziamo.

Sono passate circa 4 ore da quando siamo entrati ed abbiamo appena terminato: è andato tutto liscio ora stanno riportando un Robert ancora addormento in camera ed io sto facendo il mio ingresso nella sala in cui si trova la macchina del caffè per prenderne uno.
Mentre bevo il caffè mi ricordo delle parole dette ad Indio quindi decido di mandargli un messaggio «Spero tu stia dormendo, abbiamo appena terminato ed è andato tutto alla perfezione appena si sarà svegliato ti chiamo» come immaginavo la sua risposta non tarda ad arrivare «Grazie dottoressa ora posso dormire più sereno a domani» immaginavo non stesse dormendo.
Finito il caffè non sapevo bene cosa fare, potevo andare a casa a dormire, ma avevo promesso al ragazzo di chiamarlo io stessa una volta che il padre si sarebbe svegliato e visto che Robert non sarebbe potuto uscire dalla clinica prima di una settimana non potevo distruggere il rapporto di fiducia che stavo instaurando con suo figlio, così decido di fare l'unica cosa sensata che mi viene in mente: rimanere in clinica fino a quando non si sveglierà e poi tornare a casa.
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Spazio autrice:
Perdonate l'assenza, ma ho avuto molto da fare con la scuola.
Per farmi perdonare oggi aggiornerò due volte e nei prossimi giorni cercherò di caricare qualche altro capitolo.

Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate.

Kiss, kiss :)

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