Capitolo 6

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Mi svegliai con un senso di agitazione ed angoscia non indifferenti. Un alone di sudore ricopriva la mia fronte, segno che non avevo fatto altro che dimenarmi nel letto per tutta la notte in preda agli incubi. Non era di certo la prima volta, ormai.
Dopo qualche minuto, mi decisi finalmente ad aprire gli occhi e la prima cosa che notai furono gli occhi di Xavier addosso. Assolutamente imbarazzante.
Era leggermente accigliato, non capivo perché, così gli lanciai un occhiata confusa.
- Tutto ok? -, mi chiese.
- Si, perchè? - risposi con la voce impastata dal sonno.
- Non hai fatto altro che agitarti tutta la notte ed assumere espressioni di puro terrore, pensavo stessi male. -
- È tutto nella norma, mi capita spesso di fare incubi. - dissi inespressiva, mi sentivo maledettamente a disagio, non volevo si accorgesse di questo mio piccolo problemino, ne volevo farmi vedere così fragile, però stranamente, non me lo fece pesare, sembrava solo sinceramente preoccupato.
- So cosa intendi, a volte capita anche a me. - si limitò semplicemente a dire.
Si concluse così il nostro breve dialogo mattutino. Non sono una grande oratrice, soprattutto di mattina, amo la quiete ed il silenzio.
Mi stiracchiai e sbadigliai, facendo sollevare leggermente il mio pigiama, mostrando qualche lembo di pelle. I suoi occhi puntarono famelici il mio corpo, in maniera così sfrontata e prepotente da farmi quasi sentire in soggezione.
- Che c'è Schiller, non hai mai visto una pancia? Smettila di fissarmi con quello sguardo inquietante. - gli dissi.
- Passerei volentieri ad altro in realtà. - provó ad ammiccare.
- E con questa siamo alla quarta erezione, per caso stai cercando di battere qualche record? - risi.
- Dipende da te, vediamo quanto sei brava. - disse facendomi un occhiolino.
- Non che mi interessi particolarmente, ho altri obiettivi nella vita ed incredibile ma vero, nessuno di questi riguarda te o il tuo pene. - sollevai le spalle con un sorrisino di sfida sul volto.
- Staremo a vedere. - disse, poi si alzò, prese i suoi vestiti ed si diresse verso il bagno, per lavarsi e cambiarsi.
Quando finì, fu il mio turno, presi le mie cose e andai a darmi una rinfrescata, ne avevo proprio bisogno vista la notte appena trascorsa. Mi lavai il viso con l'acqua fredda, con l'intento di svegliarmi, e stranamente sembrò funzionare, poi mi lavai i denti ed infine presi i vestiti per cambiarmi, ma mi accorsi di aver sbagliato tuta, non avevo preso quella giusta, bensì quella che mi aveva regalato mia madre qualche tempo fa.
Tornai in stanza in mutande e reggiseno, convinta che Xavier fosse uscito, dato che avevo sentito la porta sbattere, ma capì di essermi sbagliata non appena un suo commento arrivò dritto alle mie orecchie.
- Però così mi rendi le cose molto difficili eh. -
Dire che mi stava letteralmente spogliando con gli occhi non sarebbe bastato a descrivere lo sguardo che aveva, il modo in cui mi guardava.
- Pensavo fossi uscito, avevo sentito la porta sbattere. - dissi semplicemente, andando a cercare la divisa.
- Menomale che sono rimasto qui, c'è proprio una bella vista. - sorrise sornione.
- Certo che sei proprio un imbecille. - alzai gli occhi al cielo e mi vestí sotto il suo sguardo insistente.
Presi il cellulare, mi misi il deodorante ed un po' di profumo, e dopo aver sistemato le ultime cose mi diressi verso la porta.
- Non scendi a fare colazione? - gli chiesi.
- Stavo aspettando che finissi di prepararti, non mi sarei perso lo spettacolo per niente al mondo. - ribattè lui.
- Coglione. - sbottai, prima di aprire la porta ed uscire dalla nostra stanza.
Un sorriso si dipinse però sulle mie labbra, in realtà tutto ciò non mi dispiaceva affatto. Nonostante delle volte fosse davvero sfrontato ed irritante, mi divertiva parecchio la situazione.
- Buongiorno principessa, dormito bene? - urló ad un tono decisamente troppo alto Aiden.
- Dove trovi tutta questa energia a quest'ora del mattino? Buongiorno anche a te. - replicai.
Mi si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia, e lo stesso fece Shawn, che uscì poco dopo dalla loro stanza.
- Se avete finito con questi inutili convenevoli, io dovrei passare. - disse scontroso Xavier.
- Oh prego sua maestà, non vogliamo mica impedirle il passaggio, vada pure. - dissi io acida.
Passò, rivolgendomi uno sguardo di fuoco che ricambiai, dopodiché si diresse a passo svelto verso la mensa.
- Ma che ha? - chiese Shawn.
- Credo sia nato così, in realtà. - dissi io piatta.
- Delicatissima eh. - rise Aiden, seguito dal fratello.
Poi ci incamminammo anche noi verso la mensa.
Non vedevo l'ora di fare colazione, stavo letteralmente morendo di fame. Abbondai con le porzioni, e mi sedetti tra Aiden e Shawn, che non smisero un attimo di conversare con me e farmi domande, alle quali risposi con piacere. Scambiai qualche chiacchiera anche con gli altri, prima di finire la colazione e tornare in camera.
Avevo intenzione di andare a fare una passeggiata, per riscaldare un po' i muscoli e attendere l'arrivo del pomeriggio. Camminare ed ascoltare musica erano due cose che riuscivano a calmarmi e permettermi di tenere sotto controllo l'ansia che mi stava divorando da ieri sera. Così, dopo aver preso le cuffie, uscì dalla stanza, spedita verso l'uscita della struttura.
- Dove vai Chloe? - mi chiese allegro Mark.
- A fare due passi, torno tra un po'. - ricambiai il sorriso.
Mi girai e proseguí indisturbata fino all'uscita, incamminandomi verso il bosco. Mentre camminavo immersa nei miei pensieri, lo vidi seduto su una panchina, le mani in tasca e lo sguardo perso nel vuoto, mentre fingeva di osservare il cielo limpido che ci sovrastava. Quando gli passai accanto posò i suoi occhi rosei su di me, ci scambiammo un veloce sguardo, io andai dritta per la mia strada e lui tornò a fissare il vuoto assopito da chissà quali pensieri. Ero proprio curiosa di sapere cosa gli affollasse la mente e cosa si nascondesse sotto quell'ammasso di prepotenza ed arroganza.
Anche se non ne capivo bene il motivo, mi sentivo inspiegabilmente attratta ed affascinata da lui.
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Tornai alla struttura verso l'ora di pranzo, salì in camera, mi diedi una veloce rinfrescata e poi scesi in mensa per pranzare insieme agli altri.
A differenza della colazione, decisi di non esagerare per non appesantirmi, anche perché l'ansia mi aveva tolto quasi del tutto l'appetito. Mi sedetti in disparte, non avendo intenzione di intavolare una conversazione con qualcuno, ero intrattabile quando ero in quello stato, troppo nervosa, ansiosa ed angosciata per poter dire qualcosa di sensato.
Finí in fretta il pranzo e mi diressi a passo svelto nella mia stanza, chiudendomi la porta alle spalle in preda al terrore. Dovevo necessariamente calmarmi, altrimenti i miei muscoli avrebbero ceduto a breve, e per una volta, non a causa dell'eccessivo sforzo.
Iniziai a camminare avanti e indietro, cercando di bloccare il flusso di pensieri negativi che mi stava occupando la mente. Provai ad inspirare ed espirare, ma non riuscì in alcun modo a calmarmi.
Non mi accorsi nemmeno che Xavier era rientrato in camera, così continuai imperterrita a fare ciò che stavo facendo da ormai 10/15 minuti, ma senza ottenere alcun risultato.
Improvvisamente sentì un forte dolore alla gamba destra, non prometteva niente di buono. La seconda fitta fu così intensa che mi fece piegare su me stessa e cacciare un urlo relativamente acuto, fortuna che erano ancora tutti sotto e non poterono sentirmi, tutti eccetto lui.
Corse verso di me, mi prese in braccio e mi adagiò sul mio letto.
- Ed ora che ti prende? - disse.
- Vorrei saperlo anche io, non posso essermi stirata un muscolo girando tondo su me stessa. - risposi seccata e dolorante.
- Togliti questi affari e lascia fare a me. - disse, guardandomi intensamente negli occhi.
Esitai, ma poi feci come mi disse, la sicurezza nel suo tono mi convinse, lasciandomi esterrefatta. Così, mi aiutò a levare i fuseau che avevo addosso, e per la seconda volta in poche ore, restai di nuovo in intimo davanti a lui, perfetto.
Mi lasciò stesa sul letto, mentre armeggiando nella sua valigia prese un asciugamano e si diresse in bagno in un rigoroso silenzio. Sentí l'acqua scorrere e dopo neanche due minuti era di nuovo accanto a me, seduto sul mio letto. Mi appoggiò l'asciugamano sulla gamba, più precisamente sul polpaccio, ed il solo contatto con quell'acqua bollente mi fece stare subito meglio ed il dolore fortunatamente diminuì.
- Avrei preferito spogliarti in un altro contesto, ma anche così non dispiace. - disse guardandomi intensamente negli occhi.
- Certo che non riesci a stare proprio zitto, eh. - dissi seccata.
- Mi diverte infastidirti. -, fece spallucce.
- No, ma davvero? Giuro che non l'avevo proprio capito. - dissi in finto tono meravigliato.
- Va meglio? - mi chiese, tornando improvvisamente serio.
- Si, grazie. - arrossì, non so nemmeno io il perché.
- Non c'è bisogno di arrossire, ti sto solo toccando una gamba, per ora. -
- Ed è l'unica cosa che toccherai Schiller, via dal mio letto. - gli puntai un dito contro ridendo.
- Non mi sembra ti stia dispiacendo. - replicò.
- Solo perché stai alleviando il mio dolore, non farti strane idee. -, dissi tutto d'un fiato.
- Non c'è bisogno di agitarsi, stai tranquilla. -
- Sei davvero odioso ed insopportabile. - dissi dandogli un pugno sulla spalla.
- Beh, prego, non c'è di che. - disse accennando un sorriso, poi si abbassò verso di me, mi diede un bacio sulla guancia, prese alcune cose dalla sua valigia e si avvicinò alla porta.
- Ce la fai a scendere sola o vuoi una mano? - mi chiese, sorprendendomi per la seconda volta.
- Si, grazie. Ci vediamo sotto. - gli dissi sicura di me.
Così si chiuse la porta alle spalle.
Ero senza parole, non solo mi aveva appena dato un bacio sulla guancia, mi aveva anche chiesto se avessi bisogno di aiuto. L'avevo forse immaginato? Istintivamente toccai il punto in cui mi lasció quel bacio e mi venne da ridere, certo che era proprio un tipo strano. Era però riuscito sia a calmare la mia ansia ingestibile che a frenare il mio dolore lancinante, proprio bravo Xavier Schiller, niente male.
- Ragazzi, 15 minuti ed iniziamo. - la voce del mister arrivó forte e chiara alle mie orecchie.
Mi rimisi lentamente in piedi, notando con piacere che la mia gamba aveva ripreso a funzionare normalmente, così, mi cambiai, mettendo la divisa della squadra, e dopo aver preso una bottiglia d'acqua ed un asciugamano, aprí la porta della mia stanza, pronta ad affrontare l'ansia che da tutto il giorno mi stava consumando e a cercare una soluzione al mio problema.
Era finalmente arrivata l'ora della verità.
Ci siamo Chloe, che il gioco abbia inizio.

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